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Emilia Romagna, Bonaccini e Sala aprono la campagna

Il presidente dell’Emilia Romagna e candidato governatore del Pd presenta programma e lista. “Se vinciamo, da qui parte la riscossa per l’Italia”. E Sala: “Il regionalismo a venti è finito, prendiamone atto”

Emilia Romagna, Bonaccini e Sala aprono la campagna

“L’Emilia-Romagna rappresenta qualcosa di importante anche per il resto del Paese, in gioco c’è il futuro di questa regione, la sua identità e i suoi valori. Prima ancora del programma c’è un’idea di società diversa da quella dei nostri avversari, un’idea diversa dell’identità dell’Emilia-Romagna. Noi abbiamo un progetto per il futuro di questa regione”. Così Stefano Bonaccini, all’autodromo di Imola, ha presentato, insieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala, il proprio programma elettorale e le liste che lo sostengono in vista delle elezioni del 26 gennaio per il rinnovo dell’assemblea regionale e della giunta.

“Se vinciamo qui in Emilia-Romagna, da qui parte un riscossa per l’Italia”, ha detto il presidente in carica e candidato del Pd.

“Il nostro primo atto – ha proseguito – sarà firmare un nuovo patto per il lavoro, per passare dalla piena alla buona occupazione e dalla crescita allo sviluppo sostenibile. Cinque anni fa la disoccupazione era al 9%, oggi è al 5%. Ancora non basta, ma aver recuperato 100mila posti di lavoro credo che ci faccia dire che si sta meglio di cinque anni fa”.

Le sardine hanno cambiato la campagna elettorale di Salvini, perché adesso nelle piazze non ci va più. Adesso dovrebbe dire qualcosa anche dell’Emilia-Romagna”, ha poi osservato Bonaccini.

Serve una stagione di riforme più profonde“. E’ invece l’appello al governo lanciato da Sala. “Dalla Finanziaria – ha detto – non ci si poteva aspettare di più, se non puoi toccare il reddito cittadinanza, gli 80 euro, quota 100, che io considero il più grande errore. Ancora non è il momento del cambiamento, ad oggi di più non si può fare e dobbiamo mantenere i presìdi. Ma serve una stagione di riforme più profonde: ad esempio, ha fatto bene Bonaccini a restare nel percorso dell’autonomia, ma il regionalismo a venti è fallito, prendiamone atto”.

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