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Draghi in Bocconi (con Monti): Il consolidamento deve essere basato sul calo della spesa corrente

Il presidente della Bce è intervenuto oggi all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università Bocconi – “È essenziale che il processo di consolidamento sia credibile, irreversibile e strutturale” – Presente il premier Mario Monti: “L’attività di governo è rivolta ai giovani” – Per Draghi ai governi spetta il compito di ritrovare la credibilità

Draghi in Bocconi (con Monti): Il consolidamento deve essere basato sul calo della spesa corrente

“Il consolidamento deve essere basato sul calo della spesa corrente e non sull’aumento delle tasse. È essenziale che il processo sia credibile, irreversibile e strutturale perché abbia effetto sullo spreqad”. Mario Draghi parlato chiaro sulla propria ricetta per la crescita. E lo ha fatto intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 dell’Università Bocconi alla presenza del Mario Monti, dove il premier ha studiato insegnato e poi ha assunto la presidenza nel 1994 (al momento sospesa per gli incarichi di governo). “L’attività di governo, in questo momento di grave difficoltà, che non è ancora superato ma che è in corso di superamento, è un’attività rivolta ai giovani» ha sottolineato Monti chiamato a intervenire, fuori programma, alla fine della cerimonia, aggiungendo che “anche gli studenti devono essere disposti a mettersi in gioco dando un contributo di fiducia al loro Paese”.

Nell’ampia aula magna dell’ateneo milanese gremita di accademici, ex studenti, giornalisti, Draghi ha parlato come al solito con piglio deciso ma anche venato da un certo ottimismo. “Confido che l’Europa emergerà rinvigorita” da questa crisi, ha detto. Allo stesso tempo ha ribadito che la Bce non si può sostituire all’azione dei Governi nazionali: “A loro spetta il compito di ritrovare la credibilità, di dissolvere le incertezze che perdurano sui mercati e i timori dei cittadini”. Un discorso dal consueto piglio deciso, che ha passato in rassegna le cause della crisi e le azioni che sono state intraprese spiegandone le motivazioni e rassicurando sulla loro bontà. “L’anno che sta per chiudersi verrà ricordato non solo per gli effetti della crisi del debito e dell’indebolimento dell’economia ma anche per le risposte che Bce, Unione e Stati hanno preso”.

Draghi ha ricordato i vari interventi della Banca centrale, gli Ltro ma anche l’ampliamento sui collaterali accettati per accedere ai finanziamenti. Tutto questo però non è bastato: in circostanze normali ciò si sarebbe trasmesso alle famiglie e alle imprese dell’area euro. Invece si sono avuti risultati diversi nei vari Paesi con il risultato che l’accesso al credito è dipeso più dalla residenza che dal reale merito di credito e qualità dei progetti. Certo, “i tassi d’interesse non possono e non devono essere identici – ha detto Draghi – ma non è accettabile avere disparità rilevanti a causa della frammentazione del sistema finanziario e della presunta disgregazione dell’area dell’euro”. Ecco perché la Bce è scesa in campo con il programma Omt che, ha assicurato ancora una volta il presidente dell’Eurotower, “non mette a repentaglio l’indipendenza della Bce”. Anzi, ”il fatto che i governi debbano attenersi a determinate condizioni, in realtà, proteggerà la nostra indipendenza: la Bce non si vedrà costretta a intervenire a causa di inadempienze da parte della politica”. Draghi ha poi voluto sgombrare ancora una volta il campo da preoccupazioni sul fatto che l’Omt causi inflazione: “Le nostre operazioni sono state modulate per far sì che i loro effetti sulle condizioni monetarie siano nulli. Per ogni euro immesso, vi sarà un euro ritirato”. ‘Peraltro – ha quindi sottolineato – non abbiamo evidenza che l’annuncio del programma di Omt si sia riflesso sulle aspettative di inflazione. Le attese di inflazione continuano a essere saldamente ancorate”. Così come non implica finanziamenti agli Stati: “I nostri interventi sono stati concepiti proprio per evitare tali esiti. Saranno eseguiti solo sui mercati secondari, in cui sono negoziate obbligazioni gia’ emesse”, ha detto. Per Draghi è importante far capire che la “stabilità finanzaria è nell’interesse di tutti e in primis dei paesi creditori”.

D’altra parte òa Bce ha solo preso tempo, ma non infinito. “L’obiettivo finale è l’unione politica, un’Europa stabile e integrata con un destino comune. Ci vorrà molto tempo, lungo un percorso incerto. Ma nel frattempo sarebbe un errore non agire”, ha detto Draghi.
Molto è già stato fatto: i governi hanno attuato interventi correttivi dei conti pubblici; con il fiscal compact si è sancito il principio del pareggio di bilancio nelle legislazioni nazionali; con il meccanismo di stabilità si è offerta la possibilità di un’assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà, per contenere il contagio della crisi. E alle misure non convenzionali di politica monetaria della Bce si affiancherà l’unione bancaria, una struttura europea unica di vigilanza bancaria. ”è essenziale – ha detto Draghi – che tutti i soggetti che contribuiscono all’ampio e articolato percorso di riforma dell’Europa mantengano gli impegni presi. Dobbiamo procedere lungo questa via con calmo pragmatismo, chiedendoci quali siano i requisiti minimi per completare l’Unione economica e monetaria. Sono tutti alla nostra portata, comprese le riforme fiscali e le politiche strutturali per la competitività e la crescita”. Con un richiamo all’etica e alla costituzione dell’Unione, ripreso poi dallo stesso Monti: “nessun paese è legittimato a condurre politiche che danneggino gli altri membri della comunità di cui fa parte. La costruzione di un’architettura istituzionale europea basata su questo fondamento non risponde solamente a un’istanza di responsabilità. Senza la condivisione della sovranità nazionale a livello europeo la stessa sovranità dei singoli Stati è in pericolo”. Draghi cita anche Zygmunt Bauman che ha scritto: la casa europea non va a detrimento delle culture nazionali, ma provvede a una sorta di tetto comune a tradizioni, valori, differenze locali. E il paradosso è che ogni singolo paese è molto più a rischio di perdere la sua identità specifica, se si espone senza protezione, cioè senza questo scudo europeo, alle forze globali che sono violentemente e spudoratamente sovranazionali, ignorando i temi e le specificità locali.

Infine il presidente dell’Eurotower torna sul concetto di irreversibilità dell’euro, citando un aneddoto su Tommaso Padoa Schioppa, scomparso alla fine del 2010 a cui la Boccini ha oggi dedicato una nuova cattedra finanziata dalla Bce (per portare in Bocconi ogni anno un accademico di alto livello internazionale in Bocconi per attività di studio e insegnamento, che quest’anno è stata assegbnata ad Alberto Alesina. “Come sapete, negli ultimi mesi ho ribadito il principio dell’irreversibilità dell’euro – ha detto Draghi – E questo è proprio il senso di una delle più note arguzie di Tommaso. Nel 2004 parlando dell’emu, che è l’acronimo di Economic and Monetary Union, rilevò che questo è anche il nome di un uccello australiano simile allo struzzo. E aggiunse: ”Nessuno dei due può andare a ritroso”.

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