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Elezioni 25 settembre: disincanto delle imprese del Nord Est verso la cattiva politica che ha sfiduciato Draghi

L’assemblea della Confindustria di Vicenza non ha perdonato la caduta del Governo Draghi – La presidente Dalla Vecchia: “Ci fa paura la mancanza di programmazione di un Paese che ha rinunciato a uno dei suoi uomini migliori”

Elezioni 25 settembre: disincanto delle imprese del Nord Est verso la cattiva politica che ha sfiduciato Draghi

L’ultima assemblea di Confindustria Vicenza, a pochissimi giorni dal voto, ha segnato definitivamente l’inizio della stagione del disincanto assoluto con il quale il mondo produttivo del Nord est guarda alla politica nazionale. Il punto di rottura è avvenuto con la fine anticipata del Governo Draghi, alla vigilia di un inverno economico tra i più complicati degli ultimi decenni. Nonostante la guerra e le tensioni internazionali, anche nei primi tre mesi del 2022, sull’onda lunga degli ordinativi della fine dell’anno precedente, le esportazioni delle imprese venete hanno comunque raggiunto un ottimo +19,9% sul 2021.

Elezioni: come le imprese stanno guardando la sfida per il Governo del Paese

La frattura tra politica e impresa è arrivata proprio nel momento cruciale della predisposizione delle strategie (pubbliche e private) necessarie per tentare di scavallare gli effetti devastanti delle bollette energetiche sull’operatività delle aziende. A pochi giorni dal voto, dunque, come si muove il corpaccione del tessuto produttivo e sociale del Nordest e del Veneto?

Per tentare di decifrarlo sono emblematici alcuni passaggi del discorso pronunciato da Laura dalla Vecchia, presidente di Confindustria Vicenza, di fronte ai “suoi” 1.300 imprenditori. «Non ci preoccupa certo il freddo e sorridiamo quando ci dicono che il sacrificio sarà abbassare i termosifoni a 19 gradi. Ci fa paura la mancanza di programmazione di un Paese che ha rinunciato ad uno dei suoi uomini migliori e continua a dimostrare distanza dalle imprese». È proprio questa la fotografia più aggiornata del disincanto di fronte ad una delle più strane campagne elettorali della storia repubblicana, iniziata sotto l’ombrellone e in dirittura d’arrivo con i primi freddi di metà settembre che rendono ancora più “plastica” la paura di affrontare un inverno durissimo per il Paese.

Le imprese e il terrore di uno stop industriale

Il problema gigantesco già sul tavolo del prossimo Governo è tenere a galla le filiere della manifattura inserite nelle grandi catene internazionali del valore, mai come adesso sotto pressione a causa dei costi energetici stratosferici che rischiano di innescare un esiziale effetto sostituzione a danno delle imprese temporaneamente non più competitive. Tra i capannelli degli imprenditori che si riunivano prima e dopo gli interventi dei leader politici nazionali (Letta, Calenda, Urso e i due governatori Zaia e Bonaccini), erano pericolosamente ricorrenti gli interrogativi sul da farsi in caso di provvedimenti di razionamento energetico. Tradotto: un’ipotesi di stop industriale che mai si era affrontata in tempi recenti, nemmeno nelle fasi più acute della pandemia.

Il sentiment del Veneto industriale e del Nordest: Calenda in testa all’applausometro

L’applausometro del consenso, rispetto agli interventi politici in scaletta, collocherebbe virtualmente in prima posizione il leader di Azione Carlo Calenda (qui si toccano ancora con mano gli effetti di Industria 4.0) e a seguire il segretario del Pd, Enrico Letta, che ha aperto il suo intervento con la rivendicazione del sostegno integrale del suo partito al governo di Mario Draghi.

Tuttavia, il sentiment del Veneto industriale e del Nordest in generale non è evidentemente rappresentabile solo attraverso il “polso” delle grandi imprese, esiste un esercito – forse anche più numeroso dal punto di vista del consenso elettorale – di artigiani e di piccole realtà familiari che si ritrova completamente disorientato rispetto alle acrobazie dei partiti nazionali.

Confartigianato Veneto, ad una settimana dalla chiusura della campagna elettorale, ha pubblicato un interessante sondaggio sulle priorità dei suoi associati. Due terzi dei 403 intervistati ritiene un errore la fine anticipata della legislatura, valutazione che viene confermata dal fatto che 6 imprese su 10 ritengono assolutamente necessario garantire la continuità sull’attuazione del PNRR e sulle riforme collegate (fisco, giustizia e appalti).

LA VOCE DEGLI ARTIGIANI

Nella classifica dei provvedimenti da prendere nei primi 100 giorni di Governo, gli artigiani richiedono la riduzione del costo dell’energia, misure per attenuare la pressione fiscale e provvedimenti per arginare l’aumento del costo delle materie prime. «La politica deve riportare l’attenzione su coloro – osserva Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto – che hanno dimostrato di saper creare occupazione, benessere economico, coesione sociale. È poi fondamentale, oltre a proseguire nella pressione verso la Ue affinché si trovi una intesa su un “price cap”, puntare all’autoproduzione energetica per mettere al riparo il sistema produttivo dalle oscillazioni del mercato e dalle speculazioni sul costo dell’energia».

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