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Cerchi lavoro? Linkedin può darti una mano: ecco una guida

Pubblichiamo la prefazione di Osvaldo Danzi al libro “Linkedin per chi cerca un (nuovo) lavoro” di Pamela Serena Nerattini, edito da goWare

Cerchi lavoro? Linkedin può darti una mano: ecco una guida

Il lavoro è sempre al centro dei nostri pensieri. Sia che lo si stia cercando, sia che lo si abbia già o che lo si desideri cambiare. Alla fine dei conti, le questioni legate al lavoro sono essenzialmente relazionali (con i capi, con i colleghi, con i clienti, con i cercatori di testa, con i datori di lavoro e anche con la famiglia). In questo caso la rete tende ad aiutarci, piuttosto che a impoverirci, come invece avviene in altri ambiti. Bisogna però saper vedere e cogliere l’opportunità offerta dalla rete.

Quando si parla di cercare un nuovo lavoro e di rimettersi in pista con ambizioni e speranze, ci troviamo di fronte a un compito importante e molto spesso l’ansia s’impadronisce del nostro umore. Infatti nel momento stesso in cui iniziamo a pensarci o in cui siamo costretti ad attivarci, veniamo assaliti da una marea di pensieri. Che cosa sappiamo fare? Saremo in grado di trovare una nuova occupazione? Quali sono i mezzi giusti per farlo?

Qualche piccola certezza però c’è. Guardando a chi è riuscito nell’impresa, scopriamo che non sono tanto la fortuna e le conoscenze ad avere un ruolo decisivo, quanto la capacità e la voglia della persona di collocarsi in modo corretto sul mercato de lavoro e capire i meccanismi più riposti nell’intraprendere i vari passi verso uno nuovo sbocco professionale. Così padroneggiare gli strumenti tramite i quali porsi in modo corretto sul mercato può essere fondamentale. Bisogna però farsi aiutare.

Uno di questi aiuti è LinkedIn, uno dei più grandi e conosciuti social network che conta oltre 600 milioni di utenti nel mondo. È un validissimo strumento per chi è alla ricerca di nuove opportunità lavorative. Uno strumento che, però, va saputo utilizzare. La prima regola è quella di prendere coscienza del fatto che “stare” su LinkedIn non significa semplicemente creare un profilo, mettere un CV online e snocciolare i propri hobby.

Significa piuttosto formare una rete e interagire con questa rete. Vale a dire utilizzare il social con continuità e intelligenza, per farsi conoscere come professionisti e come persone dotate di talento, di personalità e di cultura in modo attrarre verso di sé chi il lavoro lo offre.

Da qui è nata l’idea di Pamela Serena Nerattini di scrivere una nuova guida a LinkedIn concepita, da una parte, come un manuale operativo e dall’altra come un libro propedeutico a una rinascita personale. Il libro, passo passo, mostra come costruire il proprio profilo LinkedIn, come ottimizzarlo tramite parole chiave scelte in base ai recruiter e all’algoritmo. Ma non si ferma qui perché offre dei suggerimenti cruciali per produrre contenuti con l’obiettivo di valorizzare le proprie competenze, diffondere la propria visione del lavoro e della vita, mostrare la propria cultura e quindi incontrare l’offerta con un vantaggio competitivo che faccia leva sulla motivazione che c’è dietro la persona e il professionista.

Ecco un estratto dal primo volume del libro di Pamela Serena Nerattini. Si tratta della prefazione di Osvaldo Danzi, fondatore di FDR (Fiordirisorse), la business community dei manager e delle imprese:

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“Non la solita prefazione. Non so più quante prefazioni abbia scritto per amici e colleghi sul tema “LinkedIn” e “personal branding”. Ogni volta cerco di dire qualcosa di interessante per introdurre ciò che i lettori stanno per leggere, con l’obiettivo di preparare il terreno alla lettura. Questa volta il compito è più facile perché riguarda un libro che non parla solo di LinkedIn. Ma veniamo a noi.

Magari sei in piedi, davanti allo scaffale di una libreria e stai leggendo questa introduzione nella speranza che possa aiutarti a scegliere quale libro fra i tanti posizionati su quello stesso scaffale che parlano dello stesso tema.

La prima domanda che io per primo mi sono fatto è stata proprio: “Perché un altro libro su LinkedIn?” La domanda che potresti farti tu, lettore, in piedi di fronte a quella libreria potrebbe invece essere: “Perché questo libro e non quello a fianco con la copertina più rigida, l’autore più famoso, il disegno più accattivante?”

