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EF Solare Italia: “Il repowering non basta, servono nuovi impianti”

Intervista a Diego Percopo, Ad della joint venture Enel-F2i, in corsa per la gara RTR. “Confermiamo il nostro interesse ma nella nostra strategia di crescita ci sono anche portafogli di piccole e medie dimensioni”. Il 20% del rifinanziamento da poco negoziato con le banche andrà ad acquisizioni”

EF Solare Italia: “Il repowering non basta, servono nuovi impianti”

Il settore delle rinnovabili sta vivendo un periodo di grande fermento. Dopo l’aumento dei target per le energie rinnovabili stabilito dall’Unione Europea poche settimane fa (32% al 2030) e il varo nel nostro paese della Strategia Energetica Nazionale (SEN) arrivato nel novembre 2017, le prospettive per il prossimo futuro sembrano essere rapidamente cambiate.

In Italia stiamo assistendo a “grandi manovre” da parte delle aziende allo scopo di adeguarsi alle nuove regole e favorire lo sviluppo di un settore dalle potenzialità enormi. Nel fotovoltaico in particolare, l’Italia può giocarsi carte importanti per implementare una crescita sostenuta dal solare e favorire un mercato che, con adeguate azioni, potrebbe diventare un vero e proprio volano per la nostra economia. Tra i protagonisti di questa stagione c’è anche EF Solare Italia – joint-venture paritetica tra Enel Green Power e il fondo infrastrutturale F2i – che ad oggi è il primo operatore italiano nel fotovoltaico con 123 impianti dislocati sul territorio nazionale e una capacità installata di circa 395 MW.

FIRSTonline ha intervistato Diego Percopo, amministratore delegato di EF Solare Italia, che ci ha parlato delle strategie di crescita della società, ma anche delle prospettive future del settore in virtù dei numerosi cambiamenti arrivati nell’ultimo periodo.

Dopo le recenti indiscrezioni di stampa è impossibile non partire dalla gara per l’acquisizione di RTR: come procede? Ritenete davvero di essere in vantaggio sulla concorrenza?

“Al momento possiamo sicuramente confermare l’interesse di EF Solare Italia all’acquisto del portafoglio di RTR. Per il resto, ad oggi, purtroppo non è possibile aggiungere altro su questo fronte”.

Spostiamoci allora nell’universo delle possibilità: nel caso in cui riusciste a spuntarla, quest’acquisizione potrebbe aiutarvi a raggiungere l’obiettivo che avete indicato in passato di una potenza installata di 1.000 MW? A proposito, è ancora questo il target o intendete alzare l’asticella?

“Il tema dal nostro punto di vista non è tanto il target dei 1.000 MW. Sicuramente le acquisizioni di grandi portafogli come quello di RTR, che comprende 134 impianti fotovoltaici con una capacità installata pari a 334 MW, fanno parte della nostra strategia. In essa però non c’è solo RTR, ma anche l’acquisizione di portafogli di piccole e medie dimensioni.

Confermiamo la nostra strategia di crescita attraverso un consolidamento sul mercato secondario dove siamo stati protagonisti negli anni passati e dove abbiamo intenzione di essere protagonisti anche negli anni a venire. Per quanto riguarda il target, gli obiettivi dipenderanno anche da quello che il mercato ci consentirà di fare, non siamo gli unici che operano in questo tipo di settore, quindi vedremo anche quali saranno gli spazi nel prossimo futuro”.

Parlando di futuro, l’Unione Europea ha recentemente aumentato al 32% il target per le energie rinnovabili in rapporto ai consumi, da raggiungere entro il 2030. Come si adatterà il nuovo piano industriale ai nuovi obiettivi comunitari e alle regole previste dalla Strategia Energetica Nazionale?

“L’incremento degli obiettivi a livello europeo è sicuramente un elemento che rafforza gli attori che operano nel settore delle rinnovabili e rappresenta un ulteriore fattore che consolida le fondamenta delle nostre strategie.

Per quanto riguarda la Strategia Energetica Nazionale invece, le sue implicazioni sono ancora tutte da scoprire. Sulla SEN noi abbiamo un’opinione assolutamente positiva, soprattutto sui suoi obiettivi che riteniamo anche molto ambiziosi. Occorre vedere a questo punto se quanto è stato stabilito dall’Unione Europea avrà un’immediata ricaduta in termini di ulteriore innalzamento degli obiettivi previsti dalla Strategia Nazionale”.

