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Cinema: “L’Agenzia dei bugiardi”, commedia alla Stanlio e Ollio

Il film diretto da Volfango De Biasi, è il remake di un analogo titolo francese di discreto successo oltralpe lo scorso anno – Nel cast Giampaolo Morelli, Massimo Ghini, Alessandra Mastronardi e Paolo Ruffini – TRAILER.

Cinema: “L’Agenzia dei bugiardi”, commedia alla Stanlio e Ollio

Giudizio dell’autore: Risultati immagini per due stelle su cinque

Questa settimana proponiamo due visioni, completamente diverse tra loro. La prima è un cosiddetto film-evento, cioè distribuito nelle sale per soli tre giorni. Si tratta di Mathera, un documentario sulla città che proprio quest’anno è stata nominata capitale europea della cultura. Un vero e proprio labirinto di storia, di bellezza, di arte e di cultura dove perdersi e ritrovarsi tra i sassi millenari di uno degli insediamenti umani più antichi al mondo. Ne parliamo più dettagliatamente sul portale FIRST Arte.

La seconda proposta è un classico prodotto di questo periodo post natalizio: una commedia leggera con risvolti interessanti. Ci sarà pure un buonissimo o un dannatissimo motivo per cui la bugia, la menzogna, il sotterfugio, trovano tanto spazio nel cinema e attenzione da parte del pubblico. Questo il tema del film L’Agenzia dei bugiardi con la regia di Volfango De Biasi, appena uscito nelle sale. Si tratta di un argomento cinematografico che potrebbe aver avuto inizio nel lontano 1931 con un cortometraggio di Stanlio e Ollio e, da allora, sono innumerevoli i titoli che hanno avuto come tema o come trama la capacità umana di rappresentare o raccontare un fatto, una vicenda, diverso dalla realtà. A quanto riportano autorevoli studi scientifici, agli animali non è concesso mentire ma solo assumere un comportamento in grado di ingannare i potenziali nemici o predatori con il solo fine di garantire la sopravvivenza. Non è questa la sede, ma sarebbe interessante approfondire perché agli umani, specie quando si tratta di “relazioni private” viene particolarmente spontaneo utilizzare la sottile e perfida arte della menzogna. 

Veniamo al film: si tratta di un remake di un analogo titolo francese, Alibi.Com, di discreto successo oltralpe lo scorso anno. Condividiamo quanto espresso da Marco Giusti, un noto critico cinematografico, su questo genere di prodotti: siamo ancora una volta in presenza di uno dei “soliti remake bolliti di film stranieri”. La storia potrebbe anche essere divertente e funzionare: un’agenzia è specializzata nella creazione di alibi, giustificazioni, coperture per quanti, specie in ambito matrimoniale, mentono ai propri mariti o mogli quando si tratta di giustificare una “scappatella”. La battuta centrale che riassume tutto è “è meglio una bella bugia oppure una brutta verità?” e i protagonisti (Giampaolo Morelli, Massimo Ghini, Alessandra Mastronardi, Paolo Ruffini, Carla Signoris, Luigi Luciano e Diana Del Bufalo) ce la mettono tutta a recitare nei panni di bugiardi più o meno seriali. Purtroppo, e forse non dipende da loro, il risultato è scadente. Ne esce fuori una sceneggiatura rabberciata con tanti luoghi comuni, situazioni paradossali poco sostenibili (vedi le varie scene con il barboncino in piscina o il gatto tirato dalla finestra di un auto) per non dire delle scene al campo nomadi. Insomma, siamo alle solite: zero idee. Normalmente, quando l’intenzione è copiare, è auspicabile che possa avvenire anche un miglioramento rispetto all’originale. In questo caso, non lo abbiamo visto ma ci corre forte il dubbio che peggio di così sarebbe stato difficile. Del resto, con tutto il rispetto per il genere, il regista è lo stesso che ha firmato titoli cosiddetti cinepanettoni come Un Natale stupefacente, Natale col boss e Natale a Londra dove lo stile, il linguaggio, gli stereotipi sono sempre gli stessi e, forse, proprio per questo godono di un significativo riscontro nelle sale cinematografiche. 

L’idea è buona ed è presa pari pari da agenzie o siti Internet che svolgono, in maniera professionale, proprio il compito di creare false identità o inventarsi una nuova vita. Lo spunto narrativo si prestava bene, considerato anche il terreno “culturale” del nostro Paese, oltre che la sana e storica commedia all’italiana che, in fatto di corna e tradimenti, ha scritto pagine memorabili. Purtroppo però il cinema italiano non riesce a riprendersi dallo stato comatoso dell’eccesso di titoli e dalla corrispondente pigrizia ideativa per non dire di quando riscontra scarso successo nelle sale. Forse, una possibile risposta si può rintracciare leggendo i titoli di testa: per buona parte sono questo genere di film sono realizzati grazie a contributi ed elargizioni di vari enti (specie di promozione turistica regionale) che riducono lo spazio di rischio produttivo, laddove si abbattono i costi a tutto scapito della qualità… tanto paga Pantalone da una parte e gli spettatori dall’altra.

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