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Covid, che fine ha fatto? Non è scomparso, anzi i contagi sono risaliti: guai ad abbassare la guardia

Mentre l’attenzione mediatica è tutta sul conflitto ucraino, il Covid sta facendo risalire i casi in tutta Europa, Italia compresa – Tasso positività sale a 12,5% – Ricoveri in calo

Covid, che fine ha fatto? Non è scomparso, anzi i contagi sono risaliti: guai ad abbassare la guardia

Che fine ha fatto il Covid? Sembra un capitolo chiuso con le attenzioni dei media rapite dalla drammaticità della guerra Russia-Ucraina, ma purtroppo non è scomparso dalle corsie degli ospedali tantomeno dalla nostra quotidianità. Sebbene siano in calo ricoveri ordinari e in terapia internsiva, i bollettini epidemiologici ci segnalano che il numero dei contagi è in risalita. L’arrivo della bella stagione con temperature più miti sarà certamente di aiuto a contenere la diffusione virale ma preoccupa l’abbassamento del livello di attenzione alle misure di protezione (che già stiamo vedendo) e il rallentamento della campagna vaccinale. 

Dopo cinque settimane di discesa, torna a salire la curva dei casi di Covid. Secondo i dati del monitoraggio settimanale della Cabina di Regia, nelle ultime 24 ore il tasso di positività cresce al 12,5%, casi giornalieri sopra quota 50mila (53.127 i nuovi casi) su 425.638 tamponi. Cresce anche l’Rt a 0,83, in aumento rispetto la scorsa settimana (0,75) ma comunque al di sotto della soglia epidemica. Calano ricoveri ordinari (-140) e terapie intensive (-18). 

Ma ci sono anche buone notizie. Da lunedì 14 marzo passano in zona bianca Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Valle d’Aosta. E la prossima settimana verrà definita la road-map delle riaperture dato che mancano tre settimane alla fine dello stato d’emergenza, in scadenza il 31 marzo e – come riferito dal premier Mario Draghi – non sarà rinnovato.

Covid, che fine ha fatto? Occhio ai nuovi focolai della guerra ucraina

Secondo molti esperti, il conflitto ucraino potrebbe innescare una nuova “miccia” all’ondata pandemica, non solo nel Paese invaso – tra i militari impegnati nella guerra – ma anche nel resto dell’Europa. Già prima dell’invasione ucraina il paese viveva una situazione problematica sul fronte pandemico, così come tutto l’est Europa.

Secondo l’ultimo aggiornamento disponibile sul sito Our World in Data, il paese in guerra non arriva al 40% di copertura: una percentuale molto bassa, che certamente preoccupa le autorità sanitarie italiane, dopo mesi e mesi di sforzi per uscire dalla crisi pandemica. E la prospettiva di un flusso enorme di persone in fuga – attualmente in Italia sono arrivati oltre 30mila ucraini – costringe a mantenere alta l’attenzione, anche se il Ministero della salute insieme alla Protezione Civile e Regioni hanno preso misure per gestire la situazione, bisogna mettere in conto la possibile reticenza di chi non intende vaccinarsi. Attenzione sì, ma l’accoglienza dei profughi ucraini è un atto di civiltà e un dovere morale che nessun Salvini potrà annebbiare.

Figliuolo: dalla lotta alla pandemia alla guerra in Ucraina

Non c’è un momento di pace per il generale Francesco Figliuolo che dopo aver gestito vittoriosamente la campagna vaccinale è passato ora agli aiuti bellici all’Ucraina, trovandosi a gestire le due emergenze più drammatiche della storia contemporanea. Da circa due settimane, Figliuolo è alla guida del Comando operativo di vertice interforze e logistico impegnato a rafforzare il contingente Nato nel contesto del conflitto ucraino, che prima rintraccia tutto il materiale, provandone il funzionamento, e poi lo spedisce con tutta le cautele del caso, trattandosi di missili, mitragliatrici, munizioni e vestiario militare come giubbotti antiproiettile.

Un cambio di prospettiva molto particolare, con il passaggio da una guerra fatta di aghi e numeri a una fatta di proiettili e missili.

Covid, che fine ha fatto? Cosa succede negli altri Paesi europei

Diversi Paesi, in Europa e nel mondo, hanno delineato una strategia di uscita dalle restrizioni pandemiche e di progressiva abolizione del green pass.

Spagna e Regno Unito hanno adottato le decisioni più drastiche: nel Paese iberico l’unico obbligo tuttora in vigore – ma limitatamente ad alcune aree – è il certificato verde di base. Mentre i britannici hanno formalizzato “la fine dell’emergenza” già dal 24 febbraio, ripristinando tutte le libertà individuali e, inoltre, da metà marzo verrà cancellato anche l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari.

Dal 14 marzo anche la Francia torna vicinissima alla normalità: verrà sospeso il super green pass transalpino e le mascherino al chiuso, mentre rimarranno obbligatorie solamente sui mezzi pubblici.

L’ultima in ordine di tempo è la Germania che, come la Francia, da metà marzo non sarà più necessario esibire il green pass per bar, ristoranti, hotel ed eventi all’aperto. A partire dal 20 marzo, se la situazione lo consentirà, dovrebbero essere eliminate tutte le altre restrizioni ad eccezione dell’obbligo di mascherina. 

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