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Colao: “Nell’innovazione lo Stato è come l’allenatore”

“La rete unica non è la priorità”, ha sostenuto il ministro della Transizione Digitale al Festival dell’Economia di Trento. “L’obiettivo è connettere ogni cittadino con la banda larga, ma il pubblico non deve essere né l’unico giocatore né l’arbitro”

Colao: “Nell’innovazione lo Stato è come l’allenatore”

Nè giocatore (soprattutto se giocatore unico), né tantomeno arbitro: il ruolo dello Stato nel campo dell’innovazione tecnologica deve essere quello dell’allenatore. Usa una metafora calcistica il ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao, già Ceo di Vodafone e ospite (in presenza) del Festival dell’Economia di Trento: “Uno Stato allenatore vuole i benefici per tutti i cittadini, e infatti il nostro obiettivo è portare la connettività veloce ovunque nel Paese. Per giungere a questo il suo ruolo è quello di far giocare al meglio i giocatori, cioè le imprese digitali. Se proprio le imprese vengono a mancare, allora sì che lo Stato diventa costretto ad essere anche un giocatore, ma assolutamente non l’unico giocatore in campo”. Colao è anche tornato sul tema, già ampiamente trattato nelle ultime settimane, del progetto di una rete unica nazionale, che però sembra ormai essersi arenato: “Il PNRR è assolutamente chiaro nel porre obiettivi di servizio per i cittadini, non di favorire alcune imprese anziché altre. Le imprese sono strumenti, non fini. Se poi alcune di queste imprese vorranno consorziarsi, staremo a vedere. Del resto il dibattito sulla rete unica è stato così sentito solo in Italia, e senza portare a risultati”. Concetto sul quale, sempre a Trento, è tornato anche il presidente di Tim Salvatore Rossi: “La discussione intorno al progetto della rete unica è soprattutto politica, c’è poco di tecnico”.

L’innovazione digitale insomma non dipende primariamente dalla governance, ma dagli investimenti e dagli obiettivi che lo Stato fissa e a proposito di PNRR, il ministro ha ricordato che i fondi per la rete Internet sono pari a 6,7 miliardi, di cui 2 miliardi per la rete mobile e 4,7 miliardi sull’high capacity network. “Lo Stato – ha ancora detto Colao – deve incominciare a essere innovatore dove è monopolista, cioè servizi pubblici, pubblica amministrazione”. L’obiettivo è quello di raggiungere ogni singolo cittadini italiano con Internet superveloce entro l’inizio del 2027, che sia con fibra ottica o con 5G. Proprio sul 5G Colao ha auspicato “una maggiore autonomia europea”, per una rete che sia più sicura, anche se “il tema sul 5G non è solo la Cina”. Sulla sicurezza il ministro ha anche risposto alla domanda sulla necessità di un cloud della PA finalmente sicuro: “Oggi il 95% dei server della Pubblica amministrazione non sono sicuri. Entro giugno aspetto proposte dalle imprese per creare un polo strategico nazionale che dia al pubblico le chiavi di accesso in crittografia, per tutelare i dati sensibili. Soprattutto quelli strategici: salute, difesa, etc”.

Infine una considerazione sulla tassa minima globale sulle corporate, per la quale c’è stato un primo storico accordo al G7 dei ministri delle Finanze, che andrà poi definito meglio in sede di G20. Il tema riguarda anche il digitale, perché questa nuova imposta sterilizzerà di fatto il dibattito sulla web tax da applicare ai colossi americani del tech: “L’accordo è una svolta storica e giusta. L’omogeneità della tassazione internazionale è prima di tutto una questione di fairness. Le stesse multinazionali, quelle serie, la volevano. E quando sarà effettivamente approvata, allora sì che non servirà più parlare di web tax”. Sull’aliquota al 15%, al ribasso rispetto alla prima proposta al 21% formulata dal presidente americano Joe Biden, Colao non ha dubbi: “Va bene tutto, l’importante era partire. Anzi la scelta del 15% è intelligente nella logica della lotta ai paradisi fiscali, perché questa aliquota non di discosta molto da quella ad esempio di Paesi come l’Irlanda, che sono al 12,5%. Così è più facile che venga accettata e digerita da tutti”.

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