Condividi

Buon debutto per il Btp short, il titolo più flessibile del Tesoro

Prima asta per il nuovo titolo lanciato dal Tesoro, scadenza 29 novembre 2022, con tasso negativo . Esce di scena il Ctz dopo quasi trent’anni. Ecco come funziona il nuovo Btp e perché il Mef ha deciso di introdurre questo strumento più flessibile, colmando una lacuna dell’offerta rispetto a Francia e Germania

Buon debutto per il Btp short, il titolo più flessibile del Tesoro

La famiglia dei Btp si allarga. Stamane ha fatto il suo esordio il Btp short term, battezzato nella lingua di Shakespeare per attrarre fin da subito l’attenzione degli operatori internazionali. Il titolo, scadenza 29 novembre 2022 ed offerto per 4 miliardi (tutti assegnati) ha registrato un rendimento pari a – 0,39% in calo rispetto al -0,308% del collocamento di febbraio del Ctz 28 settembre 2022. 

Emerge così fin da subito la principale novità del titolo: la durata. il Btp Short Term, può avere una scadenza compresa tra i 18 e i 30 mesi, più flessibile del vecchio Ctz, sospeso a partire dall’asta di oggi. D’ora in poi, i Btp “corti”, nonché le riaperture degli stessi, verranno sempre proposti insieme ai Btpei nella prima giornata del ciclo delle aste di fine mese. La principale ragione della novità sta nell’obiettivo di diversificare la platea degli investitori sulla parte breve della curva, coinvolgendo gli operatori esteri. 

La seconda novità, infatti, è la presenza di una cedola (inizialmente pari a zero) così come già avviene con gli altri Btp, secondo una linea già nota agli investitori internazionali – con l’obiettivo di una maggiore flessibilità e costi inferiori rispetto al Ctz, uno strumento essenzialmente riservato alla clientela italiana che va così in pensione dopo quasi trent’anni di offerta seguendo così la sorte  di altri prodotti sfornati in passato dal laboratorio del Tesoro. Prima del Ctz, infatti, altri titoli hanno subito la stessa sorte, spesso dopo un periodo non particolarmente lungo di presenza nel carnet di offerta del Tesoro italiano: i Cts (certificati del Tesoro a Sconto), i Cto (certificati del Tesoro con Opzione), oppure i Ctr (Certificati del Tesoro Reali). 

Rispetto agli antenati, i Ctz spuntati negli anni Novanta, hanno avuto una vita più lunga e fortunata. All’origine, infatti, i Ctz rispondevano alla necessità di invogliare il pubblico ad investire su scadenze più lunghe rispetto ai Bot che negli anni Ottanta, quando i rendimenti oscillavano tra il 15 ed il 20 per cento, non avevano in pratica alternativa sotto la pressione dell’inflazione galoppante. E’ in quel momento, insomma, che prese corpo il Bot people, l’esercito domestico del risparmio che salvò la Repubblica dalla bancarotta. Ma quando inflazione e tassi cominciarono a diminuire, si pose il problema di convincere i risparmiatori, attaccati alle loro radicate abitudini e paure, di allungare le scadenze degli investimenti rispetto ai Bot, titoli a brevissimo termine.  Il Tesoro cominciò allora a proporre alcuni esperimenti per cercare di invogliarli su scadenze più lunghe, con l’obiettivo di allungare la scadenza di un debito che era estremamente bassa.

Fra i vari esperimenti, il Ctz fu probabilmente quello di maggior successo. Intanto perché il meccanismo era ben conosciuto ai risparmiatori. Un certificato zero coupon è un titolo a sconto, cioè un Bot. Si trattava, per il risparmiatore, di fare un primo piccolo passo, ossia passare dall’investimento a 12 mesi in Bot a quello a due anni di un Ctz. L’esperimento ha avuto un discreto successo, che convinse il Tesoro a conservare per molto tempo il Ctz fra gli strumenti offerti.  Ma da qualche tempo, il titolo soffriva gli acciacchi del tempo per lo scarso interesse da parte degli investitori esteri che si traduceva in costi più alti per l’emittente elevati e nella bassa liquidità dello strumento. E’ nato così Il Btp short term, che altro non è che se non un Btp, strumento a tasso fisso dotato di cedola semestrale, al pari dei suoi fratelli che hanno durata superiore. La sua particolarità risiede nel fatto che il Tesoro non ha annunciato, come in altri casi, una scadenza fissa, bensì la sua durata è compresa tra i 18 e i 30 mesi, con decisione che verrà presa di volta in volta dall’emittente. 

Perché la novità? La ragione sta nel vantaggio garantito dalla flessibilità di orientare le scadenze dei titoli su quelle date che offrono un minor grado di concentrazione. La concentrazione delle scadenze va di pari passo con il rischio di rifinanziamento. Maggiore la concentrazione, più elevato il rischio di un impatto significativo dei costi in caso di condizioni di mercato difficili. Il Btp short term rappresenterà perciò un’arma in più per il Tesoro assieme ai concambi ed alla possibilità di riacquistare i titoli sul secondario. Inoltre questo titolo colma una lacuna nell’offerta rispetto a Francia e Germania che dispongono di titoli di durata biennale mentre il Btp a più breve durata era quello a tre anni. Aggiungere una proposta attorno ai due anni permette di ottenere una ulteriore liquidità indiretta da tutti coloro che prendono posizioni sui titoli di Stato di paesi diversi su questa scadenza. Analogamente, il Btp short term beneficerà, sotto il profilo della liquidità, della presenza di un future sul Btp a breve scadenza quotato sul mercato Eurex, a vantaggio degli investitori professionali. E naturalmente, dell’emittente.

Commenta