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Effetto Messi: il nuovo calcio tra diritti tv, fondi e blockchain

Lo spirito olimpico di Tokyo è già un lontano ricordo: le attenzioni si spostano tutte di nuovo sul pallone, con la finanza che mette sempre più piede in campo. Il ruolo del private equity Cvc

Effetto Messi: il nuovo calcio tra diritti tv, fondi e blockchain

Archiviate le Olimpiadi, la testa del mondo, finanza compresa, torna nel pallone. Tremano i conti delle società, a partire dall’Inter scudettata che, lungi dal rafforzarsi, deve rinunciare ai pezzi forti, da Hakimi a Lukaku (non è finita qui). E mentre la gestione targata Suning si avvia ad un triste epilogo, la Pirelli posseduta dai cinesi rinuncia al marchio sulle maglie della squadra: l’anno prossimo lo sponsor sarà Socior.com, una piattaforma di criptovalute. “E il segno dei tempi – dice al Financial Times Ben Pincus, uno degli organizzatori della Formula 1 -. Con la pandemia le monete virtuali hanno fatto ottimi affari, il calcio è in ginocchio”. E così i token, i gettoni emessi sulle blockchain, prendono il posto delle figurine Panini, con un carico speculativo ben diverso. I token dell’Atletico Madrid sono schizzati a 50 euro nel maggio scorso dopo la conquista dello scudetto dopo acquisti per 300 milioni: oggi valgono il 20 per cento in meno.   

C’è aria di fronda nel calcio italiano, spaccato sulla questione della Superlega ma anche sul no alle offerte del private equity Cvc. Ma c’è aria di guerra nella Liga spagnola, investita dall’accordo con il fondo britannico Cvc: 2,7 miliardi di euro per il 10 per cento dell’organo che associa i 42 club di A e B. Il fondo si assicura così il diritto a commercializzare i diritti tv per i prossimi tre anni. Falso, tuona il Real Madrid: Cvc, con un contratto volutamente ermetico, ha messo un’ipoteca sul calcio per i prossimi 50 anni. “Oggi il pane, domani la fame”, sintetizza Florentino Perez, il padrone indiscusso dei Galacticos che già muove le sue pedine (Telefonica in testa) e, per la prima volta nella sua vita, d’accordo con i Blaugrana del Barcellona, obbligati a rinunciare al rinnovo del contratto di Messi (pur scontato del 50%) per le regole imposte dalla Liga a fronte del debito siderale:  1,173 miliardi di euro, di cui 730 milioni a breve termine.  

E così oggi, dopo la cessione di Lukaku, si consuma il vero grande strappo nel rapporto tra denaro, regole finanziarie e passione sportiva. Oggi all’aeroporto di Le Bourget, accolto da misure di sicurezza che si addicono ad un capo di Stato, è sbarcato nell’aeroporto privato Leo Messi, la Pulga argentina che ha lasciato tra le lacrime il Barcellona (“mas que un club”) dopo 672 gol e 35 titoli in 21 anni. Sotto la Tour Eiffel lo attende il presidente del Psg, Nasser Al Khelaifi, l’uomo forte dello sport del Qatar: ex tennista, già direttore per lo sport di Al Jazeera, numero uno del fondo sovrano dell’emirato che possiede azioni un po’ dappertutto, da Barclay’s alla Volkswagen, nonché alberghi e palazzi, come  il Gallia o Porta Nuova nel cuore di Milano. Sarà Al Khelaifi, ministro senza portafoglio del governo dell’emiro, a sottoporre il nuovo contratto al calciatore più famoso del pianeta: 40 milioni di euro all’anno per i prossimi quattro anni, più delle tante altre stelle del club parigino.

Solo una parte, però, di quanto effettivamente entrerà nelle tasche del giocatore, a giudicare dal passato: dal 2017 al 2021, secondo quanto riportato da Marca, Messi ha guadagnato 555,24 milioni di euro, l’equivalente di 139 milioni lordi a stagione. Cifre che si giustificano a fronte dei numeri dei social: oltre 100 milioni di followers su Facebook, 245 milioni su Instagram. Ma non solo: “Con quella faccia da bravo ragazzo e buon padre di famiglia – scrive su Le Monde  la pdg di Sportsora Magali Tezenas de Montcell – Messi è l’ideale per gli sponsor ma anche per far crescere l’appeal del Psg”. Nonostante gli enormi investimenti dal 2011 in poi, infatti, il club parigino figura solo al posto numero 43 nella classifica per valore.

Riuscirà la pulce a far risalire il club nella classifica della simpatia? Difficile in Francia, dove pure la concentrazione di stelle a partire dal trio Neymar Mbappé Messi sarà una manna per i diritti tv dopo un anno drammatico. Senz’altro non tra i tifosi milanisti scippati dall’ingordigia del procuratore delle prestazioni di Gigio Donnarumma. Più in generale, si ha la sensazione di esser alla vigilia di una svolta drammatica per il giocattolo calcio in vista del traguardo degli invasori qatarioti che, tra Psg e Manchester City, hanno sconvolto le gerarchie alla vigilia dei mondiali che si terranno tra un anno da autunno inoltrato. Cresce infatti l’insofferenza per la costante violazione delle norme sul fair play finanziario da parte del club parigino, il più importante sostenitore dell’attuale vertice della Uefa, che difende a denti stretti il privilegio di essere attore ed arbitro nelle grandi scelte del settore.

Il calcio, insomma, si avvia ad una stagione cruciale in piena instabilità finanziaria. Ma il disordine sotto i cieli, insegnava Mao, è spesso occasione per buoni affari, una sensazione che spiega l’interesse di Cvc, Bin e degli altri protagonisti della finanza che, al seguito di JP Morgan, cercano di mettere a segno il goal del secolo, Messi permettendo.      

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