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Dazi Usa a raffica sulle Borse: rischia anche l’Italia

Trump scatena l’offensiva sui commerci che investe Argentina, Cina, Brasile, Francia e presto anche Italia, Austria e Turchia – Exor compra i giornali di Gedi – Nuovo piano Unicredit

Dazi Usa a raffica sulle Borse: rischia anche l’Italia

Argentina, Brasile, Cina. Ma soprattutto Francia e, presto, Italia, Austria e Turchia. Non risparmia nessuno l’offensiva sui commerci lanciata da Donald Trump. E i riflessi sulle Borse non si sono fatti attendere.

Nikkei di Tokyo -0,6%. CSI Composite di Shanghai e Shenzen -0,2%, Hang Seng di Hong Kong -0,1%, Kospi di Seul -0,4%. La peggior Borsa dell’Asia-Pacifico è quella di Sidney: -2,2%. La banca centrale dell’Australia ha confermato il costo del denaro sui valori attuali.

Il cambio dollaro-yen giapponese, un indicatore della propensione al rischio, ha chiuso ieri calo dello 0,5%, nel corso della notte è rimbalzato a 109,2. Il cross dollaro yuan cinese è sui massimi delle ultime quattro settimane a 7,039. 

In rosso anche i mercati americani: Dow Jones -0,95%, S&P 500 -0,86%. Peggio il Nasdaq: -1,12%.

TRUMP COLPISCE LA FRANCIA PER LA WEB TAX

La rabbia dell’amministrazione Usa ha colpito in particolare l’Europa, Francia in primis. Sono stati annunciati nella notte dazi da 2,4 miliardi di euro su merci francesi (vino, formaggi e borse) come ritorsione per la digital tax imposta da Parigi sulle grandi società del web come Apple, Amazon e Google. L’ufficio di Robert Lighthizer, il rappresentante della Casa Bianca per i commerci, ha però avvertito che lo stesso provvedimento potrebbe colpire l’Austria, la Turchia e l’Italia.

SOTTO TIRO ANCHE ARGENTINA E CINA 

In precedenza Donald Trump aveva annunciato in un tweet la re-introduzione dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio in arrivo da Brasile ed Argentina. Nel pomeriggio, nuova iniziativa, il segretario al Commercio, Wilbur Ross, dice in un’intervista televisiva che nel caso non si arrivasse a chiudere il negoziato sui commerci con la Cina entro il 15 dicembre, la Casa Bianca imporrà a Pechino i nuovi dazi già annunciati.

L’euro si è rafforzato a 1,1075 sul dollaro, sia per il risveglio dell’industria tedesca, testimoniato dalla inaspettata crescita di alcuni indici anticipatori, sia per i dati deludenti sulla manifattura statunitense giunti nel pomeriggio di ieri. 

PIAZZA AFFARI PAGA IL PREZZO PIÙ ALTO

È cominciato male il mese di dicembre, specie in Europa, a causa dei “regali” avvelenati sui dazi con cui Donald Trump si è fatto precedere in vista della trasferta nel Vecchio Continente per il compleanno della Nato.

Piazza Affari ha pagato il prezzo più alto all’improvvisa gelata, scendendo da 23 mila punti a 22.728: -2,28% rispetto alla chiusura di venerdì.

Sulla Borsa italiana incombe la frattura in seno al governo sul Mes. Durante l’informativa a Montecitorio sul fondo salva-Stati, il premier Giuseppe Conte ha ribadito che tutti i ministri del passato governo e il Parlamento sono sempre stati informati e che nessun documento è stato firmato. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri domani all’Eurogruppo a Bruxelles chiederà modifiche al Mes.

In profondo rosso anche il resto dell’Eurozona: Francoforte -2,02%.

Chiude in rosso Lufthansa (-1,25%), in rialzo dell’1,57% a metà seduta sulla scia delle indiscrezioni stampa secondo cui Qatar Airways starebbe valutando la possibilità di acquisire una quota. Parigi -2,01%; Madrid -2,05%.

