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Clima e archeologia: si prepara la mostra di Paestum

Dal 4 ottobre nell’area archeologia dell’antica Poseidonia , un evento unico. La memoria e la storia non possono scomparire con i mutamenti ambientali.

Clima e archeologia: si prepara la mostra di Paestum

Che i cambiamenti climatici influiscano già  oggi sul patrimonio storico ed artistico non è  una notizia sensazionale. Che 42 siti Unesco su 49: dell’area mediterranea possano essere sommersi dall’innalzamento del mare e delle coste è scientificamente accertato e riportato in uno studio su Nature Communication. Nel 1892 il pittore Federico Cortese realizzò ‘Ruderi di un mondo che fu…’, nel quale i templi di Paestum sono rappresentati sott’acqua. Il quadro è esposto alla Galleria Nazionale di Roma ed ha fornito lo spunto, per  costruire la mostra “Poseidonia città d’acqua: archeologia e cambiamenti climatici”, che aprirà il 4 ottobre nel Parco Archeologico di Paestum e  chiuderà il 31 gennaio 2020. Un evento sostenuto dalla Regione Campania , molto originale e da seguire.

Tutto nasce dalla visione del quadro di Cortese da parte direttore dell’are archeologica di  Paestum, Gabriel Zuchtriegel checon i curatori Paul Carter e Adriana Rispoli, ha messo su un progetto tanto originale quanto attuale. Perché la piana del Fiume Sele- dove si trova l’antica Poseidonia – potrebbe effettivamente essere interessata dall’innalzamento delle acque marine; perché i siti archeologici devono essere meglio difesi in ogni caso; perché la memoria e la storia non possono scomparire a causa di malaugurate calamità. Siamo o no tutti sensibili ai cambiamenti climatici, tanto che il governo in questi giorni dice di voler impegnare risorse economiche stratosferiche ? La Mostra anticipa scenari ambientali devastanti che daranno da pensare. 

Quando vidi il quadro, mi venne in mente lo studio su Nature Communications, racconta Zuchtriegel , sui 42 siti Unesco intorno al Mediterraneo tra cui Paestum. Quel quadro sarà l’unica opera prestata in mostra, mentre  altri oggetti arriveranno dalle collezioni di Paestum e in parte si tratta di oggetti mai esposti prima. Il focus sarà il rapporto tra gli uomini e l’ambiente ed in particolare quello con il mare. Fondamentali saranno anche le proiezioni sui cambiamenti climatici e ambientali che potrebbero interessare l’area nei prossimi 100 anni, elaborate dal Centro di Studi sui Cambiamenti Climatici nel Mediterraneo. In questi giorni si completano anche le prove tecniche per il video-mapping sul Tempio di Nettuno curato dall’artista napoletana Alessandra Franco. La scrittrice Andrea Marcolongo porterà ,invece, un suo contributo per spiegare che Poseidonia, dedicata a Poseidone, dio del mare, è luogo speciale si dai tempi di Omero. Tutta la mostra è incentrata su temi forti che stanno scuotendo le coscienze ma che devono ancora progredire nelle azioni dei governi.

Tutta l’area archeologica di Paestum vive un momento magico con aumento di visitatori (oltre 500 mila all’anno) e incontri di studio. Poche settimane dopo l’avvio della nuova campagna di scavi finanziata dall’Unione Europea con 13 milioni di euro, sono state già ritrovate un frammento di pietra raffigurante un volto di donna ed altri reperti risalenti  al sesto-quinto secolo avanti Cristo. E siamo solo all’inizio. Da quattro anni Paestum gode anche di autonomia gestionale e finanziaria ed ha puntato sulla qualità dell’offerta. Ai turisti è  data la possibilità di visitare depositi  e laboratori per accrescere la conoscenza di un sito che oltre ai templi è riconosciuto a livello mondiale anche per il celebre affresco della “Toma del tuffatore”. Esempio unico e raffinato di sepoltura dell’antica Grecia. Un patrimonio della Campania e dell’Italia, in definitiva, che non può rischiare di scomparire o essere minacciato dall’invasione delle acque. Pur rispettando l’immaginazione di chi volle vedere Paestum ridotta così.

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