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Consob: nuove norme per le vendite allo scoperto

L’autorità garante della vigilianza dei mercati ha varato un provvedimento che obbliga alla trasparenza nel trading di titoli che non si posseggono, fino al 9 settembre 2011. L’Assosim: “Un buon compromesso”.

Da oggi si respira una nuova aria per le vendite allo scoperto. A partire da stamane gli investitori che detengono posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione alla Consob. L’istituto regolatore, dopo un lungo pomeriggio di discussioni potrattosi fino a tarda notte, ha varato una nuova misura per tamponare la frana dei titoli delle banche italiane quotate, Unicredit in testa.

Il provvedimento, spiega l’autorità, “rafforza i poteri di vigilanza della Consob nell’attuale fase di mercato, caratterizzata da un elevato livello di volatilità nell’andamento delle quotazioni. In particolare, dovranno essere rese note alla Consob le posizioni nette corte relative ai titoli azionari delle società quotate in Italia, quando superino determinate soglie quantitative. Il primo obbligo di comunicazione scatta al raggiungimento di una posizione netta corta uguale o superiore allo 0,2% del capitale dell’emittente. Successivamente l’obbligo si attiva per ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale». Il provvedimento resterà in vigore fino al 9 settembre 2011.

Si ritiene soddisfatta l’Assosim, “si tratta di un’ottima soluzione di compromesso”, ha dichiarato. Meglio una disciplina basata sulla trasparenza che un divieto per l’Associazione italiana degli intermediari mobiliari la quale ritiene che, in situazioni di emergenza, un obbligo di disclosure sia da preferire a un divieto.
Assosim auspica peraltro un intervento al riguardo da parte dell’Esma, l’Autorità europea di controllo dei mercati, «al fine di estendere l’obbligo a tutti gli intermediari dell’Unione Europea ed evitare in tal modo il rischio di arbitraggi normativi».

Nel pomeriggio di oggi era intervenuto sul tema anche l’ex presidente della Consob Lamberto Cardia secondo il quale le vendite allo scoperto «in presenza di una situazione di grave crisi andrebbero totalmente vietate per il periodo necessario o al massimo consentite nell’ambito della giornata». Per l’ex presidente, che all’indomani del crack della Lehman Brothers limitò le vendite allo scoperto entro i tre giorni, «è preferibile una riduzione per brevi periodi dei movimenti di mercato piuttosto che assistere ai gravi danni che si determinano a carico di società quotate, anche strategiche per il paese».

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