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Coronavirus, l’appello di Massari e dei pasticcieri al Governo

Il decano dei pasticcieri italiani ha scritto una accorata lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per denunciare i rischi che sta correndo il settore: “Senza il Vostro aiuto la nostra Italia rimarrà un popoloso deserto”.

Emergenza coronavirus, scendono in campo anche in maestri pasticcieri, guidati dal decano Iginio Massari. Il pasticciere bresciano, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e firmata da decine di colleghi, pasticcerie bresciane e di tutta Italia, ha lanciato l’allarme per il futuro del settore, al momento completamente fermo a causa dei provvedimenti restrittivi varati dal Governo: “Il rischio d’impresa distingue e identifica noi autonomi, ma esso non può estremizzarsi nell’accettazione supina e passiva del silenzio tanto roboante di questi primi interventi economici”, ha scritto Massari nell’accorato appello, invitando l’esecutivo a prendere nuove iniziative per evitare che, quando tutto questo sarà finito, l’Italia non si ritrovi ad essere “un popoloso deserto”.

Ecco il testo integrale della lettera:

Ill.mo Signor Presidente del Consiglio,

Voglia concedere a un concittadino l’incelata arroganza di occuparVi in un tempo che, tanto serratamente, già Vi trova al servizio del Paese.

Non è il tempo della polemica; è quello della unione che, fervida e solida, si rinsalda nel privilegio dell’accoglimento delle soluzioni offerte dalla Politica.

Ecco cosa ciascuno di noi attende: che lo Stato non sia un mero transeunte e labile ammortizzatore, che non sia il concessore di una libertà strappata per stillicidio, che non sia l’erogatore di una goccia a tacitazione di una sete implacabile.

Ogni categoria professionale, ogni età, vive i propri drammi particulari: accanto, e pur distanti, a coloro ai quali è stata già offerta preliminare tutela, v’è poi il tessuto soggettivo degli autonomi: professionisti, partite IVA, artigiani e piccole imprese.

Non sono un ragioniere di Stato: non posso sapere quanto incidano e in che percentuale siano concorrenti di economia.

Nutro, tuttavia, la pretesa di conoscere il mio lavoro: so quanto l’incertezza che oggi si chiede alla Politica di colmare sia di ostacolo alla speranza, prima ancora che ai proventi. Il rischio d’impresa distingue e identifica noi autonomi, ma esso non può estremizzarsi nell’accettazione supina e passiva del silenzio tanto roboante di questi primi interventi economici.

Sono consapevole che abbiaTe dichiarato che nuove e prossime iniziative giungeranno.

Or non si scordi, pure, la più lungimirante Politica che quando ci sarà ridonata la libertà avremo redivivo desiderio di bellezza e d’eccellenza, di ritrovarci e di stare insieme: a Voi chiedo che quel giorno ci sia ancora un ristorante a saziarci, una pasticceria a ricolmare i palati, una boutique a librare un desiderio, un artigiano che ci realizzi, un teatro che ci accolga.

Senza il Vostro aiuto, tuttavia, la nostra Italia rimarrà un popoloso deserto. Ossequi

Iginio Massari
Debora Massari
Nicola Massari
Maria Damiani

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