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Datteri, un pieno di storia, dolcezza e salute

Portano fortuna se mangiati alla fine dell’anno. In realtà il frutto della palma apporta notevoli benefici al corpo umano in termini nutrizionali e curativi. Un libro del prof. Nocca sugli aspetti storici, antropologici e nutrizionali del dattero, dall’antichità ai giorni nostri

Datteri, un pieno di storia, dolcezza e salute

Nella ritualità ricorrente dei cibi portafortuna da mangiare assolutamente nei primi giorni dell’anno con fini propiziatori il dattero è uno dei cinque protagonisti della tavola assieme alle lenticchie, che per la forma ricordano le monete e quindi sono bene auguranti di ricchezze a venire; all’uva di cui è obbligatorio mangiare 12 acini, uno per ogni mese dell’anno, facendo attenzione a non trovarne uno acido che segnerebbe negativamente il mese, perché, come dice il proverbio, “porta quattrini tutto l’anno”; alla melagrana, frutto della pianta sacra a Giunone e Venere, simbolo di fertilità e ricchezza; ai Peperoncini rossi incaricati di scacciare la cattiva sorte con il loro fuoco interno e la forma appuntita da usare contro il “ malocchio”.

Al dattero infine, associato ai fichi secchi viene attribuita una funzione meno venale dei primi frutti ma non per questo meno importante, quello di assicurare un nuovo anno di vita e dolcezze.
I romani lo chiamavano con un vezzeggiativo, Palmula, che esprimeva tutta la tenerezza che i datteri hanno riservato alla cultura romana.

Malgrado questi fossero l’alimento esotico per eccellenza, Roma mutuò dall’oriente la sublimazione totale degli effetti nutrizionali di questo frutto utilizzato come integratore dopo le lunghe traversate nel deserto, senza minimamente alterare la risposta glicemica, l’oriente aveva divinizzato la pianta della palma poiché la persistenza delle sue foglie superava ogni altra specie botanica.

La palma entra nella cultura romana come segno di vittoria per gli aurighi, per gli imperatori, per gli adepti del dio Mitra fino a diventare simbolo di vittoria sul peccato nella nascente fede cristiana. La radice etimologica “foin” che identifica questo frutto in greco antico è condivisa anche dalla denominazione dell’Araba Fenice, mitico uccello che prefigura la risurrezione cristiana.

Questa condivisione etimologica esprime tutta la complessità di un frutto che associa il ristoro fisico al ristoro psicologico fino al conseguimento della vittoria sia sulle mete terrene, che su quelle celesti.

Al dattero, l'”oro del deserto” per gli arabi, è dedicato un interessante saggio del prof. Giuseppe Nocca, agronomo, nutrizionista, Docente di Storia degli Alimenti presso la Fondazione Bio Campus di Latina: “Palmula i datteri nell’antichità, Indagine Antropologica e Archeologica”, pubblicato da Arbor Sapientae Editore.

Il lettore è accompagnato in un lungo interessante e coinvolgente viaggio nell’antropologia del cibo che percorre, in modo trasversale, anche l’archeologia, la letteratura classica e l’arte, alla scoperta di aspetti del tutto inediti sulla palma in quanto tale e sul dattero quale suo frutto.

La sua “eternità” dai tempi antichi a oggi è determinata dal fatto il dattero era, ed è, un vero e proprio integratore alimentare, poiché privo di proteine e grassi e ricco di molte vitamine. Inoltre contrariamente a quanto si può pensare se qassu8nto in quantità controllate può essere consumato anche da persone soggette a una dieta ipocalorica o che soffrano di iperglicemia.

Il saggio di Nocca si sofferma anche sugli aspetti antropologici della pianta. Le caratteristiche vegetative della palma e la sua longevità ( in alcuni casi è arrivata fino a 300 anni) nonché la longevità delle sue foglie, rispetto ad altre essenze sempreverdi, proiettano nel tempo una condizione atemporale che trova la sua sintesi più perfetta nel concetto di immortalità.

L’immortalità affonda la sue radici nella condizione umana della lotta e del superamento della sofferenza che sempre oscilla tra la fatica ed il ristoro, il dolore e la gioia, la lotta e la vittoria, la sconfitta ed il trionfo. La palma allora viene assunta sia come segno di un traguardo terreno raggiunto che come speranza ed augurio di un successo, di una vittoria.

