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Catania senza luce né acqua, aeroporto ancora chiuso. Palermo brucia, Punta Raisi riaperto a metà: Sicilia al collasso

Da 72 ore la provincia di Catania è senza energia elettrica ne acqua potabile con temperature sopra i 45 gradi. Fiamme in tutta l’Isola a Palermo chiude l’aeroporto, ma poi riapre per i voli in partenza

Catania senza luce né acqua, aeroporto ancora chiuso. Palermo brucia, Punta Raisi riaperto a metà: Sicilia al collasso

La Sicilia è al collasso. Mentre le temperature sfiorano i 50 gradi, oltre 2 milioni di persone che vivono nelle province di Catania e Palermo si trovano in difficoltà estrema. Nella città etnea, da giorni, centinaia di migliaia di persone stanno affrontando un blackout che li ha lasciati senza energia elettrica, incapaci di difendersi dal caldo estremo che sta colpendo l’Isola. In ampie zone della provincia manca di conseguenza anche l’acqua potabile a causa del blocco degli impianti dovuto alla mancanza di energia. Nel frattempo continuano le difficoltà dell’Aeroporto di Fontanarossa dopo l’incendio scoppiato ormai otto giorni fa. Ad oggi, mentre si cercano soluzioni tampone, non si sa quando il quinto scalo del Paese tornerà a regime, con decine di voli al giorno cancellati o dirottati. 

Ma se Sparta piange, Atene non ride. Affatto. Da lunedì la città di Palermo è accerchiata dagli incendi. Uno dei più estesi si è sviluppato sulle montagne attorno all’aeroporto Falcone – Borsellino di Palermo, lambendo la zona perimetrale dello scalo. Il risultato? Anche Punta Raisi è stato chiuso al traffico fino alle 11 del mattino del 25 luglio e poi riaperto per i soli voli in partenza. Gli altri due aeroporti dell’Isola, Comiso e Trapani, sono incapaci di reggere il carico dei due scali maggiori.

Catania senza luce né acqua

La città di Catania e molti dei Paesi della provincia (tra cui Acireale, Misterbianco e Paternò, tutti sopra i 50mila abitanti) sono senza energia elettrica. Da 72 ore continui e prolungati blackout stanno interessando l’intera zona etnea a causa del surriscaldamento di centraline e dei cavi interrati che non riescono a resistere al calore, mentre fuori le temperature superano i 47 gradi (dati della Protezione Civile). In molte zone della città non c’è nemmeno l’acqua. Sidra, la società che gestisce il Servizio idrico integrato di Catania e di alcuni comuni limitrofi ha fatto sapere che la città “al momento è sostanzialmente quasi tutta senza acqua” perché gli impianti di produzione dell’azienda e dei suoi fornitori sono fermi a causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica. 

Domenica, il ministro della Protezione Civile, nonché ex presidente della Regione Sicilia e ancora prima presidente della Provincia di Catania, Nello Musumeci ha presieduto un un vertice in Prefettura al quale hanno partecipato, tra gli altri, anche i capi dipartimento della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, e regionale, Salvo Cocina, e il sindaco di Catania, Enrico Trantino. Secondo il ministro “Stiamo pagando da un lato il cambiamento climatico, al quale già da qualche anno avremmo dovuto guardare con maggiore attenzione, dall’altro lato un’infrastruttura che non appare assolutamente adeguata al nuovo contesto”. Come si può risolvere la situazione? Occorre sperare in un abbassamento delle temperature.  “Oggi e domani saranno due giorni difficili – ha detto domenica Musumeci – anche se da domani pomeriggio il nostro servizio meteo prevede un leggero miglioramento con un vento di maestrale che dovrebbe aiutare a ridurre la temperatura, facendola scendere da 45 a 35 gradi. Questo, secondo l’Enel, può consentire di completare i lavori”. Ai cittadini non resta dunque che sperare che il caldo si decida finalmente a dare una tregua.

