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Draghi, road map: prima la fiducia, poi i sottosegretari

Dopo il burrascoso avvio tra le polemiche sulla chiusura degli impianti da sci, il premier Mario Draghi si presenta mercoledì in Parlamento per chiedere la fiducia e illustrare la linea del Governo facendo appello all’unità – Poi la scelta dei viceministri e sottosegretari

Draghi, road map: prima la fiducia, poi i sottosegretari

La road map è chiara: mercoledì discorso programmatico e voto di fiducia al Senato, giovedì si replica alla Camera. Dopo di che, si passerà alla scelta di viceministri e sottosegretari – su cui i partiti avranno verosimilmente mano libera – e il nuovo governo sarà finalmente nella pienezza dei poteri. In queste ore, Mario Draghi sta limando gli ultimi dettagli di ciò che intende dire ai parlamentari. Secondo indiscrezioni riportate da Repubblica, dovrebbe trattarsi di un discorso più che mai sintetico: non più di 20-30 minuti.

Il punto di partenza sarà molto probabilmente un appello all’unità: una sorta di premessa per sottolineare che il nuovo Esecutivo nasce intorno a pochi obiettivi condivisi da tutti e che le frizioni tra i partiti – già emerse lunedì sulla chiusura degli impianti da sci – non devono rappresentare un ostacolo lungo questo cammino. Senza unità, infatti, non sarà possibile affrontare le due grandi emergenze che tutti riconoscono come prioritarie: la lotta contro il Covid e la risposta alla crisi economica innescata dalla pandemia.

Draghi ribadirà poi i tre pilatri culturali su cui poggia il suo mandato, già sottolineati con chiarezza durante le consultazioni con i partiti:

  1. europeismo: perché non esiste futuro per l’Italia se non all’interno dell’Ue, alla quale è anzi opportune cedere ulteriori quote di sovranità;
  2. atlantismo: la relazione con gli Stati Uniti non va preservata solo in ottica commerciale o militare, ma soprattutto politica;
  3. ecologismo: l’emergenza ambientale richiede azioni urgenti che possono essere sfruttate per creare sviluppo.

Sul versante più strettamente economico, il primo compito del governo Draghi sarà il completamento (o meglio, la riscrittura) della bozza di Recovery Plan ereditata dall’esecutivo giallorosso. Il Presidente del Consiglio aumenterà di sicuro le risorse destinate alla Sanità e affiancherà al programma una struttura di governance in grado di aggirare le inefficienze della burocrazia italiana. Il piano dovrà essere consegnato entro aprile alla Commissione europea, che impiegherà poi 2-3 mesi per valutarlo ed eventualmente dare il via libera alla prima tranche di aiuti (per l’Italia il 13% dei 209 miliardi totali, vale a dire circa 27 miliardi).

Ma l’accesso Recovery impone a governo e Parlamento di varare anche le riforme strutturali indicate dall’Europa nelle ultime Raccomandazioni al nostro Paese. Su questo fronte, Draghi darà la priorità a tre dossier:

  1. riforma fiscale: per correggere non solo gli scaglioni Irpef, ma l’intero sistema tributario, nel rispetto del principio costituzionale della progressività;
  2. riforma della giustizia: con particolare riferimento al processo civile e alle procedure fallimentari, per rimuovere due dei principali ostacoli che scoraggiano gli investimenti esteri in Italia;
  3. riforma della Pubblica amministrazione: per rendere più efficiente la macchina dello Stato con quella rivoluzione digitale che finora nessuno è riuscito a innescare.

All’interno di questa cornice generale, il governo dovrà poi occuparsi della coesione sociale con una serie d’interventi anticrisi:

  • sostegno a chi ha perso il lavoro;
  • riforma degli ammortizzatori sociali;
  • rafforzamento delle politiche attive per il lavoro;
  • incremento dei percorsi formativi, anche con massicci investimenti sulla scuola.

Infine, per quanto riguarda la comunicazione, le linee guida di Draghi alla sua squadra sembrano chiare: “Parleremo solo quando ci sarà qualcosa da dire”. Rimane da capire se e quanto i ministri saranno disponibili a rispettare questa direttiva.

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