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Covid-19, via libera per l’App contagi: ecco le regole

Approvato dal Consiglio dei Ministri il decreto per l’applicazione che traccerà i contagi – Fissate le linee guida per il funzionamento e la tutela della privacy – Dubbi sul nome, potrebbe cambiare. Corsa per attivarla entro il 18 maggio

Covid-19, via libera per l’App contagi: ecco le regole

Arriva l’ok da parte del Consiglio dei ministri per “Immuni”, l’app per evitare l’esplosione di nuovi focolai. La piattaforma gratuita e volontaria è in grado di determinare un possibile contagio tra due utenti ma non il luogo in cui esso è avvenuto.

È stato approvato ieri sera, mercoledì 29 aprile, il decreto legge sull’applicazione che monitora gli spostamenti sul territorio nazionale. Non arriverà prima del 18 maggio, quando è prevista la riapertura dei negozi.

Questo vuol dire che per ben due settimane dall’inizio della fase 2, non sarà possibile tracciare i movimenti di milioni di persone e che, secondo Vittorio Colao, rischia di rendere l’app poco utile.

Il ritardo è dovuto alla scelta del modello da utilizzare (alla fine si è deciso per quello decentralizzato) e ai tempi di consegna agli sviluppatori da parte di Apple e Google della prima versione. Quella definitiva e gli aggiornamenti dovrebbero arrivare a metà del mese di maggio, in cui verrà fatta l’ultima valutazione da parte del Garante della privacy.

Il nocciolo della questione riguarda proprio la privacy. Secondo il Consiglio dei Ministri, l’app garantire che il “trattamento effettuato per il tracciamento dei contatti si baserà sui dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi o associati a un codice identificativo temporaneo”. Inoltre, il governo italiano assicura che verrà esclusa la geolocalizzazione dei singoli utenti e che i contatti verranno tracciati solamente via bluetooth.

Una scelta motivata per assicurare il rispetto della privacy. Non accederà alla rubrica e non richiederà nessun numero di telefono all’utente che decide di utilizzarla. E anche se dovessero essere associati ad un indirizzo IP riconoscibile, saranno adottate tutte le misure necessarie al fine di dissociare quell’indirizzo dal proprietario del cellulare.

In ogni caso, il decreto prevede che gli utenti siano ben informati sulle finalità, sulle operazioni del trattamento dei dati personali, sulle teniche di pseudonimizzazione nonché sui tempi di conservazione dei dati, in modo che possano essere pienamente consapevoli.

Difatti, i dati raccolti dall’applicazione devono essere strettamente necessari per avvisare gli utenti di essere stati a contatto con persone positive al virus, ma anche per agevolare l’adozione di misure sanitarie a favore di questi soggetti. Salvo la possibilità di utilizzo in forma anonima o aggregata per fini statistici o di ricerca scientifica.

Il decreto prevede che la piattaforma sia esclusivamente realizzata con infrastrutture localizzate sul suolo nazionale e “gestite da amministrazioni, enti pubblici o siccità a totale partecipazione pubblica” e che i programmi informatici sviluppati siano di titolarità pubblica.

L’utilizzo della piattaforma, insieme al trattamento dei dati, devono essere interrotti alla cessazione dello stato di emergenza, come disposto dal Consiglio prevista per il 31 luglio, o in ogni caso, non oltre il 31 dicembre 2020. Entro tale data, tutti i dati dovranno essere cancellati o resi anonimi.

Inoltre, non è previsto alcun obbligo di utilizzo. Chi sceglierà di non utilizzarla non andrà incontro a nessuna conseguenza o penalizzazione, in base al principio di parità di trattamento.

L’applicazione potrebbe anche cambiare nome. Un dubbio sollevato dal Ministro per l’Innovazione tecnologica, Paola Pisano, in quanto l’app dovrebbe avvisare gli utenti di essere stati a contatto con persone contagiate. Un concetto molto lontano “dall’immunità”. Per questo motivo si stanno cercando delle alternative.

Tuttavia, il funzionamento di questo strumento dipenderà dal numero di persone che decideranno di utilizzarlo. Un’impresa non da poco se consideriamo la diffidenza del popolo italiano per quanto riguarda la riservatezza e la disponibilità, soprattutto degli anziani, di possedere un dispositivo idoneo.

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