In questo contesto, cosa dovrebbe fare il nuovo governo per spingere sull’acceleratore delle rinnovabili e aiutare le aziende a raggiungere i nuovi obiettivi che, come ha appena affermato, sono abbastanza ambiziosi?

“Dal punto di vista di un operatore che investe sul fotovoltaico, noi riteniamo che ci siano due filoni di azione molto importanti che consentiranno di raggiungere gli obiettivi. Da un lato occorre favorire tutte le attività che consentano il mantenimento in esercizio, alle migliori condizioni possibili, del parco esistente. Noi oggi abbiamo un parco impianti di circa 20 GW e devono dunque essere effettuate tutte le azioni necessarie a mantenere questi 20 GW al livello di rendimento più alto il più a lungo possibile. Dico questo perché attualmente c’è una preoccupazione di fondo: gli impianti sono stati costruiti in tempi molto stretti nel momento in cui si poteva usufruire del programma europeo di incentivi Conto Energia che ha fortemente supportato gli investimenti sul fotovoltaico. Non tutti gli impianti quindi sono stati costruiti al meglio delle condizioni tecniche e non tutti oggi sono mantenuti bene. Quello che temiamo in ottica prospettica è che alla scadenza dei Conti Energia, cosa che accadrà più o meno tra una quindicina d’anni, ci sia il rischio non dico di un’abbandono ma di una mala gestione degli impianti fotovoltaici. Il che significa che la potenza rimarrà sempre a 20 GW, ma il rendimento sarà molto più basso.

Il secondo filone d’azione di cui parlavo prima riguarda invece il repowering degli impianti esistenti che deve essere supportato e favorito. A parità di impatto ambientale e di utilizzo del territorio, occorre far sì che su quello stesso terreno sia possibile installare pannelli fotovoltaici di maggiore potenza”.

Rimanendo su questo tema, dato che in Italia non si possono fare nuovi impianti a terra, il repowering è sufficiente per arrivare ai nuovi target o servono maggiori impulsi?

“Mantenere in piedi gli impianti attuali e fare il repowering degli stessi è necessario ma non è sufficiente. Bisogna favorire nuove installazioni sia di impianti utility scale che accedono alla rete dell’energia elettrica sia di impianti di piccole e medie dimensioni che possono essere costruiti seguendo una logica di autoconsumo.

Servono quindi nuovi impianti anche se non è immediato far ripartire nuovi investimenti sul fotovoltaico. Lo dico in particolare su utility scale perché il macrocontesto è positivo, ma ci sono una serie di meccanismi normativi e regolatori su cui bisogna ancora lavorare prima di avviare la stagione degli investimenti”.

Quindi, a suo parere, c’è spazio per nuovi impianti in Italia e non bisogna andare necessariamente all’estero?

“Si, c’è spazio in Italia. Figuriamoci che il nostro paese dal punto di vista dell’irraggiamento solare ha un valore superiore del 20% rispetto alla media europea. L’Italia è, banalmente parlando, il paese del sole e sarebbe dunque assurdo non sfruttare al massimo questa risorsa naturale che noi possediamo molto più di altre Nazioni”.

Cambiando argomento, EF Solare Italia ha aderito alla nuova piattaforma lanciata da Gse per monitorare gli impianti. Questo nuovo strumento può avere anche un impatto sulla concorrenza, spingendo verso una maggiore efficienza?

“Assolutamente sì, secondo noi l’iniziativa di Gse è meritoria, soprattutto perché, lo ribadisco, il portafoglio di impianti fotovoltaici italiani è caratterizzato da un assetto proprietario molto frammentato, parliamo per gli impianti utility scale di qualche migliaio di operatori. Quindi avere a disposizione uno strumento che consenta a questi operatori di conoscere i rendimenti migliori degli impianti, di poterli raffrontare è sicuramente utile. Ritengo d’altra parte che non basta il confronto, ma serve anche avere un forte know how industriale e una forte solidità economica per investire e migliorare i rendimenti”.

Lo scorso aprile avete siglato con le banche un accordo di rifinanziamento per circa un miliardo di euro. Quanto di questa cifra pensate di destinare a investimenti sulla crescita?

“Più o meno il 20% della linea è destinata ad essere utilizzata per nuovi portafogli che stiamo acquistando o che abbiamo già acquistato, il resto servirà a rifinanziare una parte importante del nostro portafoglio”.

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