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Economia circolare: Italia cresce nel riciclo dei rifiuti

Esce il primo Rapporto curato da Enea e Circular economy network – Nonostante i buoni risultati di aziende orientate anche alla sostenibilità centrale il ruolo delle Regioni – Appello alla politica per fiscalità e incentivi.

Economia circolare: Italia cresce nel riciclo dei rifiuti

Avanti, ma con tanto altro da fare. L’Italia va in testa alla classifica europea per il riciclo e la circolarità economica dei rifiuti, ma deve crescere ancora ,in particolare, sui criteri end of waste “caso per caso”. Secondo l’Enea e il Circular economy Network, il nostro Paese ha totalizzato 103 punti nella classifica continentale.  Punti calcolati sull’indice complessivo di circolarità. Tradotto significa che l’Italia ha avuto buone pratiche nell’uso efficiente delle risorse, nell’ utilizzo di materie primenel consumo e gestione rifiuti. Il primo Rapporto nazionale sull’economia circolare ha stabilito che il riciclo dei rifiuti urbani nel 2016 è stato del 45,1%, in linea con la media europea. Dietro l’Italia c’è la Germania. Analizzando, però, tutti i tipi di rifiuti la percentuale di riciclo in casa nostra balza al 67%, superiore di 12 punti alla media europea, ferma al 55%. Attenzionequella italiana non può dirsi ancora economia pienamente sostenibile – ciclo rifiuti incluso – anche se aziende importanti come Terna, Pirelli, Enel , Eni quest’anno hanno avuto riconoscimenti internazionali per i loro business. 

I processi industriali e civili producono rifiuti che vengono ancora smaltiti in discarica. Seppur ridotti del 25% siamo molto dietro a Germania, Francia e Regno Unito, scrive il sito ricicla news. Le Regioni italiane restano l’anello debole della catena di un valore che potrebbe essere altissimo se solo abbattessero la burocrazia e mettessero rapidamente mano a nuovi impianti. E’ a loro che il Circular Economy Network si rivolge quandchiede di stabilire i criteri di efficienza “caso per caso”Dobbiamo lavorare per rafforzare le buone posizioni raggiunte, dicono, facendo in modo che le istituzioni e le aziende riescano a lavorare in maniera sempre più sinergica. Più volte l’industria italiana ha fatto proposte per superare ostacoli e rendere più snelli i processi. Con il progetto Industria 4.0 di Calenda si interveniva sulle filiere produttive più impattanti. 

L’Italia vanta sicuramente risultati vista la rilevanza che l’economia circolare ha avuto e ha nel nostro Paese ,spiega Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network .Dobbiamo ,però, impegnarci a tenere alto il livello delle nostre performancesServono un piano e una strategia nazionale, che permetta ai numerosi progetti industriali in attesa di autorizzazione di partireBastano questi correttivi, che peraltro all’orizzonte non si vedono? Finiranno le dispute al centro e in periferia, con l’industria nel mezzo, i bilanci a soffrirne per i costi e le norme cavillose ? L’analisi dei dati del Rapporto sfocia in segnali alla politica. Deve avere una visione più dinamica puntando sulla fiscalità, sugli incentivi all’innovazione, sulle infrastrutture, sul coinvolgimento di tutti per andare, come dice Ronchi, verso una vera e totale economia circolare. Chiarire l’equivoco di pensare alla circolarità delle produzioni di beni e servizi come un comparto, un pezzo del sistema economicoL’orizzonte deve essere invece un nuovo modello economico, organizzato, di crescita su cui investire risorse finanziare ed umane

Per non ostacolare il processo del riciclo  spiega infine il Rapporto  – che coinvolge oltre 7 mila impianti in Italia, date le continue innovazioni di tecnologie e di tipologie di rifiuti trattati, è indispensabile che le Regioni autorizzino, anche in via complementare, le strutture necessarie. Dai territori può venire la spinta a crescere ancora quest’anno e superare le 96 mila tonnellate di materiali riciclati ne2017. Una sfida che si può vincere.

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