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Costa Rica: no a petrolio e esercito, la cultura abbatte disoccupazione e criminalità

Il Paese centroamericano, secondo come Pil pro capite solo a Panama, è l’isola felice di una delle aree più povere e più violente dell’America Latina – L’esercito è stato abolito e l’estrazione del petrolio vietata: puntando sull’educazione, ha creato benessere e sconfitto la criminalità.

Costa Rica: no a petrolio e esercito, la cultura abbatte disoccupazione e criminalità

Più di quattro milioni di persone in 52.000 km quadrati incastonati in una delle aree geografiche più violente del mondo, eppure nessun esercito. Lo abolì – e lo vietò – il fondatore della Seconda Repubblica del Costa Rica, José Figueres, che nella Costituzione del 1948 pose le basi per quello che, ripulito qualche anno fa da una classe politica corrotta, è ora la mosca bianca del Centro-America.

“Terra di vulcani, giungle, spiagge e con più uccelli e farfalle che in qualsiasi altra parte del mondo. Uno stato sociale efficiente. Un Paese capace di fare soldi vietando l’esplorazione e l’estrazione del petrolio e puntando su turismo e cultura”. Così il Costa Rica viene definito sulle pagine del Pais, che citando i dati del World Fact Book della Cia rende l’idea: tra i meno popolati del Centro-America, è quello col più alto Pil pro capite dopo la ricca Panama (16.500 dollari contro 13mila, poi c’è Salvador con la metà e ultimo Nicaragua con 4.500), dietro la quale finisce anche nell’aspettativa di vita (ma di pochissimo: 78,3 anni a 78,2, mentre in Honduras si muore a 70 anni).

Ma soprattutto, il Paese con uno dei tassi di sviluppo umano più alto di tutta l’America Latina (anche se, rileva sempre El Pais, “la disuguaglianza è in crescita”), è di gran lunga quello che investe di più nell’educazione: il 6,3% del Pil, mentre i vicini centroamericani si fermano tra il 3 e il 4,6%. Risultato: meno criminalità, e più futuro. Il tasso di omicidi infatti, che in Honduras tocca quasi la percentuale di 1 ogni 1.000 abitanti, in Costa Rica è dieci volte inferiore: 10 ogni centomila abitanti. Viceversa, il tasso di albetizzazione è pari al 96%, con l’obbligo scolastico fino a 18 anni. E la disoccupazione è al 4,5%, praticamente un terzo di quella italiana.

Un’isola felice, rinunciando al petrolio e puntando sul turismo ma non solo: le esportazioni di frutta rendono molto e, lontano dalle sirene occidentali sulle quali ha invece puntato tutto Panama, sta anche crescendo un’industria tecnologica e medica.

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