In epoca romana la dolcezza del dattero era così apprezzata da costituire non solo un ingrediente delle ricette aristocratiche, ma anche un diffuso dono per gli auguri di inizio anno; nel dattero la dolcezza si coniuga all’incertezza del futuro nel tentativo di travalicare l’angoscia della quotidiana sofferenza.

Nella dolcezza del dattero l’uomo ritrova il suo desiderio di serenità e di immortalità, poiché la dolcezza appartiene solo a Dio e, nel cingersi la testa con le foglie di palma, l’uomo tenta di proiettare in una dimensione soprannaturale una condizione squisitamente umana. Un desiderio di dolcezza e felicità che si spinge fino ai tempi nostri come si è detto all’inizio.
Tipico frutto dell’Africa settentrionale e dell’Asia occidentale sino ai fiumi Tigri ed Eufrate, il dattero, frutto della Phoenix Dactylifera, ha sempre legato i la sua storia a quella dell’uomo.

Palma da dattero Foto di HOS70 da Pixabay


Secondo la tradizione musulmana, il dattero è il frutto del paradiso, un frutto miracoloso per le sue numerose virtù nutrizionali. Nel Corano, è citato in particolare in Maryam, la diciannovesima Sūra dedicata al parto della Madonna.

Non tutti sanno infatti che i musulmani, riconoscono nella Vergine Maria (Maryam), la madre di Gesù (‘Isa), nonché un modello di riferimento per la spiritualità e la pietà popolare.

Un riconoscimento che arriva dal Profeta in persona. A Maria che partorisce Gesù,- riporta la Sura – una voce dice: «Non ti affliggere, che certo il tuo Signore ha posto un ruscello ai tuoi piedi; scuoti il tronco della palma: lascerà cadere su di te datteri freschi e maturi».
E i datteri sono il primo cibo che gli arabi mangiano alla fine del Ramadam. La pratica comune durante il Ramadan è il digiuno dall’alba al tramonto. Il pasto prima dell’alba è chiamato suḥūr, mentre quello dopo il tramonto è detto ifṭār. Tradizione vuole al tramonto del sole il digiuno venga rotto mangiando un dattero, perché così faceva il Profeta
L’importanza dei datteri negli usi alimentari di arabi, greci e romani è legata alle grandi proprietà nutrizionali dei datteri. Guardiamoli da vicino.

Innanzi tutto il frutto ha un elevato potere energetico che lo rende appropriato nelle diete in caso di debilitazione fisica e di affaticamento: fornisce infatti, circa 253 calorie per 100 grammi (50-70% zuccheri da carboidrati, il 20-30% acqua) 2,7% proteine e 0,60% grassi.

Visto lo scarso contenuto in proteine, i datteri sono adatti anche nelle diete ipoproteiche.
La polpa del frutto è soprattutto ricca di magnesio (circa 50-60 mg per 100 g di prodotto). ma sono presenti anche in consistenti quantità ferro, potassio, rame, zinco, calcio, manganese e fosforo. Per tutte queste componenti è considerato un valido aiuto contro l’anemia. Inoltre è tonico dell’attività nervosa e muscolare, e per la notevole quantità di sali minerali è considerato anche come rimineralizzante naturale
Nell dattero troviamo anche tutti gli aminoacidi essenziali, e modiche quantità di vitamine, soprattutto quelle del gruppo B (B1, B2 e B6).

La medicina naturale popolare ha inoltre sempre trovato un’utile funzione curativa nell’uso dei datteri. In forma di decotto veniva prescritto per dare sollievo contro il mal di gola, e il catarro, e come antinfiammatorio dell’apparato digerente.

E non è finita qui perché le più recenti ricerche hanno consentito di attribuire ai datteri altre importanti proprietà come quelle di promuovere la salute del cervello grazie alle proprietà antiossidanti, ridurre il rischio di malattie neurodegenerative e migliorare memoria, capacità cognitive e ansia e infine di inibire la formazione e l’attività dei radicali liberi, associati a invecchiamento cellulare e insorgenza di malattie croniche.

Insomma se qualcuno pensava che mangiare datteri a Capodanno fosse solo un gioco scaramantico leggendo “Palmula i datteri nell’antichità, Indagine Antropologica e Archeologica” del prof. Giuseppe Nocca dovrà ampiamente ricredersi.

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