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Canada: crescita rallenta al 2% ma aumentano i tassi d’interesse

Atradius prevede quest’anno un aumento del PIL canadese addirittura inferiore al 2% con export, consumi domestici e investimenti in calo, mentre dovrebbe stabilizzarsi il numero di fallimenti aziendali. Per il Made in Italy si aprono buone opportunità con l’entrata in vigore del CETA, ma attenzione alla volatilità dei cambi.

Canada: crescita rallenta al 2% ma aumentano i tassi d’interesse

Come riporta Atradius, dopo l’espansione del 3% nel corso del 2017, lo scorso anno la crescita del PIL canadese è scesa a circa il 2%, spinta dal calo dei consumi privati, dalla minore crescita dei salari e dall’aumento dei tassi di interesse dall’1% del dicembre 2017 all’attuale 1,75%. In questo scenario, nel 2019 si prevede un aumento del PIL inferiore al 2% dal momento che esportazioni (-2%), consumi domestici (-1,4%) e crescita degli investimenti subiranno un’ulteriore riduzione. Tuttavia, l’economia canadese dovrebbe continuare a rimanere in territorio positivo, con un basso tasso di disoccupazione, un’inflazione stabile al 6% e tassi di interesse in aumento, storicamente bassi. Dopo le riduzioni di oltre il 5% nel 2016 e nel 2017, il numero di fallimenti aziendali dovrebbe stabilizzarsi nel corso del prossimo biennio, grazie alla minore crescita economica e al rialzo dei tassi di interesse. 

Il nuovo accordo tra USA, Messico e Canada (USMCA) ha ridotto l’incertezza della politica commerciale in Nord America, che finora ha rappresentato un importante freno a fiducia e investimenti delle imprese. Insieme al Messico, il Canada è protetto da eventuali tariffe globali sulle auto che gli USA potrebbero imporre, per motivi di sicurezza nazionale, mediante una quota esente da tariffe ben al di sopra degli attuali livelli di esportazione. Tuttavia, nonostante l’accordo, le tariffe statunitensi sulle importazioni canadesi di acciaio e alluminio rimangono, per il momento, in vigore. Inoltre, gli attuali conflitti commerciali, in particolare tra USA e Cina, continuano a pesare sia sulla crescita globale che sui prezzi delle materie prime. E proprio la crescita del Canada è legata a doppio filo alle materie prime: non a caso il Paese ha subito negli ultimi anni gli impatti negativi causati dall’andamento dell’economia americana durante la crisi del 2009 e nel 2015, a seguito del crollo del prezzo del petrolio. In quest’ottica le politiche protezioniste del presidente Trump, già avviate con l’imposizione dei dazi su ferro ed alluminio, potrebbero incidere negativamente sulla crescita canadese già nel breve periodo. Proprio per questo, negli ultimi anni il Governo di Ottawa sta cercando di diversificare l’economia, con forti investimenti nel settore agricolo e nell’Information Technology. 

Il Canada negli ultimi anni è diventato un mercato molto interessante per potenziali investitori e PMI italiane, in particolare dopo l’entrata in vigore provvisoria del Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA) del 21 settembre 2017. Ecco allora che uno degli aspetti più importanti che le imprese devono tenere in considerazione qualora decidessero di investire o esportare in Canada è sicuramente il tasso di cambio: il dollaro canadese (CAD) è una moneta caratterizzata da notevole volatilità, basti pensare che negli ultimi due anni il cambio con l’euro è passato da un minimo di 1,38CAD (febbraio 2017) ad un massimo di 1,61CAD (marzo 2018), per attestarsi ora a 1,51CAD. Un altro aspetto importante da non sottovalutare è la distanza, in particolare per quanto riguarda le PMI esportatrici: garantire la presenza, il supporto, la cura del cliente, la gestione dei resi sono infatti diventati elementi determinanti per competere sul mercato localeDiventa a questo punto fondamentale essere coscienti di come la vastità del territorio e le diverse leggi che regolano le singole Province presuppongono una perfetta organizzazione e conoscenza di tutti gli aspetti distributivi e logistici del caso. 

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