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Ddl Capitali, Assonime mette i puntini sulle “i” e avverte: non spetta alle minoranze ma al board votare i candidati della lista

Le minoranze non potranno avere più del 20% dei posti nei futuri consigli d’amministrazione: è quanto sostiene l’Assonime interpretando le norme del nuovo Ddl Capitali in modo rispettoso della parità di trattamento tra i soci

Ddl Capitali, Assonime mette i puntini sulle “i” e avverte: non spetta alle minoranze ma al board votare i candidati della lista

Piano con le interpretazioni fantasiose del Ddl Capitali: non spetta alle minoranze votare i singoli candidati della lista del Cda uscente ma al board stesso. A chiarirlo è l’Assonime, la associazione delle spa che, con una circolare, interviene sui punti caldi (lista del Cda in primis) del controverso Ddl Capitali, appena approvato dal Parlamento ma possibile di rivisitazioni dal nuovo Tuf del Governo. La nuova governance, sostiene in sostanza l’Assonime, non può diventare la dittatura delle minoranze. e, infatti, oltre a prevedere una disciplina razionale sul voto delle singole candidature, Assonime sostiene che il peso complessivo delle minoranze nel consiglio d’amministrazione di una società non può andare oltre il tetto del 20% e non può poggiare sul criterio della proporzionalità assoluta che finirebbe per inficiare il principio della parità di trattamento dei soci stessi.

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