Passivo più limitato per Londra (-0,83%). Il supermercato online Ocado cede il 5,8% dopo aver lanciato un’emissione obbligazionaria pari a 500 milioni di sterline (642 milioni di dollari), in parte volta a finanziare la sua costruzione di magazzini robotizzati.

PETROLIO: CALANO LE SCORTE, SALE IL PREZZO

Il petrolio Brent è scambiato stamattina a 61,1 dollari il barile, in rialzo dello 0,4%. Bloomberg riporta che la produzione dei paesi Opec è scesa di 110 mila barili al giorno in novembre. Le scorte di petrolio degli Stati Uniti, la scorsa settimana, dovrebbero essere scese per la prima volta da metà ottobre. 

La giornata finanziaria italiana è stata condizionata dall’innalzamento dello spread. Il differenziale fra decennale italiano e tedesco si porta a 161 punti base (+1,81%), con un rendimento del Btp dell‘1,33%, nonostante il parallelo incremento di valore del Bund nel pomeriggio.

Il tasso del Bund decennale a dieci anni sale a -0,028%, massimo degli ultimi cinque mesi. I mercati hanno reagito così ad un possibile aumento della spesa pubblica tedesca dopo il successo al congresso dell’Spd della sinistra del partito.

EXOR PAGA A CIR PER GEDI 102,4 MILIONI

A pagare il prezzo più alto per l’ascesa dei rendimenti sono state le utility, tutte in profondo rosso: Enel lascia sul terreno il 3,7%, Terna -3,3%, Italgas -4%.

Le attenzioni del mercato però ieri si sono concentrate sull’editoria, in attesa delle decisioni di Cir (+12,21%) sulla sorte di Gedi (+12,21%), sospesa per tutta la seduta in attesa di una risposta alle avances di Exor (-1,99%). La holding di casa Agnelli, già azionista con il 6%, ha annunciato dopo la conclusione del cda di aver concordato con Cir l’acquisizione della sua quota nella società editoriale che controlla Repubblica e Stampa a 0,46 euro per azione per un importo complessivo di 102,4 milioni di euro. Il prezzo include un premio rispetto alla chiusura di venerdì di 0,24 euro vicino ai minimi storici. La quota è in carico nel bilancio Cir a 273 milioni.

Entro il primo quadrimestre 2020 Exor procederà al lancio di un’Opa allo stesso prezzo sulle azioni non detenute. L’esito dell’operazione dipenderà l’eventuale delisting del titolo della controlla “La Repubblica” e “La Stampa”. Cir ha annunciato di voler reinvestire una quota pari al 5% nella nuova società.

Sale anche Rcs: +3,4%.

JUVENTUS TIENE IN AVVIO DELL’AUMENTO

Tornando alla galassia Agnelli, la Juventus (-0,59%) è una delle big cap migliori nel giorno dell’avvio dell’aumento di capitale.

Fca -0,95%: ancora in calo le immatricolazioni del gruppo in Italia a novembre, pari a 34.033 veicoli (-4,08%) in un mercato in crescita (+6,08%).

UNICREDIT (-1,5%) SI RITIRA DALLA TURCHIA

Rallentano le banche: Unicredit (-1,5%) ha comunicato di aver ridotto la quota nella turca Yapi Kredi Bank a meno del 32%. Il riassetto della partecipazione avrà un impatto positivo sul Common Equity Tier nell’ordine dei cinque punti base.

FinecoBank 1,2%. Intesa Sanpaolo-1,3%.

Banca Monte Paschi perde il 3%. Amco, Asset Management Company controllata dal Tesoro per la gestione dei crediti deteriorati, farà un aumento di capitale di 1 miliardo di euro entro l’anno. Una parte dei proventi potrebbe essere utilizzati per rilevare parte dei crediti problematici di Mps.

SOTTO TIRO RECORDATI, AMPLIFON E LEONARDO

Cede la diga di Atlantia (-2,4%) sotto la pressione dei Cinque Stelle che chiedono la revoca della concessione. In forte calo nel pomeriggio i titoli più sensibili all’andamento delle trattative sui commerci: Moncler -2,4%, Buzzi -2% e Prysmian -2%. Peggio di tutti Recordati (-5,02%), Leonardo (-4,3%) e Amplifon (-4,07%).

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