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Elezioni e immigrazione: la demagogia è tanta, ma la verità è scomoda

Rimpatri, chiusura delle frontiere, ricollocamento: anche sull’immigrazione la campagna elettorale è diventata un festival di demagogia e di illusorie promesse ma le proposte realistiche sono poche – Facciamo l’esame ai raggi X dei programmi delle forze politiche

Elezioni e immigrazione: la demagogia è tanta, ma la verità è scomoda

L’immigrazione sarà l’argomento che più di altri condizionerà le prossime elezioni. E allora, a meno di un mese dall’appuntamento con le urne, vediamo quali sono le posizioni delle principali forze politiche. Sfogliando i programmi elettorali balza subito agli occhi che tutti, ma proprio tutti, puntano più su vaghe e irrealistiche promesse che su proposte. Ma soprattutto manca un discorso di verità agli italiani. Un fenomeno epocale come quello dell’immigrazione non può essere arrestato, ma solo governato. Quindi la vera unica proposta, che nessuno però fa, è come rendere fisiologico un problema che oggi è patologico.

Il refrain più di moda è “aiutiamoli a casa loro” della Lega. Declinato in modo meno rude da Forza Italia, che evoca un nuovo Piano Marshall, e il Movimento 5 Stelle che parla genericamente di “aiuti economici ai Paesi in via di sviluppo” in linea con il Partito democratico. Ma siamo proprio sicuri che aiutandoli a casa loro i flussi si bloccheranno? No, perché come spiegava tempo addietro un articolo di West “non è vero che lo sviluppo è in grado, sempre e comunque, di frenare l’immigrazione”. E poi il Piano Marshall, una formula altisonante e di grande successo che fa riferimento al secolo scorso, appartiene a un’altra era. Inoltre chi dovrebbe finanziarlo, l’Italia o l’Unione europea? Nessuno lo spiega, ma viste le ambiguità dell’Europa sarà difficile coinvolgerla attivamente. E gli ultimi governi lo hanno già sperimentato.

Altro argomento che tiene banco è quello dei rimpatri. La Lega propone il “ritorno forzato nei Paesi di provenienza per chi è illegale”. Sulla stessa linea Forza Italia. In una recente intervista Berlusconi ha detto testualmente: “In Italia si contano almeno 630mila migranti di cui solo il 5%, e cioè 30mila, ha diritto di restare in quanto rifugiati e cioè fuggiti da guerra e morte. Gli altri 600 mila sono una bomba sociale pronta a esplodere, perché vivono di espedienti e di reati”. Un vero genio della propaganda. Intanto l’espulsione di un numero di persone pari a due volte la popolazione di una città come Catania è irrealistica perché irrealizzabile. E poi perché si sorvola su un problema che tanto piccolo non è: il codice penale italiano. E’ bene ricordare che avendo la Bossi-Fini introdotto il reato di immigrazione clandestina, e che da noi esistono tre gradi di giudizio, promettere l’espulsione di 600mila immigrati diventa fantapolitica. Più sfumata la posizione del Pd che proseguendo sulla linea-Minniti punta alla diminuzione degli sbarchi favorendo intese con gli Stati di partenza e di transito. Mentre il M5s punta all’obiettivo “sbarchi zero”, ma senza fornire le necessarie coordinate.

E poi c’è il tema Dublino, ovvero il regolamento in materia di asilo. Secondo il quale la domanda va presentata nello Stato dove il richiedente ha fatto il suo ingresso nell’Unione europea. Tutti i partiti e movimenti sono per una revisione, a iniziare dal centrodestra, che con Salvini minaccia barricate in Europa. Ma quel regolamento, nel 2003, l’Italia lo firmò perché all’epoca la “minaccia” riguardava la Germania, con l’immigrazione da Est. A distanza di 15 anni la situazione si è ribaltata, e ora a frenare la revisione sono, per paradosso, proprio quei Paesi dell’Europa orientale (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia riuniti nel Gruppo di Visegrad). Gli stessi Stati che rifiutano anche il ricollocamento dei rifugiati.

Ricollocamento che in molti invocano, a partire dai 5 Stelle che propongono l’obbligatorietà per tutti i Paesi Ue e l’estensione agli immigrati economici. Anche il Pd spinge per la redistribuzione delle quote di richiedenti asilo, ma i suoi governi hanno già fatto i conti con lo stallo creato dai Paesi dell’Est. Dalla Lega e Forza Italia silenzio, forse per evitare imbarazzi con i tanti alleati che hanno sul fronte di Visegrad.

Accoglienza, questa sconosciuta. A parlarne in maniera stringata è il Pd che si limita a ripetere l’obbligo di salvare vite umane in mare e accogliere chi fugge da guerre e persecuzioni. Il Movimento 5 Stelle chiede invece “vie legali e sicure di accesso all’Ue”, una “rivisitazione” del sistema di accoglienza e la velocizzazione dell’esame delle richieste di asilo. Frasi fatte che non impegnano nessuno. Liberi e Uguali invece si spinge un po’ più in là proponendo un sistema di accoglienza “rigoroso, diffuso e integrato”. Tre aggettivi condivisibili a patto di sapere come passare dalle buone intenzioni alle pratiche quotidiane. Una possibilità che sembra allontanarsi leggendo più avanti che l’obiettivo più importante del cartello elettorale della sinistra è “il superamento della gestione straordinaria che troppi scandali e distorsioni ha generato”. Facendo finta di dimenticare che in Italia per cambiare il modo di operare della burocrazia le parole servono a poco.

A riprova che sull’immigrazione si continua a mentire agli elettori basta il tanto sbandierato slogan della Lega: “Chiudiamo le frontiere!”. Quali, quelle a nord con i Paesi europei o quelle a sud con il Mar Mediterraneo?

 

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