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Cibi inquinati, la black list: dai broccoli cinesi alle fragole d’Egitto

Il Rapporto EFSA lancia l’allarme sui residui dei fitosanitari in Europa e la Coldiretti presenta la lista nera dei prodotti inquinati: dal prezzemolo del Vietnam ai broccoli della Cina, dalle fragole e la melagrana d’Egitto al peperoncino della Thailandia, dai meloni e cocomeri del Centroamerica alla menta del Marocco agli ortaggi.

Cibi inquinati, la black list: dai broccoli cinesi alle fragole d’Egitto

Occhio all’etichetta! Anche quando andiamo al mercato ortofrutticolo. Non ci sono solo i prodotti industriali ad attentare alla nostra salute ma anche innocui ortaggi che vediamo esposti sui banconi dei mercati o dei fruttivendoli. L’allarme viene lanciato dal Rapporto EFSA sui Residui dei Fitosanitari in Europa. Ebbene i broccoli, da anni considerati oramai da autorevoli studi internazionali come una delle più efficaci armi antitumorali, nascondono, se provenienti dalla Cina, residui chimici dannosi alla salute. Ben il 92% dei campioni esaminati dal Rapporto EFSA risulta infatti inquinato.

E sul banco degli imputati compaiono altri diffusi componenti delle nostre preparazioni alimentari. La Coldiretti ne ha tratto una Black List presentata a Napoli in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori italiani a difesa della dieta mediterranea, “Patrimonio orale e immateriale dell’umanità” che in Campania fu studiata e attestata dal biologo e nutrizionista americano Ancel Keys morto, significativamente si può dire, alla veneranda età di 100 anni.

Ecco dunque sotto accusa due altre erbe diffusissime in cucina: il prezzemolo proveniente dal Vietnam è risultato irregolare per il 78% mentre il basilico importato dall’India è fuori norma in ben 6 casi su 10.

Se nella maggioranza dei broccoli cinesi è stata trovata la presenza in eccesso di Acetamiprid, Chlorfenapyr, Carbendazim, Flusilazole e Pyridaben, nel prezzemolo vietnamita i problemi derivano da Chlorpyrifos, Profenofos, Hexaconazole, Phentoate, Flubendiamide mentre il basilico indiano contiene Carbendazim che è vietato in Italia perché ritenuto cancerogeno.

Non si può star tranquilli nemmeno con uno dei prodotti più apprezzati per le sue qualità antiossidanti del sangue, il melograno, la cui spremuta è pubblicizzata in molti bar come una bevanda altamente salutare. Quelle provenienti dall’Egitto superano i limiti in un caso su tre (33%) e fuori norma risultano anche l’11% delle fragole e il 5% delle arance provenienti sempre dall’Egitto. La Black List prosegue quindi con il peperoncino della Thailandia nel quale sono stati riscontrati residui chimici irregolari per il 21% e con i piselli del Kenia contaminati in un caso su dieci (10%).

Si prosegue poi con la frutta proveniente dal Sudamerica come i meloni e i cocomeri importati dalla Repubblica Dominicana che sono fuori norma nel 14% dei casi per l’impiego di Spinosad e Cypermethrin.

E irregolare per il 15% è risultata anche la menta del Marocco, un altro Paese a cui sono state concesse agevolazioni dall’Unione europea per l’esportazione di arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e pomodori da mensa fortemente contestato dai produttori agricoli proprio perché nel Paese africano è permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa.

L’agricoltura italiana- commenta la Coldiretti che ha organizzato la manifestazione di Napoli a sostegno della dieta mediterranea – è la più green d’Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%).

“Non c’è più tempo da perdere e occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere anche ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri”, ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo aggiungendo che “bisogna liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini”.

Ad integrare i dati dell’Analisi dell’EFSA e per correttezza informativa vale la pena di riportare anche i risultati della Shopper’s Guide to Pesticides in Produce redatto dalla “Environmental Working Group” che ha esaminato 45 tipologie di frutta e ortaggi fra i più ricorrenti sulle nostre tavole per stilare una classifica dei cibi più genuini e una, parallela, dei meno genuini in quanto maggiormente contaminato da pesticidi, indipendentemente dalla loro provenienza. Al primo posto figurano le mele, altro must storico del mangiare sano, seguite dal sedano, dai peperoncini, dalle pesche, dalle fragole, dalle pesche nettarine, dall’uva dagli spinaci, dalla lattuga, dai cetrioli, dai mirtilli e dalle patate.

La classifica dei vegetali che vantano viceversa una minore presenza di pesticidi vede in testa la cipolla. A seguire mais, ananas, avocado, cavolo, piselli dolci, asparagi, mango, melanzana, kiwi, cantalupo, patate dolci, pompelmo, anguria, e funghi.

L’Environnemental Working Group tuttavia pur avendo rilevato i pericoli di nocività per anticrittogamici e fertilizzanti usati in agricoltura riconosce che i benefici legati al consumo di frutta e verdura sono maggiori rispetto ad altri componenti alimentari. Insomma quello che si richiede al consumatore è di fare scelte consapevoli ed attente informandosi bene sui paesi di origine dei prodotti che si acquistano.

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