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Dazi Usa: l’Europa è salva, lo scontro è con la Cina

L’amministrazione Trump annuncia i Paesi esclusi, per ora, dalla scure protezionistica su acciaio e alluminio a poche ore dall’operatività del decreto. Lo scontro si sposta sulla Cina con la minacciata introduzione di nuove tariffe su un centinaio di prodotti per un valore stimato di almeno 50 miliardi di dollari

Dazi Usa: l’Europa è salva, lo scontro è con la Cina

L’Europa è fuori dai dazi Usa sull’acciaio e l’alluminio che entreranno in vigore questa notte. Gli Stati Uniti esenteranno per il momento l’alleato del Vecchio Continente dalla furia protezionistica che sembra avere conquistato la Casa Bianca. Salvi per ora anche l’Australia, la Corea del Sud, l’Argentina e il Brasile. Lo ha detto il rappresentante al commercio Usa Robert Lighthizer: “Il presidente Donald Trump ha deciso di sospendere l’imposizione dei dazi rispetto a questi paesi”, ha detto Lighthizer alla commissione Finanze del Senato, secondo quanto riporta Bloomberg.

“Noi abbiamo i due Paesi del Nafta e sappiamo quali sono (Canada e Messico, ndr). Abbiamo l’Europa, l’Australia, l’Argentina, il Brasile e la Corea del sud con cui stiamo negoziando”, ha detto rispondendo in un’audizione al Congresso ad una domanda sui Paesi che verranno esentati dai dazi.

Schiaffo Trump alla Cina,tariffe e sanzioni per 50 mld  – Donald Trump sarebbe invece pronto ad annunciare in giornata nuove tariffe e sanzioni contro la Cina per un valore di almeno 50 miliardi di dollari. Lo riporta il Nyt, spiegando che la mossa viene motivata con la necessità di punire Pechino per il furto di segreti tecnologici e commerciali.

Le misure colpiranno l’import cinese in cento categorie commerciali, dalle calzature all’elettronica, e imporranno restrizioni agli investimenti cinesi negli Usa.

L’indiscrezione è arrivata, appunto, alla vigilia dell’operatività dei dazi su acciaio e alluminio e ha mandato in tilt le Borse: prima l’impatto sui listini europei, poi su Wall Street che ha aperto in deciso ribasso  anche per effetto dei timori di rialzi dei tassi, oltre le attese, da parte della Fed. Ad appesantire il listino americano anche lo scandalo Facebook che non accenna a scemare con una dura presa di posizione da parte degli inserzionisti pubblicitari nei confronti del social network di Mark Zuckerberg.

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