Dopo Italia e Cina, diamo un’occhiata anche alla demografia degli Stati Uniti. Stando al censimento pubblicato il 26 aprile, nel decennio 2010-2020 la popolazione degli Usa è aumentata del 7,4%, a 331 milioni di abitanti. Può sembrare un valore alto, ma non lo è: per trovare un tasso d’incremento simile bisogna tornare indietro fino alla Grande Depressione degli anni Trenta (7,3%). Da allora, la crescita era rimasta sempre a livelli molto più alti, oscillando in media fra il 9, 7% e il 14,5%, senza contare il baby boom degli anni Cinquanta (+18,5%).
Quando si parla di Stati Uniti, però, i dati medi rischiano di essere fuorvianti, perché l’andamento demografico è fortemente disomogeneo fra le varie zone del Paese. A Sud (dal Texas alla Florida), negli anni Dieci del XXI secolo, la popolazione è aumentata del 10,2%, mentre a Ovest (dalla California all’Oregon) del 9,2%. Numeri molto più bassi si registrano invece nel Mid-West e a Est (da New York al Vermont), dove la crescita è stata rispettivamente del 3,1 e del 4,1%.
In generale, gli statunitensi stanno invecchiando quasi quanto gli europei, al punto che la classe di età più cresciuta fra 2010 e 2020 è quella degli over-65, che ha fatto segnare un balzo del 35%, passando da 40,3 a 54 milioni di persone.
All’invecchiamento si accompagna un tasso di natalità particolarmente basso: solo 1,73 figli per donna, come risulta dalle statistiche raccolte dal National Vital Statistics System. Il dato è superiore a quelli dell’Eurozona (1,53) e dell’Italia (1,27), calcolati da Eurostat, ma rimane comunque lontanissimo dalla soglia del 2,1, che garantisce il ricambio tra generazioni bilanciando il numero dei neonati con quello dei deceduti.
Nel frattempo, è aumentato il tasso di mortalità, passato dall’8,13 per mille del 2009 all’8,72 del 2019, quando ancora il Covid non c’era. La statistica più inquietante è però quella sul numero dei sucidi, passati dai 26.869 del 1980 ai 48.344 del 2018, con un incremento che supera, in proporzione, quello demografico. A questi decessi andranno aggiunti poi quelli causati dalla pandemia, che in poco più di un anno ha ucciso oltre 570mila persone.
Infine, alla scarsa crescita demografica contribuisce anche il minor peso dell’immigrazione. Secondo il Ped Research Center, tra il 1965 e il 2015 sono arrivati negli Usa circa 72 milioni di persone, ma gli stranieri riconosciuti come residenti sono passati dai cinque milioni del decennio 2000-2010 ai 4,9 milioni del 2010-2020. La flessione è iniziata con il secondo mandato di Barack Obama e si è aggravata con Donald Trump.