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Carcere per chi evade più di tre milioni, i redditi dei contribuenti su internet

Ecco gli emendamenti del Governo alla manovra bis – Niente più sospensione della pena per i grandi evasori – I Comuni dovranno pubblicare le dichiarazioni dei redditi sul web – Il gettito della Robin tax (1,8 miliardi) va agli Enti locali, niente ai ministeri – Resta il contributo di solidarietà per gli statali – +10,5% Ires per le società di comodo.

Carcere per chi evade più di tre milioni, i redditi dei contribuenti su internet

Dopo tanta confusione e la solita girandola di ipotesi azzardate e smentite, la nebbia che avvolge la manovra bis inizia a diradarsi. Concluso il vertice di maggioranza che si è tenuto nel primo pomeriggio al Senato, finalmente vengono alla luce gli emendamenti del Governo firmati dal ministro Tremonti e dal relatore Azzollini. Il titolare dell’Economia ha garantito che “i saldi restano assolutamente invariati”, aggiungendo poi che “il Senato ha deifnito i contenuti e i tempi della discussione sul decreto con grande efficacia e senso di responsabilità”. In sostanza, rispetto al testo varato dal Cdm lo scorso 12 agosto i cambiamenti fondamentali sarebbero solo due: il gettito della Robin tax andrà agli enti locali e il pacchetto anti evasione coprirà il contributo di solidarietà, che è stato abrogato. 

Vediamo ora nel dettaglio quali sono le proposte di modifica presentate in commissione Bilancio a Palazzo Madama:

IN CARCERE CHI EVADE PIU’ DI TRE MILIONI

Chi evade al Fisco più di tre milioni di euro finisce dietro le sbarre: non può più godere della sospensione della pena. Nel testo dell’emendamento si legge che “qualora l’imposta evasa o non versata sia superiore a tre milioni di euro, non trova applicazione l’istituto della sospensione condizionale della pena” prevista nell’articolo 163 del codice penale. Questo significa che al momento di pronunciare una sentenza di condanna il giudice, anche se la pena non supera i due anni, non potrà più evitare il carcere al condannato.

GETTITO ROBIN TAX AGLI ENTI LOCALI, NON AI MINISTERI

I soldi che lo Stato ricaverà dalla Robin tax (che rimarrà solo sulle società energetiche e non verrà estesa ad altri comparti) sarà interamente girato agli enti locali. Nemmeno gli spiccioli ai ministeri. Inizialmente si pensava di dividere la torta in parti uguali (900 milioni alle amministrazioni locali e altrettanti ai ministeri), poi ha prevalso la volontà di ridurre i tagli agli Enti locali destinando loro il gettito di circa 1,8 miliardi ricavabile dalla nuova tassa.

REDDITI DEI CONTRIBUENTI SUI SITI WEB DEI COMUNI

I Comuni dovranno pubblicare sui propri siti web i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi, “anche con riferimento a determinate categorie di contribuenti ovvero di reddito”. I Comuni incasseranno anche il 100% dei soldi recuperati con la lotta all’evasione legata agli immobili del territorio prevista nel decreto legislativo in materia di federalismo municipale. La misura sarà valida per il triennio 2012-14.

IL CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA’ RIMANE SOLO SUGLI STATALI E SULLE PENSIONI D’ORO

Stop all’addizionale Irpef sui redditi medio-alti dei privati. Come previsto restano in vigore invece gli analoghi prelievi sulle buste paga dei dipendenti pubblici e sulle pensioni d’oro, stabiliti rispettivamente con la manovra del luglio 2010 e con quella di due mesi fa. L’abolizione del contributo di solidarietà per i privati (gettito previsto 3,8 miliardi) sarà interamente sostituito dalle nuove misure anti evasione. 

PER LE SOCIETA’ DI COMODO MAGGIORAZIONE IRES DEL 10,5%

Le società fittizie o di comodo, vale a dire quelle create con il solo scopo di intestare beni di lusso a loro nome in modo da evadere le tasse, saranno colpite con una maggiorazione dell’Ires pari al 10,5%.

NELLE DICHIARAZIONI DEI REDDITI BISOGNERA’ INDICARE LE BANCHE CON CUI SI HANNO RAPPORTI

I contribuenti dovranno indicare nella dichiarazione dei redditi anche le banche e gli operatori finanziari con cui hanno rapporti. Si tratta di una misura anti evasione che servirà come “deterrente e prevenzione”, ha spiegato Tremonti. 

LE PROVINCE SI SALVANO MA I CONSIGLIERI VENGONO DIMEZZATI

Le Province vengono salvate come enti, ma è confermato il dimezzamento dei loro consiglieri. Il riordino delle Province e la la loro eventuale abolizione vengono rimandati a un successivo Ddl costituzionale.

PICCOLI COMUNI, ACCORPATE LE FUNZIONI DI QUELLI SOTTO I 1.000 ABITANTI

Come le Province, si salvano anche i piccoli Comuni, condannati alla scomparsa dalla prima versione della manovra bis. Il nuovo testo prevede però che i Comuni “con popolazione fino a 1.000 abitanti esercitino obbligatoriamente in forma associata tutte le funzioni amministrative e tutti i servizi pubblici”. Se lo ritengono conveniente, inoltre, “hanno facoltà di aderire anche i Comuni con popolazione superiore a 1.000 abitanti”. Infine, a partire dalle prime elezioni successiva all’entrata in vigore della manovra, i Comuni con popolazione fino a 1.000 abitanti potranno avere fino a sei consiglieri in Consiglio comunale; fra 1.000 e 3.000 abitanti sono ammessi anche due assessori oltre ai sei consiglieri, mentre fra 3.000 e 5.000 abitanti i consiglieri potranno salire a sette e gli assessore a tre.

INCOMPATIBILITA’ FRA CARICHE DI PARLAMENTARE E DI AMMINISTRATORE PUBBLICO

Dalla prossima legismatura chi ricopre una carica nell’amministrazione pubblica non può essere eletto alla Camera o al Senato. A meno che, naturalmente, non decida di rinunciare al precedente incarico. L’incompatibilità scatta anche per le poltrone nel Parlamento europeo.

DELEGA PER IL RIORDINO E LA RIDUZIONE DEGLI UFFICI GIUDIZIARI

Fra gli emendamenti alla manovra rientra anche la ”delega al governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari”. Il provvedimento, firmato dal ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, è stato approvato questa mattina dalla commissione Bilancio del Senato. Contraria l’opposizione, tranne il Pd che si è astenuto. L’attuazione della delega dovrà avvenire entro 12 mesi dall’entrata in vigore della manovra e non dovrà comportare spese per le casse dello Stato. Ecco cosa prevede l’emendamento:

– Riduzione degli uffici giudiziari di primo grado

– Ridefinizione territoriale complessiva degli uffici giudiziari, compresa la “soppressione o la riduzione delle sezioni distaccate di tribunale”. Inoltre ”ciascun distretto di corte d’appello, incluse le sue sezioni distaccate dovrà comprendere non meno di tre degli attuali tribunali con relative Procure della Repubblica”.

– Riorganizzazione delle procure, ”tenuto conto della possibilità di accorpare più uffici di procura indipendentemente dall’eventuale accorpamento dei rispettivi tribunali”.

– Riduzione dei giudici di pace non circondariali

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