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Elezioni Argentina, sarà lotta all’ultimo voto: Massa sfida Milei nel segno di Lula

Domenica 19 novembre il ballottaggio tra il ministro dell’Economia uscente, peronista e consigliato dal team di comunicatori del presidente brasiliano, e il superliberista Milei, che nonostante le sue ricette stravaganti è in leggero vantaggio nei sondaggi

Elezioni Argentina, sarà lotta all’ultimo voto: Massa sfida Milei nel segno di Lula

Nell’ultimo confronto televisivo è andato meglio il ministro dell’Economia uscente Sergio Massa, il peronista moderato, fautore del “terzopolismo” all’argentina, che negli ultimi mesi, campagna elettorale inclusa, è riuscito a ottenere nuovi finanziamenti dal Fmi, a restituire parte del debito monstre (grazie anche ad un prestito ad hoc della Cina) e soprattutto a contenere una spirale inflattiva che comunque entro l’anno potrebbe arrivare al 170%.

Tuttavia, il superliberista ed estremista di destra Javier Milei, economista, ex calciatore e pure attore di teatro, continua a stuzzicare con le sue stravaganti ricette (come chiudere la Banca centrale e tagliare i rapporti con Brasile e Cina, i principali partner commerciali) una parte importante dell’elettorato di quella che è tuttora, seppur con disuguaglianze sociali oltre l’accettabile, la seconda economia del Sudamerica.

I sondaggi della vigilia

Secondo tutti i sondaggi della vigilia, il ballottaggio delle elezioni presidenziali argentine in programma domenica 19 novembre sancirà dunque un pareggio tecnico tra due candidati totalmente opposti: il più rassicurante, per lo meno per la comunità internazionale e per il mondo industriale, Sergio Massa, e l’anarcocapitalista (definizione data di se stesso) Javier Milei, che propone di portare il modello Trump-Bolsonaro anche a Buenos Aires.

Secondo AtlasInter, ad esempio, Milei è sul 52%, contro il 48% del suo avversario, ma il margine di errore indica appunto una lotta all’ultimo voto. Pure i bookmakers concordano: la vittoria dell’esponente di centrosinistra, che pure in passato aveva rotto con Cristina Kirchner per portarsi su posizioni più centriste, paga più o meno quanto quella dell’ultraliberale che vorrebbe fare dell’Argentina una succursale degli Stati Uniti, adottando come moneta unicamente il dollaro e consegnandosi così a braccia aperte a Washington, come in America Latina hanno già fatto, con risultati alterni, El Salvador e Ecuador.

Il Brasile osserva

Sullo sfondo della campagna, tuttavia, più che gli Usa c’è stato il Brasile, partner strategico dell’Argentina, col quale Milei vorrebbe tagliare i ponti (“Se il presidente uscente Alberto Fernandez non si parlava con Bolsonaro, quale è il problema se io non parlo con Lula?” ha detto nel dibattito tv), mentre invece il presidente brasiliano Lula, leader popolarissimo in tutto il Sudamerica, non solo ha formalizzato il suo endorsement per Massa, definendolo un “grande amico”, ma ha anche alzato la tensione annunciando che in caso di vittoria di Milei non si presenterà all’insediamento, che come da tradizione prevede la presenza di tutti gli altri capi di Stato dell’area.

Lula per sostenere la sfida degli amici peronisti ha pure consigliato di affidarsi al guru della comunicazione Chico Kertesz, che ha ricostruito l’immagine del presidente brasiliano dopo gli anni del carcere, portandolo a vincere contro Bolsonaro un anno fa. Il risultato è che una equipe di 20 “marqueteiros” brasiliani sta seguendo passo per passo la campagna di Massa, consigliandogli di non demonizzare Milei a livello personale, e di evitare paragoni con l’ex presidente brasiliano Bolsonaro (che fa il tifo per lui), puntando invece a confrontare concretamente le proposte, soprattutto sulle politiche sociali.

Cosa succederà in caso di vittoria di Milei?

In Argentina infatti il tasso di povertà ha superato il 40% e le privatizzazioni di qualsiasi cosa proposte da Milei, oltre alla dollarizzazione dell’economia, porterebbero vantaggi solo ai ceti più alti, mentre i meno abbienti – che pure si stanno in parte facendo conquistare dai metodi brutali e apparentemente risolutivi di Milei – rischierebbero di vedersi tagliati i sussidi di Stato, che al momento sono necessari per evitare un’escalation di tensioni sociali.

Massa sostiene che, in caso di vittoria dell’avversario, il costo del trasporto pubblico aumenterebbe per i cittadini di ben 20 volte. Milei però tira dritto e la sua ricetta è semplice quanto fantasiosa: rompere totalmente col passato, addio peso, addio Mercosur, addio Cina, il tutto mentre le imprese argentine, che infatti preferiscono Massa, sono invece sempre più orientate verso Pechino, al punto di adottare lo yuan invece che il dollaro per gli scambi commerciali.

La retorica del sovranista Milei ricorda quella di Trump ma anche quella della Brexit o degli anti-europeisti italiani, con poche chance dunque di concretizzarsi. A suo favore c’è però un dato, emerso da una ricerca dell’Università di San Andrés: il 59% degli argentini è in realtà favorevole all’eliminazione dei sussidi sociali, a testimonianza di un Paese spaccato come mai. Domenica sera il verdetto.

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