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Cattolica apre a Generali e Spa: chi vince e chi perde

La logica del mercato e della trasparenza, sostenuta dall’Ivass di Daniele Franco, prevale sugli ultimi difensori del regime cooperativistico in Cattolica, arroccati attorno al presidente Bedoni, che, per evitare il commissariamento, sono costretti ad aprire al Leone di Trieste e alla trasformazione in spa con vittoria postuma dell’ex Ad Minali

Cattolica apre a Generali e Spa: chi vince e chi perde

Prende il volo Giulietta, ovvero la veronese Cattolica Assicurazioni, all’annuncio dell’arrivo da Trieste del cavaliere Bianco: Generali. Un buon affare per gli azionisti, a partire da Warren Buffett, socio al 9,9% della compagnia veneta, schizzata su del 30% circa, a quota 4,63 euro. Ma anche per il Leone, già concentrato sulle sinergie commerciali e industriali da sviluppare con la nuova partecipata.

Di Cattolica, Generali controllerà poco meno del 25% dopo la trasformazione in Spa, perché tra le condizioni dell’operazione figura proprio il passaggio della cooperativa a società per azioni. Insomma, una piccola rivoluzione che nel tempo inciderà profondamente sugli equilibri della finanza italiana. Vediamo come.

Generali investirà inizialmente in Cattolica 300 milioni destinati a un aumento di capitale riservato a 5,5 euro per azione, con un premio del 52% sul prezzo di chiusura di Cattolica di ieri. Il Leone acquisirà così una quota del 24,4% subordinato alla trasformazione della società in Spa.

Nell’assemblea straordinaria, che si terrà probabilmente entro la fine di luglio, Generali potrà anche sottoscrivere pro-quota un aumento di capitale offerto in opzione agli azionisti fino a 200 milioni.

L’assemblea già fissata per sabato 27 giugno servirà a dar seguito all’aumento di capitale per 500 milioni necessario per portare il solvency ratio del gruppo al 172%. Ma per completare l’operazione dovranno essere soddisfatte una serie di condizioni, a partire dalla trasformazione in spa.

L’evoluzione della governance si accompagnerà al ricambio dei vertici. Finisce il lungo regno di Paolo Bedoni, presidente dal 2006, che ha difeso fin quasi all’ultimo la formula cooperativa, salvo cercare altre soluzioni nell’ultimo periodo. A sostituirlo non sarà però l’ex ad Alberto Minali, già allontanato da Bedoni ma in rapporti freddi anche con il Ceo del Leone, Philippe Donnet (anche se può considerarsi il vincitore morale della svolta di Cattolica).

A garantire un fil rouge con Trieste saranno probabilmente i manager di scuola Generali ora in Cattolica, come il condirettore generale Valter Trevisani, già veterano del Leone.

Al di là delle candidature e delle prossime scelte di Cattolica (finora propensa a non apportare la propria quota in Ubi all’Ops di Intesa Sanpaolo) l’operazione merita di esser valutata (e promossa) per il suo senso industriale. Ha detto il country manager per l’Italia di Generali, Marco Sesana: “La partnership strategica con Cattolica è un’opportunità unica, oggi in Italia, di crescita profittevole nell’asset management e nei servizi innovativi ai clienti danni, pilastri della nostra strategia Partner di Vita 2021”. Quattro saranno le aree coinvolte nella partnership commerciale: Asset management, Internet of Things, Business Salute e Riassicurazione.

L’accordo consentirà infine al Leone di aumentare l’esposizione a business come bancassurance e rc auto in Italia con un impatto che potrebbe diventare rilevante nel lungo termine.

Impatti modesti sulle stime ma che potrebbero diventare più rilevanti nel lungo periodo.

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