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Covid-19, tamponi: Omnia, la macchina made in Puglia che fa i test

La macchina che negli ospedali italiani analizza i tamponi per verificare se c’è o no il virus si chiama Omnia e viene costruita alle porte di Bari dalla Masmec, dinamica media impresa della famiglia Vinci – Ecco come funziona

Covid-19, tamponi: Omnia, la macchina made in Puglia che fa i test

L’apparenza è quella di un grande forno, dentro contiene alcuni scomparti in cui sono sistemate provette piccole, piccolissime e micro, singole o dentro a piastre di plastica. Sopra di esse a un certo punto si alza un braccio meccanico che di volta in volta riempie le prime, le seconde, le ultime. Si chiama Omnia ed è la macchina che ogni ospedale italiano utilizza (o vorrebbe utilizzare) per analizzare i tamponi impregnati dell’acido nucleico di ogni possibile portatore o malato di Covid 19. La costruisce la Masmec di Bari, azienda fondata e condotta da Michele Vinci da oltre 30 anni, che si occupa contemporaneamente di robotica destinata alle automobili e di apparecchiature biomedicali sofisticate. Come appunto Omnia, che estrae il Dna e il Rna dai campioni che le si propongono.  

Masmec si trova appena fuori Bari, in territorio di Modugno, il comune industriale del capoluogo pugliese. Vi lavorano, in entrambi i comparti industriali, automotive e biomedico, 250 professionisti, molto flessibili e riconvertibili all’una e all’altra produzione perché si tratta quasi tutti di tecnici, ingegneri informatici o elettronici, come spiega lo stesso presidente Vinci durante la visita. Masmec significa semplicemente “macchine specializzate meccaniche”, l’ha fondata proprio lui, nel 1979, giovane ingegnere meccanico laureato al Politecnico di Torino,  dopo aver fatto la gavetta prima al Nuovo Pignone e poi alla Bridgestone di Bari. 

Michele Vinci è un imprenditore gentile, uno di quelli che non alza mai la voce, che considera i dipendenti parte della famiglia, che ha come primo pensiero, se le cose vanno bene, di trovare il modo di premiarli, e come ultimo, se vanno male, di non licenziarli. In questo momento le cose dal punto di vista produttivo vanno benissimo: l’azienda biomedicale non si è mai fermata, anzi, ha avuto un boom proprio grazie a Omnia; e la parte robotica per le automobili ha solo subito un rallentamento, visti tempi. Cosa che non guasta, Michele Vinci è anche una persona piacevole sotto tutti i punti di vista, che non va mai di fretta e non considera nessuna curiosità troppo banale. Prima di farci visitare l’azienda e le macchine Omnia in stato di assemblaggio e nella loro forma finale, ci riceve in uno studio tutto bianco, arredato con pochi mobili di base. Entrambi parliamo attraverso una mascherina. Così, racconta, è nata, Omnia.    

“Le nostre macchine estraevano già gli acidi nucleici, per esempio quello dell’Aids; ci siamo chiesti se usando  quel reagente potevamo evidenziare anche il Rna del Corona virus. Ha funzionato ed eccoci qui”, riassume in poche parole schermendosi. Non deve essere stato proprio così semplice come la racconta lui, ma fatto sta che in piena pandemia, più o meno due mesi fa, la nuova macchina è nata.  

“Subito l’hanno voluta sperimentare  i nostri clienti di Adaltis, un’azienda con sede a Roma ma con testa in Israele, che ce ne ha chieste dieci immediatamente. Poi è arrivato l’ordine di Menarini per altre quattro macchine e infine è giunta la telefonata del governatore Emiliano che ci ha chiesto di servire anche gli ospedali pugliesi”. Il risultato è stato, fra l’altro, che in uno dei talk show con protagonisti i presidente regionali, il pugliese si sia vantato con il collega veneto che le macchine presenti su quel territorio siano “made in Puglia”. E in effetti ne aveva facoltà, grazie a Masmec. D’altronde se chiedi a Vinci chi sono i concorrenti in Italia, ci pensa un po’ e poi, sornione, dice: “Credo di avere concorrenti solo in Germania”.  

Quando l’impresa è partita oltre a tutte le preoccupazioni sulle performance della macchina c’erano anche quelle per la salute degli uomini. “Siamo stati molto in ansia per i collaudi –  racconta Vinci – mandavamo in prima linea i nostri tecnici e non sapevamo come sarebbe andata a finire”. Omnia in realtà può essere controllata anche da remoto, ma è ovvio che le prime volte deve essere guidata da un tecnico sul campo. “E’ andato tutto bene, sono tutti tornati sani e salvi, per fortuna”, ricorda soddisfatto. In questo momento sono in assemblaggio dieci Omnia mentre in produzione ce ne sono trenta. Altre quaranta sono state già vendute, in Italia e in alcuni Paesi dell’Est Europa.  

Come funziona Omnia? Raggiungiamo l’ingegnera informatica Sabrina Calamita che ce lo spiega.   

“Avete presente la figura in mascherina con una siringona in mano con la quale inietta qualcosa in una provetta? La vediamo in tv in ogni servizio che riguarda l’interno di un laboratorio. Ebbene, dimenticatela. Omnia è insieme il biologo in mascherina e la siringona. Ovviamente un tecnico esiste e lo guida dall’esterno elettronicamente. Ma è il braccio meccanico all’interno del “forno” di cui si faceva cenno che preleva, scuote e inietta,  con la precisione che nessuno umano può permettersi. In qualunque laboratorio può scappare l’errore, dopotutto l’umano deve spingere centinaia di pistoni nella giornata e può accadere che si stanchi e qualcosa passi da una parte giusta a quella sbagliata. Con Omnia non può accadere mai”.

Elenchiamo i passaggi, in maniera molto elementare e sicuramente meno scientifica di quanto farebbe un tecnico. 

  1. Il  tampone prelevato alla persona (in genere un cottonfioc passato nella gola e nella bocca) viene introdotto in una provetta con un liquido reagente e scosso per permettere il rilascio delle cellule. Quelle cellule avranno anche il nome e cognome del paziente perché Omnia legge il code a barre che è stato assegnato a ogni contenitore. 
  2. A questo punto il liquido  da analizzare viene agitato e riscaldato fino a che Dna o Rna vengano separati e attirati da una sorta biglie magnetiche inserite nel contenuto. 
  3. Ora i frammenti di acidi nucleici vanno amplificati e captati per essere infine portati in una piastra composta da micro contenitori.   
  4. La piastra con queste micro provette a questo punto esce da Omnia e portata in un altro “forno”, molto più piccolo, il termociclatore, il quale stabilisce, dopo averlo sottoposto a vari cicli di temperatura, se il campione è positivo o no al Covid 19.   

E’ trascorsa un’ora e quaranta da quando il primo tampone è entrato in Omnia, tempo durante il quale possono esserne analizzati fino a 48. Una volta finita l’operazione il risultato è trasmesso in contemporanea alla struttura sanitaria che ha chiesto le analisi.    

Masmec in questo momento sta collaudando anche la respirabilità di alcuni tipi di mascherine, il primo indumento che dovremo abituarci a indossare ogni volta che usciremo di casa quando la vita sarà tornata ad essere affollata come prima.   

“Abbiamo realizzato per fare questo una struttura provvisoria – dice Vinci – ma qualcuno ci chiede di pensare a una linea di automatizzazione. Vediamo”. E’ il modo in cui il presidente di Masmec è abituato ad affrontare piccole e grandi sfide: vediamo.   

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