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Covid-19, chi guadagna con il virus

Nel cataclisma economico c’è chi soffre e rischia il fallimento e la povertà. Ma c’è anche chi fa surfing sull’onda dello tsunami economico. Ecco quelli che fanno soldi sulla scia dell’epidemia

Covid-19, chi guadagna con il virus

Siamo in piena incertezza. Situazione non nuova, già vissuta un paio di mesi fa all’epoca dell’insorgere dell’infezione. Ora occorre stabilire l’avvio della fase due, quella che prevede il progressivo allentamento del regime di contenimento applicato oramai da quattro settimane.

Il mondo delle imprese preme per riaprire e gli uffici assicurando la messa in atto di tutto quanto è necessario per salvaguardare la salute dei collaboratori. Si ragiona anche se la gradualità dell’apertura debba investire i territori, oltre ai settori di attività economica.

Siamo in presenza di un vero cataclisma che si è abbattuto sul sistema produttivo e sulla domanda. Un fenomeno ben diverso da quello subito con le crisi precedenti. Basti pensare che nel 2008 e 2011 non erano chiusi né ristoranti né alberghi. Si poteva andare dal barbiere e dal fisioterapista, il mondo continuava a vivere, sebbene le Borse e le imprese manifatturiere fossero nella tempesta.

Ora questo non avviene più, tutto è bloccato e non solo nel nostro paese, ma in gran parte del mondo intero mettendo a soqquadro le catene internazionali del valore. Il blocco del settore produttivo ha colpito anche quella massa di lavoratori senza tutela, vicini e indispensabili nel settore dell’agricoltura, del turismo e dei trasporti. Un mondo invisibile che è costituito da tante persone che del cash in nero vivono.

In questo quadro fosco, augurandosi che la scienza arrivi presto a proporre vaccini in grado di sconfiggere il virus, per cominciare a uscirne occorre inondare il sistema di fondi di sostegno, ricorrendo a qualsiasi forma che la produca, a cominciare dal debito. È quello che il nostro governo, anche con l’ultimo intervento e con quello in cantiere, sta cercando di realizzare e vedremo se l’Unione europea vuole ancora continuare ad esistere. 

Ma una domanda si pone. D’avvero tutti sono colpiti da questo tsunami, non esiste forse qualcuno che da questa crisi devastante ne guadagna? Ebbene, basta osservare cosa succede in questi giorni per rendersi conto che alcuni mega gruppi mondiali non solo non vengono colpiti ma addirittura portano a casa crescita e profitti.

Le vendite online hanno registrato un balzo in avanti, ma soprattutto godranno in futuro da questa quasi “imposizione”. Pensate ad Amazon che riesce a soddisfare i bisogni ma anche i desideri dei cittadini del mondo occidentale. Lo stesso vale per il colosso cinese Alibaba per l’area orientale.

In questi tempi grami, confinati come siamo in casa abbiamo scoperto la formazione scolastica online per i nostri figli e il lavoro agile (smart working) con tante persone che continuano a lavorare, ma da casa. Vanno a nozze in questo momento sia le aziende che assicurano i collegamenti che quelle che offrono le piattaforme, da Google a Microsoft, e così via. Infine, sempre lo stato di segregazione spinge allo sviluppo dei social.

Sui social network non manca il fiorire di fake news, tanto che il governo ha istituito una task force, molto chiacchierata, per combatterle. Allo stesso tempo capi di stato e primi ministri di fatto li “sponsorizzano” visto che continuano a comunicare mediante Twitter e Facebook.

Sono i grandi gruppi della nuova economia che, oltre a appropriarsi dei dati personali e a non pagare il dovuto al fisco (scaricando così l’onere sulle altre imprese), fanno surfing sull’onda dello tsunami economico, e salgono ancora più in alto in questa marea di difficoltà.

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