Condividi

Calcio e soldi: Calderoli minaccia il raddoppio della supertassa, Fabregas paga di tasca sua

Business o De Amicis? Le cronache sportive ci offrono due visioni opposte del calcio. Nelle stesse ore in cui il ministro Roberto Calderoli minaccia di raddoppiare l’aliquota della supertassa a carico dei calciatori se questi si ostineranno a non voler pagare, Fabregas paga di tasca propria per facilitare il suo ritorno al Barcellona

Calcio e soldi: Calderoli minaccia il raddoppio della supertassa, Fabregas paga di tasca sua

Proprio nelle ore in cui il ministro Calderoli fa la voce grossa contro i calciatori minacciando di raddoppiare la supertassa a loro carico, una storia da libro Cuore riempie le cronache sportive e rende deamicisiano il ritorno di Cesc Fabregas al suo Barcellona, che stasera affronta il Real nella Supercoppa spagnola.

Nel corso della presentazione dell’asso spagnolo, cresciuto nella cantera del Barca ed esploso alla corte di Wenger all’Arsenal,  sono stati svelati particolari inediti del contratto di acquisto. Per la prima volta nella storia del calcio un calciatore, e che calciatore!, apre il portafoglio pur di coronare il suo sogno di tornare a vestire la maglia del Barcellona. I fatti sono questi: per soddisfare il calciatore l’Arsenal ha accettato la proposta d’acquisto del Barcellona (che non era la più alta e che vale 29 milioni) ma con una clausola a spese del campione catalano. Se cioè nel giro della durata quinquennale del contratto che lega Fabregas al Barca, i catalani dovessero vincere due campionati e una Champions – cosa tutt’altro che improbabile – Fabregas pagherà 5 milioni al Barcellona che li girerà all’Arsenal a risarcimento dello sconto di mercato per la sua cessione. Roba d’altri tempi. Sembra di essere tornati a quando Giampiero Boniperti chiese alla Juventus, che nel 1946 lo acquistò dal Momo, di essere pagato non in soldi ma in vacche (purchè gravide).

Sul versante opposto i calciatori italiani pensano invece che per loro valga ancora la politica sindacale degli anni settanta che ha affossato molte aziende perchè il salario degli operai veniva considerato una “variabile indipendente” dai risultati aziendali. Larga parte dei loro contratti – ma non di tutti, solo quelli dei grandi campioni – sono al netto, cioè – succeda quel succeda – i loro compensi non si toccano. Quindi, a norma di contratto la supertassa spetterebbe alle incaute società che hanno stipulato contratti autolesionistici piuttosto che ai calciatori. Il primo a fiutare la trappola è stato, non per caso, Adriano Galliani del Milan che si trova tra l’incudine dei suoi campioni, freschi di scudetto, e la supertassa inventata dal presidente del Consiglio e del Milan, Silvio Berlusconi.

A dare manforte a Galliani ci si è messo ora Calderoli, che di populismo se ne intende. Si ricorda ancora la grezza portasfortuna del ministro che, alla vigilia dell’ultimo Mondiale in Sudafrica, propose ai nostri nazionali di rinunciare ai premi in caso di vittoria. Buffon s’arrabbiò ma poi si trovò una soluzione che mise d’accordo tutti: anzichè rinunciare ai premi la nostra Nazionale di Calcio rinunciò alla vittoria facendosi brutalmente eliminare fin dalle prime battute. Adesso l’Aic (l’associazione sindacale dei calciatori) replica definendo “stupidaggini” le parole di Calderoli e ricordando che “è troppo facile speculare sui calciatori e sui loro stipendi, perchè se alcuni guadagnano molti, tanti hanno introiti modesti e spesso non certi”. Sparare nel mucchio è sempre azzardato, ma qualcuno pensi alla lezione di Fabregas, qualche altro mediti sull’opportunità di cambiare la supertassa e chi deve farlo non si dimentichi di pagare. Perchè in questo Paese di evasori ce ne sono fin troppi.

Commenta