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Economia circolare: 6 settori per la lotta al cambiamento climatico

La lotta al clima ha bisogno dell’economia circolare. Senza non si potranno centrare i target di decarbonizzazione. Lo documenta il nuovo Quaderno dell’Alleanza per l’Economia Circolare presentato oggi a Milano da Giacomo Salvatori di Agici Finanza d’Impresa

Economia circolare: 6 settori per la lotta al cambiamento climatico

Il rafforzamento dell’economia circolare è fondamentale nella lotta al cambiamento climatico. Senza un rafforzamento dell’economia circolare, non si centreranno i target di decarbonizzazione. L’unico modo per ridurre il riscaldamento globale e raggiungere una neutralità climatica entro il 2050 è infatti quello di attivare i processi di economia circolare nei settori chiave dell’economia come food, chimica, trasporti, moda e tessile, energia e utility, costruzioni. Così facendo, si potranno anche abbattere i costi della decarbonizzazione grazie a strategie che richiedono un livello totale di investimenti annuali inferiore del 5-8% rispetto a quello degli altri scenari con lo stesso livello di riduzione di emissioni.

Questi i temi al centro dell’analisi del nuovo Quaderno dell’Alleanza per l’Economia Circolare “Economia circolare e mitigazione del cambiamento climatico”, che raccoglie le stime degli ordini di grandezza delle emissioni climalteranti e dei relativi potenziali di abbattimento in tutti i settori, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili. Il  rapporto è stato presentato oggi da Giacomo Salvatori di Agici Finanza d’Impresa alla presenza di molti rappresentanti dell’Alleanza per l’Economia Circolare tra cui Anna Villari di A2A, Fabrizio Iaccarino di Enel Italia, Filippo Bocchi del Gruppo Hera e Carlo Nicolais del Gruppo Maire Tecnimont. “Obiettivo dell’iniziativa, fornire strumenti di approfondimento al processo decisionale del Summit sul clima, che si apre alla fine di settembre a Milano con la pre-COP26 per poi approdare alla Conferenza di Glasgow di inizio novembre”, si legge nella nota di Agici.

Lo studio sottolinea come la combinazione tra economia circolare e cambiamenti negli stili di vita rappresenta una strategia di mitigazione efficace sia in termini di riduzione delle emissioni che in termini di costi. Secondo l’Agenzia Ambientale Europea le azioni circolari nei settori non energetici “possono avere un impatto prezioso sulla riduzione dei gas serra in tutti i settori”, destinati ad aumentare nel tempo: il potenziale di abbattimento è stimato al 2-4% al 2030 e a circa il 10-18% al 2050.

Ogni tonnellata di plastica rigenerata porta a risparmi equivalenti alle emissioni annuali di un’auto, mentre una riduzione nell’estrazione globale di materie prime pari al 28% può portare a un abbattimento del 63% delle relative emissioni e a una crescita economica del 1,5%. Tenendo in considerazione i soli obiettivi di riciclo, Bruxelles prevede una riduzione di 477 milioni di tonnellate di gas serra legata al raggiungimento degli obiettivi europei introdotti nel 2015.

Partendo da queste stime, nel Quaderno su “Economia circolare e mitigazione del cambiamento climatico” preparato da Agici, il gruppo di lavoro dell’Alleanza per l’economia circolare ha individuato per i settori food, chimica, trasporti, moda e tessile, energia e utility e costruzioni alcune strategie prioritarie, e ha raccolto le relative stime degli ordini di grandezza delle emissioni climalteranti e dei relativi potenziali di abbattimento.

Giacomo Salvatori, coordinatore dello studio, afferma: “La nostra ricerca dimostra che in ogni settore industriale esistono strategie che possono coniugare efficienza nell’uso delle risorse materiali, riduzione delle emissioni climalteranti ed efficienza economica: il vero punto d’incontro di economia circolare e mitigazione del cambiamento climatico. C’è però ancora molto da fare per quantificare l’effettivo potenziale di riduzione delle emissioni di queste strategie, che va valutato caso per caso, e per identificare le politiche che possono abilitare la circolarità come strumento chiave in vista dell’obiettivo di neutralità climatica al 2050”.

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