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Decaro (Anci): “Nella Fase 2 fidatevi dei sindaci, ma con regole chiare”

INTERVISTA AD ANTONIO DECARO, sindaco di Bari e presidente dell’Anci – Nell’emergenza del Paese i sindaci sono pronti a diventare commissari – Due priorità per la Fase 2: nuove soluzioni per il trasporto pubblico ed estensione del bonus baby-sitter – Ci vorrà tempo per tornare alla normalità- Lo stop dell’economia è la sfida più grande

Decaro (Anci): “Nella Fase 2 fidatevi dei sindaci, ma con regole chiare”

Antonio Decaro, 50 anni il prossimo luglio, presidente dell’Associazione dei Comuni Italiani dal 2016 e sindaco di Bari al secondo mandato, è una persona buona di carattere, scherza con tutti, si commuove, ma non per questo lo diresti un tipo accomodante. Prendete il rapporto con questo governo, il “suo” governo: non è mai stato una spina nel fianco, questo no. Ma di sicuro nessuno ministro ha mai potuto contare sul fatto che, essendo “amico”, con lui sarebbe stato tutto facile. Lo avevano capito tutti già un mese fa quando si facevano i conti per risarcire i mancati introiti ai Comuni dopo il blocco di ogni attività. Con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, aveva messo le cose in chiaro: “Il decreto ‘Cura Italia’ non contiene quel che è indispensabile ai Comuni, settore in crisi, al pari dei di quelli  economici più esposti alle conseguenze dell’emergenza”. 

Trascorso un mese, quando si intravvedono più o meno le linee di comportamento per la riapertura del Paese, e anche i conti sembrano fatti, Decaro è tornato a puntualizzare. E stavolta accompagnato da tutti i sindaci delle 13 aree metropolitane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bologna, Genova, Bari, Palermo, Catania, Venezia, Cagliari, Reggio Calabria. “Se si vuole davvero far ripartire il Paese – hanno scritto al Governo –  bisogna affidarsi agli ottomila Comuni: bisogna darci la possibilità di appaltare le gare con procedure semplificate, bisogna elevare l’affidamento diretto a centomila euro, nominateci commissari con potere straordinario. Fidatevi dei sindaci, non solo a parole”.  

Presidente, mai come in questo momento, l’Anci ha avuto un ruolo nazionale e di collante fra pezzi d’Italia così diversi. Come è stato possibile rappresentare le esigenze vicine e lontanissime di Bari, Milano, Napoli, Bergamo? 

“Beh, come? Facendo i sindaci: senso di responsabilità e solidarietà tra di noi. Del resto l’unico modo che conosciamo di lavorare insieme e all’interno dell’Anci è proprio quello di fare squadra, di parlare con una voce sola quanto più è possibile. E funziona: negli incontri che teniamo in Anci, e che ora teniamo in videoconferenza, la sfiderei a riconoscere chi è di centrodestra, chi di centrosinistra, chi dei Cinquestelle, chi di una Lista civica. Quando ci si immerge nelle cose da fare, le differenze politiche si annullano, quelle effettive – l’oggettiva differenza tra Comuni piccoli e grandi città – si compongono”. 

Fra qualche giorno inizia la cosiddetta fase 2, si ipotizzano maggiori libertà di movimento, ci sarà l’apertura di qualche fabbrica, alcuni negozi alzeranno le saracinesche. Lei come immagina la fase più attesa e più temuta? Le Regioni sembrano voler andare in ordine sparso: come si muoveranno i Comuni? 

“Attendiamo questa fase con comprensibile apprensione, ma ci diamo da fare perché si possa attraversarla in sicurezza. Sono due le cose fondamentali che abbiamo chiesto al governo nella interlocuzione costante che ci vede impegnati in cabina di regia. La prima: indicazioni chiare e univoche sul territorio nazionale su chi apre e chi no, su come vivere questa nuova normalità nei negozi o nei mezzi pubblici. La seconda: soluzioni e sostegno per i lavoratori che lasciano figli a casa e hanno bisogno di poter contare su un trasporto sicuro ed efficiente e di persone che si occupino dei bambini che lasciano a casa. Abbiamo anche proposto due possibili soluzioni riguardo al trasporto pubblico e alla cura dei più piccoli: definire la capienza di bus e vagoni di treni e metro, estendere il bonus baby sitter, consentire la riapertura di case famiglie e campi scuola pur rispettando le regole di distanziamento sociale”.  

