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Contratto statali, Madia: “Aumento di stipendio medio da 85 euro”

Il Governo ha approvato 5 decreti attuativi della riforma della Pa – Ma i sindacati non ci stanno: vogliono che gli 85 euro siano l’aumento minimo, non medio – Altri nodi su scuola, precari e legge Brunetta

I dipendenti pubblici riceveranno in busta paga un aumento di stipendio pari in media a 85 euro. È questa la principale novità varata ieri dal Consiglio dei ministri, che ha approvato cinque decreti attuativi della riforma Madia sulla pubblica amministrazione. Gli altri quattro riguardano il riordino delle camere di commercio, dei servizi pubblici locali, gli enti di ricerca e il provvedimento di semplificazione Scia Bis.

La cifra media dell’aumento salariale per gli statali è emersa ieri dopo l’incontro fra il Governo e i rappresentanti dei sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil – per mettere a punto l’intesa per lo sblocco della contrattazione.

A questo punto, ha spiegato la ministra alle parti sociali, l’Esecutivo intende andare avanti ad oltranza per raggiungere un accordo che tracci la strada per il tanto sospirato rinnovo dei contratti nel pubblico impiego, fermi da sette anni.

Madia intende perciò convocare domani i leader dei tre sindacati. Ma dal canto loro, Cgil, Cisl e Uil considerano accettabile la cifra di 85 euro solo come aumento minimo, non come incremento medio. Inoltre, le parti sociali vorrebbero includere nell’accordo – limitato fin qui ai soli ministeriali – anche il comparto della scuola. Altro punto su cui non c’è ancora intesa con il Governo.

Gli altri scogli più importanti da superare sono due: la stabilizzazione dei precari e il superamento della legge Brunetta. La norma, che risale al 2009 e non è mai stata applicata (perché avrebbe dovuto entrare in vigore con la prima tornata contrattuale successiva al rinnovo, finora congelato), imporrebbe di applicare questo schema:

– metà del budget produttività al 25% degli statali con le pagelle più alte;

– l’altra metà ai lavoratori con performance di medio standard, da rintracciare nel 50% della forza lavoro complessiva;

– nemmeno un euro per la produttività, invece, all’altro 25% dei lavoratori che si colloca sotto gli standard.

Ora, il governo vorrebbe puntare sul salario di secondo livello, in particolare sui premi, ma nessun sindacato è disposto a firmare un rinnovo che destini risorse ai premi se prima non vengono superati i vincoli introdotti dalla legge Brunetta, che lascerebbe senza incentivo un milione e mezzo di Statali.  

In passato Madia si è detta disponibile a cancellare il meccanismo delle fasce di merito, ma solo se i sindacati proporranno un altro criterio di valutazione altrettanto rigido per evitare premi a pioggia.

Lo strumento per rivedere la parte normativa è il Testo unico del lavoro pubblico, atteso a febbraio. Quanto alle risorse, la cifra stanziata in manovra (1,9 miliardi) è considerata insufficiente, perché dovrebbe coprire anche il rinnovo degli 80 euro alle forze dell’ordine e le nuove assunzioni della Pa.

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