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Crisi, anche l’America latina soffre: rivista a ribasso la crescita per il 2012

L’agenzia dell’Onu per l’America latina e i Caraibi (Cepal) ha rivisto a ribasso le proiezioni di crescita per il 2012 al 3,2% contro il 3,7% stimato ad agosto – Il consumo privato è stato il maggior traino dello sviluppo della regione: ma la frenata dell’export soprattutto verso l’Asia ha colpito in negativo.

Crisi, anche l’America latina soffre: rivista a ribasso la crescita per il 2012

La crisi del debito europeo e il rallentamento delle due maggiori economie mondiali, gli Stati Uniti e la Cina, non hanno lasciato indifferente l’America latina. Le stime di crescita per il 2012 per la regione sono state riviste al ribasso al 3,2% dal 3,7% previsto a giugno. E la maggior parte dei Paesi otterrà risultati di poco dissimili rispetto al 2011. Sono i dati che emergono dall’ultimo report della Commissione delle Nazioni Unite per l’America latina e i Caraibi, Cepal. 

La crescita, che in media si situa in un range tra il 3,5% e il 5,5% e basata principalmente sul consumo e sugli investimenti, si è riflessa in un miglioramento delle attività in settori non-commerciali come il mercato domestico e il manifatturiero. Gli analisti inoltre rivelano che nel continente sudamericano, l’inflazione continua a seguire una tendenza a ribasso ma è minacciata dall’aumento dei prezzi degli alimenti di base. 

Il Messico, come altri Paesi dell’America centrale, beneficieranno di un modesto rialzo dell’attività economica degli Usa e crescerà del 4% sia quest’anno sia il prossimo. 

Il Perù è il Paese che, dopo l’insuperabile Panama (+9,5% atteso per il 2012), crescerà di più nel continente. Per Lima si stima un aumento del Pil del 5,9% quest’anno e del 5,5% l’anno prossimo. Seguono Cile, Costa Rica e Venezuela che cresceranno del 5% nel 2012, ma rallenteranno nel 2013: infatti il futuro delle economie specializzate nella produzione e nell’esportazione di commodities dipenderà molto dalle performance dei Paesi asiatici, principali mercati di destinazione di questi beni, e dall’impatto che avrà sui loro conti il ribasso dei prezzi delle commodities. 

Male i numeri di Brasile e Argentina, i due Paesi che hanno maggiore peso nell’area. Il Pil di Buenos Aires crollerà dal 9% dello scorso anno al 2%. Mentre il Brasile, che già nel 2011 aveva iniziato la frenata, nel 2012 non crescerà più dell’1,6%. Ad andare peggio del Brasile, solo il Paraguay, in cui si prevede un Pil in calo del 2%. 

Per il 2013 le aspettative non sono rosee. Anzi. Molti Paesi vedranno una crescita ancora più lenta, soprattutto le economie che dipendono fortemente dall’export di commodity in Cina. Nei Caraibi andranno meglio i Paesi che sfruttano il turismo. Argentina e Brasile dovrebbero finalmente intravedere una piccola luca per arrivare a una crescita regionale del 4% nel 2013. 

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