Decaro, lei ha avuto uno straordinario momento di notorietà con la diffusione di video in cui va personalmente ad allontanare dai parchi i baresi, invitandoli a rientrare nelle loro case. Fra l’altro ora tutto il Paese conosce le cozze pelose, diventate l’oggetto delle scuse più divertenti per evadere dai domiciliari da virus. Come ha vissuto in questa veste di sceriffo? Molti si sono divertiti a prenderla in giro: e lei, si è divertito? 

“Onestamente no, a parte certi momenti, quando ho potuto ridere di cuore davanti ai meme e alle parodie realizzate sulla base dei miei video, non mi sono divertito. Anzi. Quei video, alcuni più buffi, altri più discussi, sono stati il mio tentativo di tenere insieme la comunità mettendo testa e cuore. Comprendendo e redarguendo. I miei video non sono frutto di una strategia, ma un tentativo, che mi pare in parte sia riuscito, di sensibilizzare i miei concittadini riguardo a una emergenza che all’inizio è stata accolta con qualche superficialità. Anche perché, diciamoci la verità, chi avrebbe mai immaginato di vivere un periodo della vita in cui tutto in città era chiuso e uscire per strada, vietato? Il primo decreto del presidente del Consiglio dei ministri doveva essere assimilato, oltre che capito. Ho cercato di fare tutto il possibile per arrivare a questo obiettivo”.  

Come immagina la vita nelle città nei prossimi mesi? 

“Devo distinguere tra quello che mi piacerebbe e quello che mi aspetto. Mi auguro che si torni pian piano a come era prima. Ma so che ci vorrà del tempo per quella festa degli abbracci che desidero organizzare da quando quest’incubo è iniziato. Nel frattempo sono fiducioso che faremo tutti del nostro meglio per far funzionare la vita di tutti i giorni pur rispettando le distanze”. 

Com’è e come è stato il suo rapporto con i sindaci delle città più colpite? Quale è stato il momento del vostro dialogo più forte emotivamente per lei? 

”Un rapporto di sincera vicinanza e presenza. Dal sindaco di Codogno a quello di Alzano Lombardo, dal mio amico sindaco di Bergamo ai sindaci lombardi tutti, li ho sentiti spesso, a volte ho provato a confortarli, sempre ho cercato di farmi portavoce delle loro istanze. Il momento che mi ha provato di più, sul piano emotivo, probabilmente è stato quando Giorgio Gori mi ha raccontato il suo sgomento davanti a pagine e pagine del giornale locale di Bergamo piene di necrologi o davanti alle bare portate via a decine dai camion militari”. 

E ora? Quali sono le sfide più difficili che attendono voi sindaci ? 

“Gli effetti dello stop sul tessuto economico. Effetti che ovviamente dipenderanno dal tempo necessario alla ripartenza e dalla capacità delle istituzioni di rispondere con misure efficaci e celeri. E poi la vita delle famiglie, dei cittadini che presto torneranno al lavoro e avranno bisogno di bus e metropolitane sicuri e di soluzioni per lasciare i figli visto che le scuole restano chiuse. E poi, dopo tanti sacrifici, è legittimo che tutti vogliano sapere come sarà l’estate. È altrettanto chiaro che dare a queste istanze una risposta definitiva non è semplice, e che su alcune cose si dovrà procedere con gradualità”. 

Pensa che l’Anci sia cresciuta nella considerazione popolare dopo questa esperienza? 

“L’Anci svolge un ruolo che non sempre emerge, ma che è importantissimo: comporre e portare all’esterno le esigenze degli amministratori locali che poi sono funzionali a dare ai cittadini quel che si aspettano, servizi efficienti. Non so se siamo diventati più popolari, ma sono sicuro che molto consapevoli dell’importanza dell’Anci siano soprattutto i sindaci”. 

1 thoughts on “Decaro (Anci): “Nella Fase 2 fidatevi dei sindaci, ma con regole chiare”

  1. Da condividere il concetto della rete dei sindaci. Sono queste le autonomie da perseguire. Autonomi si ma con regole chiare da parte del governo centrale. Non quelle a briglie sciolte dei governi regionali.
    Come da sfruttare meglio in questa emergenza sanitaria era la rete dei medici di base. Naturalmente dotati di mezzi ed attrezzature adeguate.

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