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Dopo Google in pista anche la Francia: a quando l’auto senza conducente?

Mentre la Google Car si rivela “troppo sicura” per adeguarsi al traffico cittadino, anche la Francia entra nella sfida delle auto senza conducente: il 14 il ministro Macron proverà la nuova Citroen C4 Picasso, gioiello del gruppo PSA – Per la commercializzazione serve ancora tempo: va riscritto il codice della strada – Il nodo assicurativo.

Dopo Google in pista anche la Francia: a quando l’auto senza conducente?

L’auto senza conducente muove i primi passi e già si fronteggiano i colossi, tra Web e industria. Nel bel mezzo del work in progress della Google Car, ci sta provando anche la Francia, che il 14 settembre farà salire il ministro dell’Economia Emmanuel Macron (e forse anche il premier Manuel Valls) a bordo della Citroen C4 Picasso, prima smart car transalpina firmata dal gruppo PSA, alla quale farà seguito anche il nuovo modello della Renault, la Next Two. Ma come ammette lo stesso Vincent Abadie, responsabile del progetto di PSA, “non possiamo lanciare un veicolo che sia sicuro nel 98% dei casi. Dobbiamo essere in grado di gestire l’insieme delle situazioni”.

A quanto pare, però, neanche un’auto pronta al 100% può dirsi perfetta per debuttare nel traffico cittadino. O forse lo è troppo. La notizia arriva dagli Usa e riguarda proprio la Google Car. Guardando il bicchiere mezzo pieno, il bilancio degli ultimi test è anche positivo: la Google Car funziona. Ma paradossalmente funziona troppo bene per adeguarsi alle “giungle” urbane delle grandi città del mondo. Come ha detto al New York Times Donald Norman, il direttore del Design Lab dell’Università della California, “il vero problema è che sono troppo sicure, queste auto devono imparare ad essere aggressive nella giusta dose. E la giusta dose dipende dalle differenti culture”.

Dal 2009 a oggi i test sull’auto che si guida da sola hanno fatto registrare solo 16 incidenti, e tutti sono stati causati dall’errore di un uomo. Uno dei casi più frequenti è quello delle strisce pedonali, che notoriamente non vengono rispettate in maniera così pedissequa dai guidatori in carne e ossa: appena percepisce un pedono, la macchina intelligente rallente, e l’automobilista dietro gli va addosso. Bisognerà insomma spiegare a questa auto che entrare in un incrocio a Mumbai, Londra, Napoli sono cose ben diverse. Nel quartiere Shibuya di Tokyo, per esempio, c’è quello che viene considerato l’attraversamento pedonale più complicato del mondo: con il verde possono riversarsi sull’incrocio anche mille persone alla volta.

Un bel problema, ma non l’unico. C’è poi la questione regolamentare e assicurativa: in che modo queste auto potranno mai circolare liberamente nelle città, e soprattutto come si stabilirà la responsabilità in caso di incidente, visto che il conducente non è una persona fisica ma un software? In Francia ci stanno già pensando, e intanto il ministero dell’Economia ha dato il via libera a un’ordinanza che faciliterà lo svolgimento di test anche nei centri urbani e che consentirà entro fine anno il debutto sul “péripherique” (il Grande Raccordo Anulare di Parigi) dei nuovi modelli, accompagnati da un conducente specializzato pronto a intervenire in caso di necessità. Ma per la commercializzazione ci vorrà ancora tempo: come ricorda il quotidiano francese Les Echos, la Convenzione di Vienna (in fase di aggiornamento ma ad oggi ancora vigente) prevede che il conducente non solo sia presente, ma tenga anche le mani costantemente sul volante. 

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