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Cop 28 a Dubai: il cambiamento climatico fa paura. Arriverà una nuova Agenda per fermare il declino?

Si apre oggi a Dubai la Conferenza mondiale sul clima. Gli allarmi per l’aumento della temperatura e gli effetti sull’economia mondiale. 198 paesi presenti e 70 mila delegati

Cop 28 a Dubai: il cambiamento climatico fa paura. Arriverà una nuova Agenda per fermare il declino?

Non si annuncia una Conferenza pacata quella che comincia oggi a Dubai. Il 28° incontro mondiale sul clima è stato preceduto da polemiche e dichiarazioni quasi a sfondo personale. Il fatto che la Cop sia presieduta dal Sultano Ahmed Al-Jaber, Ceo di Adnoc, la compagnia petrolifera di Abu Dhabi, ha messo l’assise mondiale in una luce diversa. Conflitto di interessi del leader manager ? Un po’ si. Non fosse altro per i quattro milioni di barili di petrolio al giorno prodotti dagli Emirati Arabi.
La Bbc ha pubblicato alcuni documenti segreti in base ai quali gli organizzatori della Cop nei prossimi giorni utilizzerebbero incontri bilaterali per accordi per vendite ulteriori di petrolio e gas.

Nonostante tutto, Al Jaber si è detto “cautamente ottimista” sul successo della Conferenza. Ospitiamo “la Cop più importante dopo quella dell’accordo di Parigi” ha aggiunto e i numeri (almeno) gli danno ragione: 198 paesi rappresentati e 70 mila delegati. Mancheranno il Presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping. Papa Francesco ha dovuto rinunciare per ragioni di salute, e sarebbe stata la prima volta di un Papa ad un evento sul clima. La Santa Sede, comunque, sarà rappresentata dal cardinale Pietro Parolin. Per l’Italia sarà presente la premier Giorgia Meloni

Il contesto mondiale nel quale ci si ritrova a Dubai è altrettanto inquieto. Due guerre in corso con paesi attori del mercato dell’energia generano ansia.
Sempre Al Jaber si è augurato che la Cop28 sia la piattaforma multilaterale che porta buone notizie al mondo. Il mondo soffre già abbastanza per la polarizzazione e la divisione.

L’appello di António Guterres

Dopo circa 30 anni di incontri ai massimi livelli ora c’è bisogno di pragmatismo. E’ molto di più che una necessità, di cui si è fatto interprete il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres: “Faccio appello ai leader politici a livello globale, che devono assumersi le proprie responsabilità in materia di cambiamenti climatici per salvare il pianeta”. La decarbonizzazione è sempre attuale.

Dalla Cop 2015 di Parigi, dove venne fissato l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura terrestre sotto i 2° C, pochi summit hanno avuto effetti concreti. La crisi climatica è concreta e incontrovertibile. Fa pagare prezzi tanto ai paesi industrializzati quanto a quelli in via di sviluppo. Non è forse anche questione di leadership occidentali ?

L’asimmetria dei disastri causati dal climate change dovrebbe portare da oggi al 12 dicembre (giorno di chiusura della Cop) ad una nuova Agenda mondiale. Ancora una volta l’obiettivo principale è ridurre il peso dei combustibili fossili nell’economia mondiale e spingere sulla transizione energetica. Obiettivo alto, appannato da carbone, petrolio e gas naturale che restano le principali fonti di energia. Ad Est ed Ovest si mescolano strategie e capitali finanziari che minacciano la credibilità di questi vertici.

Nelle ultime due Conferenze di Glasgow e di Sharm el-Sheikh i documenti finali ribadivano l’impegno a ridurre le fonti fossili: –43% al 2030. L’Occidente ne consuma ancora il 70% . Certo, però un Paese come l’India- tanto per citare uno di quelli che dovrebbero fiondarsi contro i gas serra- indicò il 2070 come anno entro il quale avrebbe raggiunto la neutralità climatica. Un’eternità, non contemplata da nessuno studio letto negli ultimi anni. In India ci sono scienziati e premi Nobel acclamati in tutto il mondo. Per il loro grande paese sono gazzelle o tartarughe ?

Temperature record e finanziamenti: due estremi da considerare

Nelle sessioni della Conferenza si approfondiranno temi i che ruotano intorno ai sistemi economici e agli attori principali delle produzioni di beni e servizi. “Tutti devono avere l’opportunità di contribuire e tutti devono essere ritenuti responsabili e chiamati a rispondere” è stato detto alla vigilia.

Come ? Aspettiamo di vederlo. Intanto nel 2022 la CO2 è stata più alta del 50% rispetto ai valori del 1750, anno preso come parametro preindustriale dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale dell’Onu, in un documento durissimo. “Ciò vuol dire che stiamo andando nella direzione sbagliata”, ha commentato il Segretario dell’Organizzazione Petteri Taalas. Si sbaglia ?

Un’altra direzione storta è quella dei finanziamenti. Proprio in vista della Cop28, l’UNEP– il Progranna Onu per l’ambiente- ha scritto che il divario di finanziamento per l’adattamento climatico è aumentato tra 194 e 366 miliardi di euro all’anno”. Non solo, i fondi ai paesi in via di sviluppo in un anno sono diminuiti del 15%.

Tra i temi di Dubai c’è- non per ultimo- la creazione del fondo “Loss and Damage”, perdite e danni, per risarcire le comunità più colpite dai cambiamenti climatici. Quante delle 198 delegazioni saranno sensibili ad aprire i forzieri di casa propria ? Nelle bozze circolate nei giorni scorsi non sono indicate cifre, né tempistiche. Un buco, anche se ci sono state voci che chiedono soldi solo alle industrie. In dodici giorni di riunioni qualche soluzione ai temi spalancati e un po’ ingialliti, si può trovare.

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