Intanto, cominciamo a dare un senso a questa prefazione. Se dovessi identificare il target giusto direi che questo è un libro per gente determinata. Un percorso di cambiamento che parte prima di tutto dalla volontà di trasformare un percorso professionale. Per questo è apprezzabile la prima parte del libro in cui, prima di parlare di strumenti, si prepara il lettore a fare un percorso di consapevolezza necessario per mettere in ordine obiettivi, competenze, modalità di presentazione.

Perché il vero problema del digitale è la facilità con cui si accede a questi strumenti, alle varie piattaforme social, ai canali di comunicazione in cui tutti diventiamo media capaci di aprirci al mondo, ma senza un passaggio intermedio in cui si prepara la propria apparizione sul palcoscenico, il rischio è di sembrare degli attori afoni o peggio, di strillare a squarciagola senza grazia una melodia classica.

Agli strumenti arriviamo in un secondo momento. In questo libro si inizierà a parlare di LinkedIn non prima di qualche decina di pagine, passando attraverso la parola “reputazione” che è il vero cuore di tutto il sistema. Perché dopo aver definito quali sono gli obiettivi e in cosa e come posso spendere le mie competenze, quando “accendo il microfono” devo essere certo che quello che dirò non metterà a repentaglio la mia immagine o peggio, quella della mia azienda. Non dimentichiamo, difatti, che dopo il nostro nome e cognome la terza informazione visibile è “per chi lavoro”. E sia che tu stia lavorando per un’azienda o che tu stia lavorando per il tuo brand personale, il danno che ne può scaturire potrebbe essere irreversibile.

Quando il lettore arriva agli strumenti, o ha già abbandonato rendendosi conto che la strada da fare è ben più in salita di quanto pensasse, oppure è talmente consapevole di ciò che deve fare da questo momento in avanti, che troverà uno strumento straordinario – LinkedIn – che a mio avviso rimane l’unico social serio per condividere e cercare business. L’unico su cui bisogna puntare nel fare la prima scelta. Una volta settato al meglio questo, potremo approdare anche ad altre piattaforme, ma la strada per diventare autorevoli e credibili non sarà semplice.

A differenza di quanto potranno suggerirvi improvvisati business coach e orientatori di carriera, su LinkedIn non si cerca lavoro. Si cercano relazioni. E questo è un punto molto chiaro che nel libro di Pamela viene ben sottolineato. Da esperto di community mi viene anche da aggiungere quella che secondo me è la regola base del networking: “prima si dà, poi si riceve”.

Chi pensa di “atterrare” su LinkedIn e in una settimana “svoltare”, sta perdendo il suo tempo. A maggior ragione oggi, a circa 15 anni dal lancio del social in Italia, dopo tante trasformazioni avvenute e diversi milioni di iscritti solo in Italia, “differenziarsi” è molto più difficile di qualche anno fa e proprio per questo il tempo necessario per farsi una reputazione sarà mediamente lungo. L’unico suggerimento che mi viene da dare ogni volta che mi capita di parlare di LinkedIn è quello di arrivare in tempo, quando non si ha ancora la necessità e lo stato d’animo è leggero.

Non a caso decine di manager arrivati troppo tardi su LinkedIn, avendo sempre pensato che i social fossero una perdita di tempo, costretti oggi a rimettersi in gioco fanno una fatica enorme ad avere una buona relazione con lo strumento e a capirne l’utilità.

Trovare lavoro è un lavoro. Questa frase l’avremo sentita centinaia di volte. Ma quello che nessuno ci dice è che il primo vero lavoro va fatto su se stessi, sui propri valori. Usiamo i social per raccontarci, per condividere esperienze, per commentare argomenti su cui ci riteniamo esperti e usiamo i commenti per conquistare autorevolezza di fronte al nostro pubblico.

Poi però, è importante che il network diventi davvero “social”. Dobbiamo farlo uscire dagli schermi e portarlo nelle scarpe, nelle mani, nelle giacche dei nostri vestiti, negli zaini e nelle borse con cui andiamo al lavoro.

I sei gradi di separazione di cui leggerete nel libro, oggi, nell’anno 2021, sono già ridotti almeno a quattro. Il nostro compito è quello di riuscire ad annullare totalmente qualsiasi tipo di separazione e creare intorno a noi una rete non più virtuale, ma virtuosa”.

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Pamela Serena Nerattini, formatrice e consulente LinkedIn per aziende, professionisti e privati. Speaker a numerosi eventi del settore digitale e docente presso Federmanager Academy e Fondazione idi. Esperta e divulgatrice LinkedIn, nel 2020 ha creato un canale YouTube con oltre 150 video pillole. Grazie alle LinkedIn Live intervista professionisti del settore per offrire un diverso punto di vista sull’utilizzo degli strumenti digitali.

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