Condividi

Dopo Brexit, occhi puntati sulla Bank of England

Forte attesa per le decisioni della BoE che impatterà sulle strategie delle banche centrali in Europa e Usa – A Piazza Affari banche sempre sotto osservazione e in potenziale altalena mentre si avvicina la soluzione per Mps – Zanetti fa shopping in Portogallo – Duello Rcs alle battute finali

Dopo Brexit, occhi puntati sulla Bank of England

Dopo quattro giorni al galoppo, il Toro si è concesso una pausa in attesa della prima, grande decisione delle banche centrali dopo la Brexit. Oggi il board della Bank of England procederà a tagliare i tassi di un quarto di punto (opzione più probabile) per fronteggiare il rischio recessione. La scelta, che coincide con il primo giorno a Downing Street del nuovo premier Theresa May, avrà un grande impatto sui mercati: al di là degli effetti immediati su Londra, perché la mossa servirà a capire anche gli orientamenti della Fed e delle altre banche centrali, ormai prigioniere del denaro a basso costo: nell’ottobre del 2008 i tassi inglesi erano al 5% per poi scendere, all’apice della grande crisi, nel 2009, allo 0,5%. Oggi si scende ancora.

RIFLETTORI ACCESI SULLA TRIMESTRALE DI JP MORGAN

In attesa che arrivi finalmente una decisione sulle misure da adottate per le banche europee (non solo italiane), l’attenzione dei mercati si concentrerà oggi su Wall Street. Con la pubblicazione della trimestrale di JP Morgan entrerà nel vivo la stagione delle trimestrali Usa. Le previsioni parlano di un calo medio dei profitti nell’ordine del 5%, ma i mercati si aspettano anche segnali positivi sul fronte della ripresa, come dimostra la tenuta delle Borse sui massimi.

I mercati Usa, pur in frenata, si concedono nuovi record. Sia il Dow Jones (+0,13% a 18.372,12 punti) che l’indice S&P (+0,01% a 2.152,43) hanno aggiornato i recenti primati. Il Nasdaq (-0,34%) resta comunque sopra quota 5 mila (5.005,73).

I listini tengono nonostante l’improvviso scivolone del petrolio, travolto da un’ondata di vendite: il Wti ha perso il 4,4%, a 44,75 dollari al barile, analoga la discesa del Brent (stamane in lieve recupero). La discesa ha preso velocità dopo la pubblicazione del dato sulle scorte settimanali Usa. In particolare, torna a muoversi lo shale oil americano: grazie all’innovazione tecnologica il costo di estrazione si è di nuovo sensibilmente abbassato.

CONTINUA IL RIALZO DI TOKYO, DEBOLE LA CINA

Rallenta stamane anche la corsa dei mercati asiatici. Tokyo, in attesa delle mosse della Banca centrale (il d-Day è fissato per il giorno 29) mette comunque a segno il quarto rialzo consecutivo (+0,6%), accompagnato da un modesto calo dello yen. Contrastate le altre Borse della regione, con ribassi inferiori all’1%. A sorpresa la Malaysia ha tagliato i tassi di un quarto di punto.

MILANO -1,15%, LA PIAZZA PEGGIORE. INFLAZIONE -0,4%

Dopo quatto sedute di rialzo anche in Europa è suonata ieri l’ora delle prese di beneficio. Ne ha fatto le spese più di tutti Piazza Affari, legata a filo doppio al nodo del risanamento delle banche. A Milano l’indice Ftse Mib ha perso l’1,15%, a quota 16.528, la peggior performance del Vecchio Continente. Nelle precedenti quattro sedute il benchmark di Piazza Affari aveva messo a segno un guadagno di quasi il 9%.

Sul fronte macroeconomico, sul listino milanese hanno pesato anche i dati sull’inflazione resi noti stamane dall’Istat, numeri che evidenzino come l’indice dei prezzi al consumo, attestatosi a -0,4% su base annuale, continui a viaggiare su valori sotto lo zero.

Contrastate comunque anche le altre Borse europee: Francoforte -0,33% e Madrid -0,38%, mentre ha resistito Parigi (+0,09%). In ribasso anche Londra (-0,15 %). La sterlina ha perso terreno sul dollaro, chiudendo a 1,314. Nella nuova squadra di governo, Philip Hammond lascia la poltrona di ministro degli Esteri per diventare nuovo ministro dell’Economia al posto di George Osborne, mentre le poltrona lasciata libera da Hammond viene presa da Boris Johnson.

