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Camfin, Tronchetti vara l’aumento di Gpi. Mediobanca esprime fiducia sull’esito delle indagini

Si sono conclusi gli attesi cda di Gpi (la finanziaria da cui dipende la galassia Camfin e Pirelli) e di Mediobanca – Tronchetti chiede, a maggioranza, un parere sul bond convertibile in azioni Pirelli per far fronte al debito Camfin, osteggiato dai Malacalza e vara l’aumento di Gpi – Mediobanca esprime fiducia sulle indagini – Geronzi contrattacca

Camfin, Tronchetti vara l’aumento di Gpi. Mediobanca esprime fiducia sull’esito delle indagini

Alla vigilia dell’attesissima riunione della Bce di domani, gli occhi del mercato si sono concentrati a Piazza Affari su due importanti appuntamenti finanziari della giornata: il cda di Mediobanca con sul tavolo le spiegazioni dell’ad Alberto Nagel sul “papello” Ligresti e il faccia a faccia nel board di Gpi (la scatola da cui dipende la galassia che porta a Pirelli e Prelios) tra Marco Tronchetti Provera e Mattia Malacalza, con staffetta da un tavolo all’altro di Tronchetti Provera (presidente di Gpi) e vicepresidente di Mediobanca.

Lo scontro Tronchetti-Malacalza si consuma sulle divergenze su come far fronte alle scadenze del debito Camfin con l’opposizione al bond convertibile in azioni Pirelli della famiglia genovese, che invece preferirebbe un aumento di capitale. Il cda di Gpi, su proposta del presidente Marco Tronchetti Provera e a maggioranza, ha deliberato di chiedere un parere pro-veritate sul bond convertibile, ossia sugli adempimenti facenti capo alla stessa Gpi, ai sensi dell’accordo parasociale con la famiglia Malacalza. Allo stesso tempo, sempre a maggioranza, ha dato mandato al presidente Tronchetti Provera di convocare un’assemblea degli azionisti per un aumento di capitale in opzione da 45 milioni di euro, “funzionale al rimborso, in tutto o in parte” del debito della società verso le banche, pari a 41 milioni di euro e in scadenza a novembre. Mossa d’anticipo che spiazza le critiche di Malacalza sulla mancanza di liquidità. Al termine del cda (dopo un’ora e mezza), sono stati visti uscire dalla sede della Bicocca i consiglieri Mattia Malacalza, Marco Caneva e Giampiero Succi. Nessun commento. Mattia Malacalza, figlio di Vittorio, si è limitato a un “buona giornata, buon lavoro”. In Borsa si cerca di capire i prossimi atti di guerra di uno scontro che porterà probabilmente al diverzio tra le due famiglie.
Arrivato Tronchetti, a Piazzetta Cuccia è iniziato nel tardo pomeriggio l’altro cda di fuoco che vede protagonista la firma di Nagel al “papello” Ligresti, per l’imprenditore siciliano accordo a tutti gli effetti sulla sua buonuscita dalla galassia assicurativa Premafin-Fonsai, per il manager di Mediobanca semplice presa di visione delle richieste (ma che gli è costata l’iscrizione tra gli indagati).

Nessun esito eclatante, come forse era nelle attese:il cda, ha informato una scarna nota in serata del gruppo, ha preso atto dell’informativa dell’a.d Alberto Nagel ”in ordine alla vicenda di cui all’inchiesta presso la Procura di Milano. Il consiglio unanime, sulla base delle informazioni a sua disposizione, attende con piena fiducia l’esito delle indagini”. Inoltre ha ”espresso soddisfazione per lo stato di avanzamento del progetto di integrazione Unipol/Fondiaria Sai e della connessa ricapitalizzazione”.

Sono stati visti varcare il portone della banca d’affari Gilberto Benetton, Bruno Ermolli, Piersilvio Berlusconi, Angelo Casò, Tarak Ben Ammar, Alessandro Decio, Vanessa Laberenne, Maurizio Cereda, Fabio Roversi Monaco e Roberto Bertazzoni. A Mediobanca è arrivato anche Lorenzo Pellicioli, ad del gruppo De Agostini e consigliere delle Generali. Una visita che, secondo indiscrezioni, sarebbe legata a ragion di business e non a motivazioni legate al cda.

Ma oggi il primo a parlare è stato Cesare Geronzi, ex presidente di Mediobanca (e delle Generali) e chiamato in causa dalle dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera di Alberto Nagel al pm Luigi Orsi. Secondo il Corriere, il manager avrebbe indicato al magistrato che il costruttore siciliano aveva relazioni privilegiate con Geronzi, oltre che con Bollorè, capofila dei soci francesi di Piazzetta Cuccia, e con Alessandro Profumo, fino a due anni fa amministratore delegato di Unicredit, primo azionista di Mediobanca. Scavalcando quindi il management della banca. “Per quanto riguarda il mio ruolo, che peraltro nulla ha a che vedere con la vicenda in cui il dott. Nagel è coinvolto, voglio ribadire che non ho mai interferito nella operatività dei manager che hanno curato la posizione della famiglia Ligresti”, ha affermato Geronzi che contrattacca: ”è fin troppo evidente che le dichiarazioni del dott. Nagel, riguardanti la mia persona, tendono, più che a descrivere la realtà dei fatti, a trovare una giustificazione al suo operato. Insomma, una scoperta ricerca di diversivi”. E da Mediobanca alcune fonti si affrettano a far sapere che “L’operatività caratteristica dell’istituto è sempre stata svolta sotto l’esclusiva responsabilità del management nel rispetto, ben inteso, delle vigenti regole di corporate governance”.

 

 

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