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Egitto, Mubarak in tribunale: “Non sono colpevole”

L’ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, si è presentato questa mattina al tribunale del Cairo. Deve rispondere dell’accusa di corruzione e del massacro di molti manifestanti durante le proteste di febbraio. E’ il primo leader arabo a sedere sul banco degli imputati. Se sarà giudicato colpevole, rischia la pena di morte.

Egitto, Mubarak in tribunale: “Non sono colpevole”

Mubarak è partito stamane dall’ospedale di Sharm-el-Sheikh, dove era ricoverato per cancro, nonostante le pressioni del suo avvocato per procrastinare l’udienza. E’ arrivato in tribunale su una barella, accompagnato dai figli, Alaa e Gamal, e dall’ex ministro Habib-el-Adli, già condannato a 12 anni di carcere. “Non sono colpevole, nego completamente tutte le accuse”, ha dichiarato Mubarak. Gli sono rivolte accuse di corruzione e omicidio, per oltre 800 persone uccise e i circa 6mila feriti nei 18 giorni di protesta. Se sarà giudicato colpevole, Mubarak rischia la pena di morte.

L’economia del Paese sta crollando a un tasso annuale del 4,2% e la crescita potrebbe rallentare all’1,6% quest’anno e al 2,6% nei prossimi 12 mesi.

L’Egitto ieri ha rifiutato l’offerta del Fondo monetario internazionale che proponeva un prestito di 3 miliardi di dollari per stimolare l’economia. Il denaro poteva tornare comodo all’Egitto e il prestito dell’Fmi era stato offerto con poche restrizioni annesse. I militari però hanno messo il veto, grazie all’appoggio della popolazione, acquistato con una forte campagna mediatica.

Il Fondo aveva approvato un programma di politica economica che, sotto Mubarak, ha acuito le disparità di reddito e ha alimentato la rivolta di quest’anno, dicono i leader dell’oppposizione. Secondo il Nobel per l’economia Paul Krugman l’Fmi ha contribuito a peggiorare la recessione con la politica del one-size-fits-all che prevede di aumentare i tassi d’interesse e ridurre la spesa pubblica – curioso visto che l’economie avanzate che di solito si trovano in recessione fanno il contrario.

Dall’altra parte, il presidente dell’Fmi Christine Lagarde, ha detto che dal 2009 sono state prese poche misure per il finanziamento e si è ridotta l’enfasi sui cambiamenti strutturali.

Ma gli attivisti egiziani si ricordano bene delle politiche macroeconomiche prudenti implementate sotto Mubarak: tagliando il debito e attirando investimenti stranieri (come il gruppo Vodafone), l’Egitto ha avuto una crescita del 7% l’anno nel 2008 – sebbene vada notato che questi numeri nascondono un tasso di disocuppazione giovanile di oltre il 20%.

Il Fondo monetario fatica a trovare clienti nella regione. I Paesi che, negli anni scorsi, hanno evitato di chiedere prestiti all’Fmi hanno una pessima disciplina fiscale. L’Egitto invece ha fatto l’opposto: ha stretto la cinghia per potercela fare senza i soldi del Fondo. Ha venduto 504 milioni di dollari di obbligazioni a 3 anni con un rendimento del 13,35%.

Le strade del Cairo si continuano a riempire di manifestanti pro e contro Mubarak. Uno degli organizzatori delle proteste contro l’ex dittatore ha sintetizzato il sentimento degli oppositori egiziani “Non tollereremo una ripetizione dei fallimenti economici del passato. Saremo molto più difficili da soddisfare.” Il Fondo monetario dovrà tenerne conto.

Fonti: Bloomberg, LeMonde, Aljazeera

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