La percentuale degli azionisti di Deutsche Boerse favorevoli alla fusione con il London Stock Exchange ha superato ieri il 50%. Lse controlla Borsa Italiana, Mts, Monte Titoli e Cassa di Compensazione e Garanzia. L’emergenza non è ancora finita, a giudicare dall’andamento di alcuni “porti sicuri”. Torna a crescere l’oro a 1343 dollari l’oncia (+12 dollari).

RENDIMENTI IN CALO PER BUND E GILT, BTP TRIENNALI SOTTO ZERO

Gli operatori scommettono sull’effetto domino innescato dal calo dei tassi inglesi. È salito così anche il rendimento dei titoli di Stato tedeschi e americani. Il T-Bond decennale scivola a 1,47% (-4 bp). La Germania ha venduto 4,038 miliardi di euro del nuovo Bund decennale, il primo offerto a cedola zero. Il titolo ha segnato un rendimento negativo dello 0,05%. Intanto il Gilt inglese torna ad avvicinarsi ai minimi storici. Da gennaio il mercato delle obbligazioni index linked inglese ha generato un rendimento del 20%: un risultato che non era stato previsto da nessuno.

Pieno successo dell’asta di metà mese dei titoli a medio-lungo termine: Il Tesoro italiano ha collocato ieri 7,5 miliardi di Btp a 3, 7, 15 e 20 anni, con rendimenti in calo e ai minimi storici su tutte le scadenze ad eccezione della triennale (-0,04%). Il decennale italiano resta prossimo al recente minimo di 1,12%, il livello più basso da marzo dell’anno scorso.

DALLA BUNDESBANK UNA FRENATA SULLE BANCHE

Dopo la schiarita di martedì, un nuovo temporale. L’altalena di dichiarazioni sul tema delle sofferenze bancarie italiane, così popolare di questi tempi in Germania, ha registrato ieri l’uscita del falco Andreas Dombret, membro del board della Bundesbank, il quale ha avvertito che Brexit “non può diventare la scusa per dribblare le regole sulla stabilità finanziaria che abbiamo da poco introdotto in Europa”. Dombret è il responsabile della vigilanza bancaria. Un altro altolà è arrivato direttamente dalla Bce: per Ignazio Angeloni, uno dei responsabili della supervisione sulle banche, le regole esistenti, compreso il bail in, “non dovrebbero essere sospese ma anzi applicate nella loro interezza”.

MPS, S’AVVICINA LA SOLUZIONE ATLANTE-JP MORGAN

La frenata in arrivo da Bruxelles (e Francoforte) non ha impedito a Monte Paschi di compiere un nuovo, significativo passo in avanti: +6% a 0,33 euro, miglior blue chip di giornata. Si profila, tra non poche difficoltà, la cartolarizzazione di crediti deteriorati dal valore nominale di 10 miliardi su cui potrebbe essere applicata una forma di garanzia statale. A guidare l’operazione sarà un nuovo fondo Atlante dedicato al solo acquisto di Npl, in alleanza con la Cassa Depositi e Prestiti e la Società per la gestione di attività (Sga).

La presenza di soci privati è indispensabile perché il solo apporto di contributori pubblici renderebbe l’azione del nuovo fondo un aiuto di Stato. L’operazione potrebbe così coinvolgere anche JP Morgan, che dovrebbe curare sia la struttura generale dell’operazione sia il collocamento dei titoli agli investitori. Mediobanca, che sta cercando altri investitori, potrebbe essere scelta come advisor finanziario. Il piano dovrebbe aver ricevuto l’avallo ufficioso di Angela Merkel, disponibile a tollerare un’eccezione all’architettura generale dell’Unione Bancaria.

Difficoltà per le altre banche, che, con l’eccezione di Carige (+4,2%), hanno ritracciato dopo i forti progressi di martedì.

FRENA UNICREDIT, VERSO LA CESSIONE DI UNA QUOTA IN TURCHIA?

Unicredit ha chiuso in calo del 3,8% all’indomani della vendita del 10% della controllata polacca Pekao, operazione che va ad aggiungersi alla vendita della quota in Fineco. Ma il mercato già s’interroga sulle prossime mosse di Jean-Pierre Mustier. Secondo JP Morgan la vendita di una quota del 10% nella turca Yapi Kredi “potrebbe generare 17 punti base” da destinare al rafforzamento del Cet1, pur generando una riduzione del 5% dell’utile per azione. Più pesanti le perdite degli altri istituti: Banco Popolare -6,6%, Ubi Banca -6%, Banca Popolare dell’Emilia Romagna -5%.

