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CAMPIONATO SERIE A – La Juve fa poker e allunga sulla Roma. Milan ko e Inzaghi in bilico

I bianconeri stendono di nuovo il Verona (4 a 0) e si laureano campioni d’inverno con 5 punti di vantaggio sulla Roma: doppietta di Tevez e gol di Pogba e Pereyra – Tevez: “Per ora non rinnovo, ma potrei ripensarci” – Milan sempre più in crisi: beffato a San Siro dall’Atalanta (0 a 1) – Ora la panchina di Inzaghi traballa davvero.

CAMPIONATO SERIE A – La Juve fa poker e allunga sulla Roma. Milan ko e Inzaghi in bilico

Tutto facile per la Juventus, che ha saputo approfittare alla perfezione del pari della Roma a Palermo per portarsi a +5 sulla più immediata inseguitrice e superare la boa del girone di andata a quota 46 punti (l’anno scorso i bianconeri erano a 52 con la Roma a -8). Dopo il 6-1 in Coppa Italia Allegri aveva detto che in campionato la storia sarebbe stata diversa, ma così non è stato: il Verona non ha opposto resistenza e il 4-0 finale (bianconeri sul 2-0 dopo 7’) è stato la logica conseguenza di un dominio mai in discussione, grazie alla doppietta di Tevez e alle reti di Pogba (terzo gol nelle ultime tre partite) e Pereyra (anche lui già in rete in Coppa Italia): “La Juve ha fatto una buona partita all’inizio – ha commentato Allegri -, poi ci siamo un pò addormentati e abbiamo rallentato il ritmo, correndo all’indietro un pò troppo. Abbiamo giocato un buon calcio, ma possiamo e dobbiamo migliorare ancora. Lo scudetto? Mancano ancora 19 partite, era importante vincere per andare a +5, ma ora pensiamo al Chievo. Il girone di ritorno sarà più difficile. Non possiamo permetterci di sbagliare, dobbiamo avere equilibrio come abbiamo fatto nei momenti di difficoltà”.

Uno dei grandi protagonisti della serata, Carlos Tevez (arrivato a quota 13 gol in campionato) ha fatto il punto sulla sua situazione contrattuale: “Ho già detto che non voglio rinnovare in questo momento, non è una cosa definitiva, ma per adesso non posso mentire alla gente, sarebbe inutile firmare per altri 4-5 anni e poi andare via prima della fine del contratto. È un’idea, ma non significa che non possa cambiare”.   

L’altro fuoriclasse in casa bianconera si chiama Paul Pogba. Subito dopo il suo gol lo Juventus Stadium ha intonato il coro “Non si vende Pogba”, un pò come fecero anni fa i tifosi del Milan per Kakà. Per il francese la prossima estate potrebbe scatenarsi un’asta tra i maggiori club europei, e per la Juve non sarà facile resistere: “Far mercato positivo significa anche non andar dietro alle lusinghe dei grandi club – ha spiegato Marotta -. Pogba è appetito, ma ha resistito e cercherà di resistere. Noi vogliamo comprare giocatori importanti e non venderli. Non ci sono le premesse per ritenere che Pogba andrà in un’altra squadra, ma noi non possiamo fare concorrenza a certi stipendi”.

Cinque sconfitte in campionato, quattro in casa di cui due consecutive. E’ questo il poco lusinghiero bottino con cui il Milan di Pippo Inzaghi chiude il girone di andata, sconfitto in casa anche dall’Atalanta. Decisivo un gol di Denis in contropiede, con i rossoneri incapaci poi di reagire e di raddrizzare una partita conclusa tra i fischi spazientiti di San Siro.

Dopo questa sconfitta il Milan è ufficialmente in crisi, a metà classifica e con tanti problemi da risolvere. Anche la sfida contro l’Atalanta, infatti, ha messo in evidenza tutti i limiti dei rossoneri: da Montolivo opaco in regia a Cerci fuori dal gioco e sostituito all’intervallo (dopo un battibecco con Abate sul finire del tempo), da El Shaarawy che in un intero girone ha segnato una sola rete agli esterni incapaci di un solo cross al centro per gli attaccanti, con Pazzini poco servito quando è subentrato nella ripresa e il portiere ospite Sportiello mai seriamente impensierito dagli attacchi rossoneri: “I fischi sono giusti – ha ammesso Inzaghi -, li abbiamo meritati e da tifoso del Milan dico che avrei fischiato anch’io. Siamo andati male, tutti. Giochiamo preoccupati, e il responsabile sono io. Il Milan è stato bello con Napoli e Roma, poi tutto è svanito. Dobbiamo riprenderci, subito. Serve un esame di coscienza, dobbiamo svegliarci. Non accampiamo scuse, guardiamoci dentro e facciamo molto di più. Forse non siamo sereni: ora mi preme rianimare la squadra, vedere quello che abbiamo fatto meno bene, perché l’impegno c’è, la voglia c’è, ma non basta più”.

Sul banco degli imputati per primo l’allenatore, che ha chiuso l’andata con soli quattro punti in più di quanto fece Allegri (esonerato) l’anno scorso, e con ben 9 punti in meno di quanto fatto da Seedorf nelle seconde 19 giornate: “Giusto essere sotto osservazione – ha detto l’ex centravanti, espulso sul finire della gara per aver scalciato un pallone -, io sono il primo a prendermi le colpe e devo cercare di fare di tutto, insieme al mio staff, per far tornare il Milan ad essere quello che aveva fatto bene prima della sosta, perché questi giocatori avevano giocato alla pari col Napoli e con la Roma e non possono essere diventati così tutto d’un colpo. Che cosa è successo? Dobbiamo giocare meglio, la volontà non basta, la voglia di fare c’è sempre, ma senza gioco non si va lontano”. L’allenatore milanista nelle prossime ore dovrebbe prendere parte a un vertice ad Arcore con Silvio Berlusconi, la figlia Barbara e Adriano Galliani.

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