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Elezioni, scattato il conto alla rovescia verso il 4 marzo

Nonostante gli appelli sullo ius soli, non ci sono più spazi politici per l’approvazione della riforma della cittadinanza. E il presidente della Repubblica è ormai orientato a sciogliere le Camere. Sarà il consiglio dei ministri domani o subito dopo a fissare la data delle elezioni. Il premier Paolo Gentiloni si prepara alla conferenza stampa di fine mandato. Il governo resterà in carica

Elezioni, scattato il conto alla rovescia verso il 4 marzo

E’ scattato il conto alla rovescia verso le elezioni: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è pronto a firmare lo scioglimento delle Camere e lo farà probabilmente domani, 28 dicembre, giorno atteso anche per l’ultima riunione di governo che deciderà anche la data delle elezioni. Con ogni probabilità sarà il 4 marzo che è il giorno sul quale è stato trovata un’intesa politica.

E’ questo il percorso su cui si stanno orientando il Quirinale e palazzo Chigi dopo che, sullo ius soli, il parlamento ha deciso di non decidere, facendo mancare il numero legale in Senato pochi giorni fa. E’ opinioni del presidente del Consiglio e del Colle che non vi siano più i margini per tentare un recupero, nonostante gli appelli e l’ultimo – corredato da numerose firme – inviato dal “Movimento italiani senza cittadinanza” a Sergio Mattarella, cioè dai ragazzi nati e vissuti in Italia da genitori stranieri e sprovvisti di cittadinanza che attendevano da tempo la legge e non vedranno realizzarsi il loro sogno.  I ragazzi del “Movimento italiani senza cittadinanza” con una accorata lettera chiedono al Capo dello Stato di “non lasciarli soli” nella loro battaglia per far approvare ora la legge sulla cittadinanza. E da sinistra si moltiplicano gli appelli per l’approvazione.

Tuttavia, nonostante, appelli e proteste,cresce l’attesa per lo scioglimento delle Camere. La riunione del Consiglio dei ministri n. 65 è  prevista per domani, mercoledì, anche se la data e l’orario non sono stati ancora pubblicati e potrebbe perciò slittare a venerdì. In mattinata alle 11 si svolgerà invece la tradizionale conferenza stampa di fine anno del premier. Questa volta Paolo Gentiloni non si limiterà a tracciare un bilancio dell’anno ma, più complessivamente, del suo mandato e della legislatura che va a chiudersi. Non si dimetterà, come concordato con il presidente Mattarella per conservare all’Italia un governo nel pieno delle sue funzioni, tanto più utile che l’esito delle urne non è scontato e potrebbe non determinare una maggioranza chiara e stabile rendendo così più lunga la definizione del nuovo governo. Gentiloni e i “suoi” ministri resteranno in sella anche per trattare alla pari a Bruxelles i dossier rilevanti ancora aperti: il via libera di Bruxelles alla manovra finanziaria, ancora sub judice; la riforma dell’Eurozona che Francia e Germania presenteranno al Consiglio europeo del 22 e 23 gennaio. In ballo ci sarà anche il rinnovo delle missioni internazionali (anche in Niger per contrastare le partenze dei migranti). Proprio l’invio di una nuova missione in Niger rischia di fare slittare il Consiglio dei ministri. Ad annunciare l’intenzione della nuova missione è stato lo stesso premier Paolo Gentiloni. Presto, ha detto, il governo chiederà al Parlamento di autorizzare la missione in Niger, che “avrà il compito di consolidare quel Paese, contrastare il traffico degli esseri umani e contrastare il terrorismo”.

Il progetto si trova in una fase avanzata. Il capo di stato maggiore della Difesa, il generale Claudio Graziano, ha spiegato che una ricognizione è già in corso a Niamey, capitale del Niger, per studiare i dettagli. A essere mandati in Niger , ha detto il generale, saranno “alcune centinaia di uomini”, non appena ci sarà il voto in Parlamento. “Non sarà – ha assicurato Graziano – una missione ‘combat’: il nostro contingente avrà il compito di addestrare le forze nigeriane e renderle in grado di contrastare efficacemente il traffico di migranti ed il terrorismo”. Ma da sinistra fioccano le critiche.

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