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Elettrodomestici, le vendite ritrovano sprint

Oltre 10 miliardi di euro di fatturato in Italia per i retailer elettrodomestici specializzati – Ma guai ad abbassare la guardia sulla contraffazione – L’assemblea dell’Aires

Elettrodomestici, le vendite ritrovano sprint

Anno d’oro per l’Aires, l’Associazione italiana retailer elettrodomestici specializzati, che, in occasione dell’annuale assemblea generale avvenuta ieri, lunedì 19 a Milano, ha raggiunto tre importanti obiettivi, a partire dal fatturato che nell’anno del Covid ha superato i 10 miliardi di euro per 26mila addetti (erano 8 miliardi con 16mila addetti nel 2019) e messo a segno un lusinghiero risultato di immagine con il rientro del gigante Mediaworld, uscito nel 2017 tra polemiche e venti di crisi. Terzo risultato, i vertici europei riconoscono ad Aires il primato europeo nell’aver progettato e condotto battaglie di grande rilievo economico e sociale contro la contraffazione, le scorrettezze e i trucchi delle piattaforme mondiali.

Un modello europeo a trazione italiana è diventata anche Ediel, frutto di un accordo tra Aires, Applia, l’associazione dei produttori di elettrodomestici, e Anitec-Assinform di Confindustria, che ha cominciato un percorso virtuoso per l’efficienza e la digital transformation dell’intera filiera della tecnologia domestica italiana. È questo probabilmente l’obiettivo più ambizioso di Aires, poiché, come ha riconosciuto Hans Carpels – presidente di Euronics International e dell’EuCER Council, che rappresenta i retailers europei omnicanale dell’elettronica di consumo – le iniziative che il direttore generale Davide Rossi sta seguendo con particolare impegno da anni sono diventate un riferimento centrale dei programmi delle associazioni europee.

L’associazione dei retailer europei della tecnologia domestica guarda ad Aires soprattutto sul tema importantissimo del Level Playing Field – ha sottolineato Carpels – cioè la parità di condizioni tra i rivenditori omnicanale e le piattaforme di intermediazione. Le vendite di elettrodomestici e di elettronica di consumo hanno registrato aumenti generalizzati in tutto il mondo a causa dei lockdown, ma sono anche aumentate in modo preoccupante le vendite online spesso non controllate, e in diseguali condizioni di dumping fiscale, sociale e ambientale.

Nel frattempo, proprio nel periodo più difficile per il Paese, Aires ha scelto di implementare il suo impegno per l’innovazione, l’efficienza e l’integrazione nei processi di filiera in chiave digitale per supportare le imprese nella serrata competizione con i giganti delle piattaforme online sovranazionali, che hanno perso da tempo il ruolo di semplici intermediatori per assumere quello di attivi promotori. L’assemblea generale ha confermato alla guida Andrea Scozzoli (Unieuro) e il comitato direttivo, chiamando alla vicepresidenza Emanuele Cosimelli di Mediaworld.

Presto il mondo della tecnologia domestica si troverà ad affrontare il difficile passaggio dall’attuale digitale terrestre a quello che da settembre prossimo porterà sui tv un numero incredibilmente maggiore di canali e di servizi innovativi. Sono oltre 25 milioni i tv che dovranno progressivamente essere sostituiti o comunque dotati di decoder. Si tratta di un colossale business che, insieme all’avanzata dei servizi e dei dispositivi smart per la casa dopo il Covid, e grazie alla costante attenzione con la quale il direttore generale di Aires, Davide Rossi, sta seguendo l’attività del governo, prevede un aumento degli incentivi per l’acquisto di decoder e nuovi tv.

Gfk ha comunicato che nel 2020 le spese in apparecchi e servizi smart delle famiglie italiane hanno registrato un aumento decisamente elevato, del 17 per cento, rispetto al 2019. Questo atteggiamento così favorevole alle tecnologie digitali non si era mai verificato prima d’ora. Ma proprio in questi e nei prossimi mesi sul mondo della tecnologia domestica si è formata una minacciosa nube, quella dell’incertezza e spesso anche della mancanza dei componenti strategici per fabbricare apparecchi smart. Mancano display, mancano componenti speciali, mancano chipset fondamentali per il blocco delle fabbriche e dei trasporti il cui costo è in alcuni casi decuplicato. L’ultima, clamorosa, notizia che conferma questa difficoltà proviene dalla Samsung, che ha ordinato un milione di display Oled di grandi dimensioni nientedimeno al concorrente più accanito, LG Electronics, l’unica azienda a produrlo per tutti nel suo gigantesco stabilimento cinese.

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