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Elezioni, il Pd boccia lo stop ai candidati divisivi chiesto da Calenda e l’alleanza torna in bilico

IL Pd respinge di fatto le richieste di Calenda sullo stop ai candidati divisivi e sulla chiarezza dei programmi e il matrimonio elettorale, salvo colpi di scena, si allontana

Elezioni, il Pd boccia lo stop ai candidati divisivi chiesto da Calenda e l’alleanza torna in bilico

Il Pd di Enrico Letta lancia un’appello all’unità del centrosinistra rivolto principalmente a Carlo Calenda (“Basta veti perchè le divisioni fanno vincere la destra”) ma di fatto boccia le richieste avanzate dal leader di Azione per stringere un accordo che fosse chiaro sui contenuti (rigassificatori in testa) ed escludesse candidati a basso o nulla tasso di draghismo come Di Maio, Fratoianni e Bonelli. A questo, salvo colpi di scena, è probabile che alle prossime elezioni di fine settembre Calenda, malgrado le pressioni per un accordo col Pd di +Europa e di Emma Bonino, rinunci al matrimonio col Pd e vada per la sua strada presentando una propria lista di centro, eventualmente in raccordo con Matteo Renzi che ha scelto di smarcarsi dal Pd con una lista autonoma di Italia Viva.

CALENDA CHIEDE AL PD LO STOP A CANDIDATI DIVISIVI E CHIAREZZA SUI PROGRAMMI

Che la strada di un’alleanza di Azione con il Pd si era capito già da qualche giorno e la lettera che Carlo Calenda ha inviato nei giorni scorsi al segretario del Pd, ribadita nell’intervista al Corriere della Sera di stamattina, non lasciava dubbi sulle distanze. “Con una coalizione così – ha sostenuto Calenda sul Corriere – ci facciamo ridere dietro. Ho chiesto cose precise a Letta: è il minimo sindacale e aspetto risposte”.

Le regole d’ingaggio prospettate da Calenda sono molte chiare e si riassumono in tre aut-aut: “No a Di Maio (che “ha distrutto tutto quello che avevamo fatto al Mise e che uno dei politici più trasformisti”), No a Bonelli (anti Ilva, termovalorizzatori e rigassificatori) e No a Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali”. Azione non può chiedere ai suoi elettori di votare candidati che hanno spesso contrastato Mario Draghi che per Calenda, come per Renzi, resta un punto di riferimento. Ma, oltre alle candidature, Calenda non fa sconti sui contenuti riformatore che devono essere alla base di qualunque alleanza.

IL TERZO POLO AIUTA LA DESTRA COME DICE LETTA O LE FA PERDERE VOTI COME DICONO CALENDA E RENZI?

Di fronte alle obiezioni di Calenda, Enrico Letta, che ieri ha parlato in provincia di Reggio Emilia alla presenza di Romano Prodi, e oggi ha riunito d’urgenza la segreteria del partito, ha provato a lanciare un ultimo “accorato appello” sostenendo che il Pd non pone veti e che mantiene un atteggiamento costruttivo con tutte le forze politiche che possono dar vita alla alleanza di centrosinistra ma ha avvertito che, a suo avviso, creare un Terzo polo di centro “é il modo migliore per aiutare la destra”. Di avviso opposto Calenda e Renzi che, al contrario, pensano che un Polo di centro, pur con liste distinte e indipendenti, sia la via per attirare i moderati del centrodestra che non vogliono votare Pd e in questo modo togliere voto preziosi alla Meloni, a Salvini e a Berlusconi.

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