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Diario del terremoto: un brivido continua a percorrere l’Emilia-Romagna

DIARIO FUORI DAL CORO – A rischio in particolare alcuni simboli storici e artistici dei piccoli centri, non adeguatamente tutelati: una delle scelte potrebbe essere quella di abbatterli definitivamente – Dal Mulino Parisio di Bologna alla Pinacoteca di Cento, ecco i luoghi più in pericolo.

Diario del terremoto: un brivido continua a percorrere l’Emilia-Romagna

Sono piccole scosse quelle che si succedono un’ora dopo l’altra in Emilia-Romagna, una sorta di brivido continuo che dalla terra passa a uomini e cose, creando disagio e preoccupazione, spesso aggravando il bilancio dei danni. Nelle ultime 24 ore gli eventi registrati dai geologi dell’Ingv sono 40, uno solo – scrivono – ha avuto magnitudo maggiore di 3.0, esattamente 3.2 alle 3.47 del mattino del 7 giugno. Chi vive nelle zone vicine all’epicentro ormai è sempre all’erta, sente la scossa, la “intuisce” con un vuoto nello stomaco, un capogiro. Soffrono gli esseri umani e soffrono le cose. L’Emilia è una zona ricca di torri (573) e di campanili, che sono almeno 3000, quante sono le parrocchie. E’ di questi giorni la polemica sul campanile di Poggio Renatico, che è stato fatto esplodere perché troppo compromesso e artisticamente non rilevante. E insieme ai luoghi sacri, anche molti edifici civili di carattere storico fanno fatica a stare in piedi e il loro futuro è incerto, l’unica scelta potrebbe essere quella di abbatterli definitivamente. Insomma Don Camillo e Peppone in questa occasione piangono insieme.

A Bologna in questi giorni tiene banco la polemica sul Mulino Parisio. Si tratta di una vecchia ciminiera, di uno dei mulini mossi dal Savena, l’ultimo di 5 mulini storici che ha smesso di funzionare nel 1983, ma che aveva cominciato a macinare nel ‘600. La ciminiera, sopravvissuta a guerre e  bombardamenti è una specie di grande sigaretta di mattoni, un residuo di archeologia industriale che non gode di alcuna tutela artistica, cui però i bolognesi sono affezionati. E’ un’amica di sempre, che caratterizza la bella via Toscana e che forse dovrà scomparire, perché dopo le ultime scosse è diventata pericolante e mette in pericolo un’arteria di grande traffico e il condominio adiacente.    

E la stessa fine potrebbe fare la Pinacoteca di Cento, gravata da crepe passanti, superiori ai 2 centimetri, casa storica delle opere del Guercino, il genio della pittura barocca originario del paese all’epoca parte del Ducato di Ferrara. Oggi i numerosi quadri di Giovanni Francesco Barbieri sono appoggiati a terra, nelle poche sale rimaste agibili, insieme ad altri messi in salvo dalle chiese. Ma quanto potrà durare? Insomma il lavoro da fare è enorme e non tutto si salverà: solo dopo la scossa del 20 alla Sovrintendenza sono arrivate 599 segnalazioni, su 1159 beni tutelati in regione. L’ultimo crollo è di domenica scorsa ed è la Torre dell’Orologio di Novi di Modena. E finché la terra non si ferma il lavoro di ripristino, ricostruzione e restauro non può veramente cominciare. 

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