GIÙ LEONARDO, CONTINUA IL RALLY DI SAIPEM

Tra gli industriali ha chiuso in perdita Leonardo (-1,7%), nonostante il flusso di notizie positive sui molti ordini annunciati durante il Farnborough Air Show. Ultimo tra questi l’accordo, attraverso la controllata tedesca Selex Es, con il Governo canadese per la fornitura di una rete nazionale di radar meteorologici ad Environment and Climate Change Canada, l’ente per le politiche e i programmi di tutela dell’ambiente. Banca Imi (buy) e Mediobanca Securities (outperform) confermano la visione positiva sul titolo.

In lieve calo Stm (-0,37%): Liberum Capital ha alzato la raccomandazione da hold a buy, con prezzo obiettivo che sale da 6,5 a 7 euro. Battuta d’arresto anche per Fiat Chrysler (-1,75%) e Ferrari (-2,40%). A Piazza Affari Eni ha perso l’1,2%. La brusca frenata del Brent (-4,5% a 46,30 dollari) non ha impedito a Saipem di mettere a segno il quinto rialzo di seguito (+2,6%). Il consenso degli analisti sul titolo è migliorato: su 29 esperti censiti da Bloomberg è salito a 8 il numero di coloro che consigliano l’acquisto. Target medio a 0,41 euro.

TONFO DI TELECOM, GUIZZO DI EI TOWERS

Da segnalare il tonfo di Telecom Italia (-5% a 0,6590 euro), dopo il +4,5% di martedì. Moody’s ha confermato il rating BA1 con Outlook negativo. Il broker francese Oddo ha tagliato la raccomandazione da Buy a Reduce (alleggerire), abbattendo il prezzo obiettivo a 0,52 euro da 1,20 euro. Si tratta del giudizio più basso da quando gli analisti hanno cominciato a seguire la società nel 2011. Giudizio prudente anche per Barclays, che ha ribadito l’Underperform con prezzo obiettivo confermato a 0,74 euro.

In ribasso anche Mediaset (-1,87%): Mediobanca Securities ha abbassato il prezzo obiettivo a 4,54 da 5,13 euro, confermando comunque la raccomandazione outperform. Al contrario, chiude in forte rialzo Ei Towers (+6,3%): gli analisti di Mediobanca Securities si attendono per il trimestre ricavi in crescita del 5% anno su anno e un +13% dell’Ebitda a 31 milioni di euro.

ZANETTI (CAFFÈ) FA SHOPPING IN PORTOGALLO

Sul resto del listino si segnala M. Zanetti (+0,26%). Exane ha confermato la raccomandazione neutral e il prezzo obiettivo a 8 euro dopo l’acquisizione di Nutricafes, uno degli operatori principali nel mercato del caffè portoghese. In rialzo il lusso dopo le indicazioni positive sui ricavi in arrivo da Burberry: Ferragamo +2,4%, Luxottica +3,04%.

DUELLO RCS: NEXTAM SI SCHIERA CON CAIRO

Prosegue in Borsa e fuori il duello su Rcs (+0,25% a 0,99 euro). Sul fronte dei numeri, le adesioni all’offerta di Imh (Investindustrial, Diego Della Valle, Mediobanca, Pirelli e UnipolSai) sono state pari al 3,94% delle azioni oggetto dell’offerta, che corrisponde al 3,047% del capitale sociale di Rcs. La cordata, già direttamente titolare del 24,77%, ha chiesto “adeguata ed esaustiva informativa” al mercato sul 9,43% di adesioni all’Opas di Urbano Cairo (il dubbio riguarda se sia già stata conteggiata la quota di Intesa). L’offerta dell’editore piemontese ha raggiunto l’11,29% del capitale.

In serata è arrivata anche l’adesione all’Opas di Nextam Partners e dei fondi Antares (all’incirca il 3%), accompagnata dalla motivazione del gestore Nicola Ricolfi: “Ho deciso di aderire all’offerta promossa da Cairo non tanto sulla base dei due piani concorrenti – in questi casi non mancano mai piani di aumento dei ricavi e riduzione dei costi, che fanno la gioia dei consulenti ma assai raramente quella degli investitori – ma piuttosto sulla base della probabilità che vengano effettivamente eseguiti. E qui mi ha guidato una constatazione elementare: la precedente compagine azionaria di Rcs, in parte riflessa in quella attuale di Imh, ha consegnato agli azionisti un ritorno medio annuo pari a -24%. Direi ai limiti del sadismo finanziario. Gli azionisti di Cairo negli ultimi dieci anni hanno invece realizzato un ritorno medio annuo pari a +10%”.

Commenta