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ELEZIONI REGIONALI – Chi vince e chi perde: la vera novità è M5S secondo partito

REGIONALI – Il Governo è stabile ma nulla sarà come prima e al ballottaggio delle prossime politiche si profila lo scontro tra Pd e Grillo, che scavalca Lega e Forza Italia – Se non cambia il Pd, la politica delle riforme di Renzi avrà vita dura – Il centrodestra intasca l’avanzata della Lega e il successo di Fi in Liguria ma quale sarà la sua linea?

ELEZIONI REGIONALI – Chi vince e chi perde: la vera novità è M5S secondo partito

Si fa presto a cantar vittoria. A sentire l’isterico capogruppo dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, Matteo Renzi dovrebbe fare le valigie e il futuro riserverebbe solo magnifiche sorti al centrodestra. I risultati delle Regionali raccontano una realtà molto diversa:
1)    Le fratricide divisioni a sinistra, la sconcertante imboscata della Bindi e il prezzo pagato sull’altare delle riforme (banche popolari e scuola prima di tutto) arrestano la spinta elettorale di Matteo Renzi ma il Pd porta a casa 5 Regioni su 7, perde la Liguria, fatica in Umbria, straperde nel Veneto ma conquista la Campania sia pure in mezzo a mille ostacoli: la stabilità del Governo non è in gioco.
2)    Forza Italia conquista a sorpresa la Liguria ma crolla in tutte le altre regioni e si colloca addirittura al quarto posto su scala nazionale facendosi scavalcare dalla Lega e da Grillo e dando corpo al peggiore degli incubi di Silvio Berlusconi.
3)    Se i risultati regionali saranno confermati nelle prossime elezioni politiche, al ballottaggio, in virtù dell’Italicum, ci andranno il Pd,  che si conferma il primo partito a livello nazionale con il 23,7%, e – questa è la novità di maggior rilievo con cui fare i conti -, non il centrodestra ma il Movimento 5 Stelle di Grillo.

Ciò detto, e posto che un conto sono i sogni e la percezione del voto e un altro conto è la realtà, nulla sarà più come prima dopo le elezioni regionali di ieri. Non lo sarà per Matteo Renzi che ha sperimentato di persona che la battaglia per cambiare l’Italia non è, come si diceva una volta, un pranzo di gala, ma una lotta durissima dove gli interessi colpiti dalla riforme e il fuoco amico della minoranza dem, che non si rassegnano alla sua leadership e sognano la rivincita, non hanno alcuna intenzione di fargli alcuno sconto ma puntano a rendergli la vita sempre più difficile.

E’ vero che il Governo resta stabile e al momento non ha alternative, ma dal voto di domenica arrivano due avvertimenti, uno più importante dell’altro: 1) lungi dall’arrestarsi come sognano i conservatori di tutte le razze, la battaglia per cambiare l’Italia e portarla definitivamente fuori dal tunnel deve fare un salto di qualità, salvo impaludarsi; 2) senza una profonda riforma del Pd, che rottami vecchie classi dirigenti nazionali e locali e stabilisca il principio elementare della democrazia per cui chi vince i congressi ha diritto di applicare la propria linea nella società e nelle assemblee elettive, Renzi e la sua politica delle riforme non andranno lontano. La modernizzazione del Paese e la trasformazione del Pd sono due facce della stessa medaglia.

Nulla sarà più come prima nemmeno per il centrodestra. La Lega avanza sull’onda del populismo e Forza Italia affonda sulla scia delle divisioni interne ma resta qualche domanda: 1) quale sarà la linea del centrodestra in vista delle prossime politiche? Quella estremista e antieuropea di Matteo Salvini o quella più moderata ma priva di smalto (Liguria a parte) di Forza Italia?  2) Come pensa il centrodestra di fronteggiare l’avanzata di Grillo e che cosa farà se sarà il M5S ad andare al ballottaggio, salvo tentare un’improbabile lista unitaria (da Berlusconi a Salvini) del centrodestra?

Anche per il M5S nulla sarà più come prima: in politica non è come alle Olimpiadi e se non vinci, prima o poi la semplice partecipazione lascia il tempo che trova. Grillo e i suoi dovranno chiedersi come intendano prepararsi al ballottaggio: solo alimentando la protesta o incominciando a tessere la tela per trovare alleanze o spostare voti dal Pd, dalla destra e dall’astensionismo verso i propri lidi? E conseguentemente tutta la strategia politica e parlamentare del M5S andrà rivisitata.

Si può dire tutto quel che si vuole sull’Italicum ma con la nuova legge elettorale non si ripeterà il triste spettacolo di oggi per cui tutti hanno vinto le elezioni anche se le hanno prese di santa ragione. Con l’Italicum si saprà subito chi ha davvero vinto e chi governerà per cinque anni e chi dovrà accomodarsi all’opposizione. Ma prima di arrivare alle prossime eleioni politiche resta molta strada da fare e se ne vedranno delle belle. 

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