Intanto E-Distribuzione sottolinea di avere messo al lavoro 570 tecnici, 60 gruppi elettrogeni e nove power station per cercare di tamponare la situazione. Leonardo Ruscito, responsabile rete Sicilia, ribadisce che “nostre squadre sono al lavoro per cercare di normalizzare la situazione al più presto con i rinforzi che sono messi in campo. Stiamo cercando di rispondere nei migliori dei modi a questa situazione emergenziale”.

Aeroporto di Catania: terminal A ancora chiuso, ancora enormi i disagi 

A otto giorni di distanza dall’incendio che ha colpito il terminal A dell’aeroporto Fontanarossa di Catania, il quinto scalo nazionale è ancora lontanissimo dalla piena operatività. Il terminal A, il più grande e il più trafficato, rimane chiuso, mentre si cerca di aumentare la quantità di voli in partenza e in arrivo dal terminal C attraverso tensostrutture posizionate all’interno dell’area aeroportuale. Sono comunque decine le cancellazioni giornaliere, così come i dirottamenti sugli altri aeroporti dell’isola, con disagi enormi per i viaggiatori che si trovano nella totale incertezza. Il tutto nel pieno della stagione turistica. 

“Questa situazione non è tollerabile, Ormai è evidente che ci sia stata una mancata programmazione e che siano state carenti le verifiche sui programmi infrastrutturali, annunciati e mai realizzati. Il danno al sistema produttivo di Catania e della Sicilia orientale è grave, sia per l’impatto immediato, e non solo sul campo turistico nel pieno della stagione, sia per quello reputazionale, che rischia di perdurare nel tempo. È passata una settimana e ancora non è chiaro quando ritorneremo alla cosiddetta normalità”.”, ha tuonato domenica il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, di origine catanese, che ha attaccato l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) e la Sac (società di gestione di Fontanarossa).

Nel frattempo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha convocato nel pomeriggio di oggi un tavolo al Mit a cui parteciperanno tutti i soggetti interessati alla gestione dell’aeroporto di Catania. Immediate le critiche sul ritardo, ma Salvini si giustifica: “Da parte del Mit è confermato il pieno spirito collaborativo, anche se la competenza diretta sulla gestione dell’aeroporto di Catania non è del dicastero di Porta Pia”. 

Palermo brucia: l’aeroporto Falcone-Borsellino riapre a metà, morta un’anziana

Nella notte tra lunedì e martedì diversi incendi si sono sviluppati intorno alla città di Palermo. Il più esteso ha riguardato la zona sopra Cinisi ha raggiunto il perimetro dell’aeroporto Falcone-Borsellino, rimasto chiuso fino alle 11 di oggi. Tutti i voli sono stati cancellati e gli abitanti sono stati invitati a tenersi lontani dall’area. Gesap, la società che gestisce lo scalo, ha comunicato la riapertura, ma al momento sono stati autorizzati solo i voli in partenza, mentre per quelli in arrivo si stanno monitorando le condizioni meteo visto che nella zona soffia anche un forte vento di scirocco. 

Nella notte, una donna di 88 anni, in precarie condizioni di salute, è morta perché i sanitari del 118 non sono riusciti ad arrivare a prestarle soccorso a causa dei roghi. In gravi condizioni anche un operaio forestale, impegnato nello spegnimento delle fiamme. Feriti in modo lieve due vigili del fuoco.

È stata riaperta al traffico l’autostrada A29 che collega Palermo a Mazara del Vallo dopo che, a causa degli incendi divampati era stata chiusa all’altezza di Carini. Traffico in tilt e lunghe file di auto in entrambe le direzioni.

I roghi che da ore bruciano contrada Inserra a Palermo stanno minacciando l’ospedale Cervello, il più grande della città, mentre da ore i pronto soccorso sono in ginocchio a causa della doppia emergenza incendi e ondate di calore. 

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