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Delacroix: una gloria nazionale della Francia, la sua storia

Eugène Delacroix, il pittore che aprì le porte all’arte moderna. Manet, Matisse, Degas, Renoir, Roualt devono molto al suo esempio.

Delacroix: una gloria nazionale della Francia, la sua storia

Nel 1883 nella casa parigina del romanziere Dumas e molti amici pittori si erano dati appuntamento per decorare le pareti delle stanze di questo alloggio. Ad arrivare per ultimo fu Eugène Delacroix, che con il suo veloce tratto e con un carboncino disegnò un cavallo, cavalieri e un paesaggio ricco di figure sul fondo. Poi proseguì con i pennelli, e dipinse un cavaliere sanguinante curvo sulla lancia e con i piedi fuori dalla staffa su un cavallo che poco si reggeva.

Delacroix possedeva una straordinaria rapidità di esecuzione e allo stesso una grande versalitá. La sua opera include spesso scene di grande luminosità e altre più ricche d’ombra che ricordano Rembrandt. Ma realizzò anche ritratti, fiori, battaglie e suggestivi interni.

Delacroix preparò la via alla pittura moderna: Van Gogh andò a Parigi per veder la “Pietà” del maestro che copiò e ricopiò, Cézanne sembra che tenesse nel suo studio un solo quadro, ed era una sua copia d’un Delacroix. Manet, Matisse, Degas, Renoir, Roualt devono molto al suo esempio.

La famosa Guernica di Picasso, osservandola bene, ci riconduce al quadro che Delacroix dipinse come protesta contro il massacro di 20 mila Greci nell’isola di Chio.

Ferdinando Victor Eugène Delacroix nacque in un sobborgo di Parigi nel 1798, nove anni dopo l’inizio della rivoluzione francese. Figlio con molta probabilità del principe di Talleyrand, il diplomatico – anche se passava per essere fliglio dell’ambasciatore in Olanda -. Rimase senza genitori all’età di sedici anni e dovette da solo far fronte alla vita con le proprie risorse, aveva imparato a dipingere e nonostante le difficoltà fisiche ed economiche, cercò sempre di sfruttare questa sua passione.

Espose per la prima volta a 24 anni al Salon di Parigi, ma era troppo povero per incorniciare a sue spese il quadro che aveva deciso di portare, una tela larga due metri e mezzo. Grazie ad un benefattore che gli pagò la cornice, Delacroix riuscì ad esporre il quadro dal titolo Dante e Virgilio, rappresentava i due poeti all’Inferno in mezzo a corpi dei dannati, oggi l’opera è al Louvre.

Lui stesso volle essere presente all’esposizione per ascoltare i commenti, ma rimase deluso dalle lunghe risate dei critici. Intervennne però anche il ministro del commercio, Adolphe Thieres che lo sostenne, dando così la possibilità al giovane di far dimenticare al pubblico le critiche avverse.

Da questo momento la su vita cambiò, dipingeva senza sosta dall’alba al tramonto e quando si sentiva svuotato da ogni emozione cercava ristoro nella lettura della poesia.

In quell’epoca quando no esisteva ancora la fotografia, il quadro storico e il ritratto erano molto richiesti. Delacroix e dipinse così tanti e con quella luce che lo avrebbero reso immortale.

Da quel momento anche il governo era sempre pronto a pagare per la decorazione degli edifici pubblici , ed è così che Delacroix passò dalla povertà al benessere, diventando uno dei primi pittori dei tempi moderni che riusciva vivere grazie alla sua pittura.

Delacroix lavorò mesi al suo Massacro di Chio, poi si caricò il dipinto di tredici metri quadrati di tela e lo portò per tutta Parigi, fino al Salon, tre giorni prima dell’inaugurazione. Si narra che, mentre tornava a casa, volle vedere una mostra di John Constable. La pittura dell’inglese fu una rivelazione per Delacroix. Tornò al Salon e si riprese l’opera a casa, qui decise di modificare il cielo ispirandosi proprio ai cieli e alle nubi di Constable. Riportò la tela all’esposizione due giorni dopo.

Ben si sa che avesse una salute cagionevole ma nonostante la sua fragilità dipinse scene della più grande violenza, come “Il massacro” o “Libertà che guida il popolo”.

Delacroix fu anche tra i primi a ritrarre scene e costumi dell’Africa Settentrionale, dove vi soggiornò per diversi mesi cercando di raccogliere idee e ispirazioni. Ad Algeri ottenne la possibilità di entrare in un harem, e a quella visita si deve il famoso Donne di Algeri, considerato da molti critici il suo capolavoro.

Oltre la pittura, Delacroix ha anche un altro titolo all’immortalità, il suo diario, quel racconto particolareggiato che è pieno di sentimento dei suoi quarant’anni, in tre volumi. Nelle sue pagine sfilano le celebrità del tempo: George Sand, Victor Hugo, Chopin, Dumas.

Delacroix piaceva molto alle donne, ebbe ammiratrici ardenti, e spesso non fu insensibile alle loro lusinghe. Josephin de Forget fu il suo grande amore, che però non riuscì mai a sposarla a causa della sua pessima salute.

Nonostante il suo successo artistico, non venne mai ammesso nei circoli più ristretti dell’alta società e i critici della vecchia guardia gli rimasero ostili, fin quasi alla fine.

Morì il 13 agosto del 1863 a 63 anni.

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