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Dazi auto, Trump minaccia l’Ue: “Lo studio sta per finire”

Le tariffe sulle auto europee potrebbero salire dal 2,5 al 20%, la Germania la nazione più colpita. Sergio Marchionne scende in campo e avvisa l’Europa: attenzione a esagerare con le reazioni, Italia e Francia hanno un flusso di vetture molto diverso dalla Germania e Fca produce quasi 3 milioni di auto in Usa

Dazi auto, Trump minaccia l’Ue: “Lo studio sta per finire”

Dalla Cina all’Unione Europea, Donald Trump non ha intenzione di risparmiare nessuno.

Dopo l’entrata in vigore dei dazi su acciaio e alluminio e la “vendetta” del Vecchio Continente con gli aumenti sulle tariffe di jeans, moto, ecc., il presidente Usa torna a minacciare il Vecchio Continente e lo fa utilizzando il suo mezzo di comunicazione preferito: Twitter.

Tramite il popolare social network l’inquilino della Casa Bianca ha accusato l’Ue di aver tratto vantaggio a discapito degli Usa con i suoi dazi e le sue barriere commerciali: “Stiamo finendo il nostro studio sulle tariffe sulle auto dalla Ue – ha scritto Trump – Alla fine i conti torneranno, e non ci vorrà molto”.


Lo studio cui fa riferimento il presidente è stato commissionato a maggio al Dipartimento del Commercio allo scopo di verificare se il comparto auto fosse a rischio per la “sicurezza nazionale”. Nonostante non ci sia ancora l’ufficialità, sembra ormai certo che a breve scatterà un nuovo giro di vite che stavolta coinvolgerà uno dei settori chiave dell’economia europea.

In base alle indiscrezioni le tariffe sull’import di auto costruite in Europa potrebbero salire dall’attuale 2,5% al 20 o addirittura 25%. L’imposta Ue sulle auto prodotte in Usa ed esportate nel Vecchio Continente è invece pari al 10%.

Nel caso in cui si dovesse passare dalle parole ai fatti, la nazione più colpita sarebbe la Germania. Da Bmw a Mercedes, i produttori tedeschi esportano ogni anno 1.200.000 veicoli negli Usa, una cifra enorme che pesa in maniera considerevole sui loro bilanci. Non a caso, dopo il tweet di Trump, i titoli dei principali costruttori hanno subito un contraccolpo: Daimler -0,32%, Bmw -0,6%, Volkswagen -0,2%. Secondo un’analisi di Evercore ISI i tre colossi tedeschi potrebbero pare a caro prezzo l’imposizione dei dazi: 4,5 miliardi di dollari.

Nettamente positiva invece, Fca (+3%), che sarebbe invece tra le aziende meno colpite dalla guerra commerciale sugli autoveicoli.

Stamattina sul tema si è espressa anche la commissaria Ue al commercio, Cecilia Malmstroem che ha chiarito: “Non c’è nessun dialogo con gli Usa da quando hanno imposto i dazi” su acciaio e alluminio, e “per il momento non è prevista nessuna discussione”.

In riferimento alle auto, la commissaria ha affermato:  “Non sappiamo quando finirà l’indagine Usa sul settore auto, probabilmente in autunno, la scorsa settimana ci sono state audizioni, e ci sono grandi critiche anche in seno agli Usa, quindi vedremo cosa succederà”. In ogni caso, “per il momento non abbiamo niente di pronto come una lista già preparata” di eventuali contromisure Ue, perché “è troppo prematuro”. L’Ue, ha ricordato la commissaria, aveva proposto agli Usa di discutere proprio di questo per raggiungere un mini-accordo su alcune tariffe doganali se le fosse stata garantita l’esenzione completa e permanente dai dazi su acciaio e alluminio europei.

Non è un caso che Sergio Marchionne, Ceo di Fca, abbia preso una posizione molto prudente sulla questione:  “Bisogna stare molto attenti e non esagerare nella risposta – ha commentato – perché, in Europa, Italia e Francia hanno un flusso di vetture verso gli Usa molto diverso dalla Germania e Fca produce quasi 3 milioni di autovetture in Nord America”.

“I dazi non sono la fine del mondo. Sono un problema da gestire – ha poi aggiunto il manager –  e tutto è gestibile. Capisco politicamente la posizione di Trump”. “Credo che sia necessario correggere delle anomalie negli scambi commerciali a livello internazionale – ha concluso Marchionne – e si arriverà a una base su cui ristabilire un equilibrio che sarà un equilibrio diverso da quello di adesso”.

Da sottolineare che, tramite i suoi cinguettii, Donald Trump se l’è presa anche con Harley Davidson che ieri ha annunciato l’intenzione di spostare parte della sua produzione fuori dagli Usa allo scopo di arginare gli effetti della maggiorazione delle tariffe europee: “Harley Davidson Deve sapere che non potranno rivendere le loro moto negli Usa senza pagare una tassa salata!”.

Testo aggiornato alle 17:59 di martedì 26 giugno

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