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Brexit scatena la bufera sui mercati: crollano sterlina e Borse, vola l’oro

La sterlina crolla del 10%,la Borsa di Tokyo perde il 9,5%, l’oro vola, lo spread Btp-Bund schizza a 185 pb: sono le prime reazioni alla bufera di Brexit sui mercati finanziari – Oggi si annuncia una giornata tempestosa per le Borse, anche se la Bank of England e la Bce sono pronte ad intervenire con un piano di liquidità – Piazza Affari in trincea

Brexit scatena la bufera sui mercati: crollano sterlina e Borse, vola l’oro

Il No all’Europa ha vinto. Alle 5 e 40 di stamane, ora italiana, la Bbc ha annunciato che il “Leave” esce dalle urne con un laro vantaggio: 52 no contro 48 sì. A favore del “Remain” si sono pronunciate Londra, Liverpool e Glasgow, mentre il “No” ha prevalso nell’Inghilterra profonda, dalle campagne alle roccaforti operaie di Nottingham, Coventry e Sheffield. Nigel Farage, leader di UK, il Partito indipendentista, ha già proclamato l’ “Indepence Day”.

CROLLANO I MERCATI: LONDRA VERSO -7% IN APERTURA

Immediata anche la reazione dei mercati finanziari, a partire dalla City, che ha seguito, sgomenta, l’esito del voto. La sterlina è precipitata, in meno di 20 minuti, dai massimi di fine giornata a 1,48 sul dollaro e 1,40, per poi scendere ancora sotto 1,35 euro, con un crollo dell’11,4%, più profondo di quello accusati nell’ottobre del 2008 (-6,5%) all’inizio della crisi Lehman e nel mercoledì nero del ’92 (-4,9%).

Il collasso della sterlina ha contagiato tutte le piazze finanziarie. All’apertura di Hong Kong la valuta britannica è stata trattata fin da subito sotto quota 1,40 sul dollaro. Ma è andata assai peggio nei confronti dello yen, la moneta rifugio ver eccellenza che guadagna il 13%. Anche l’euro guadagna posizioni sulla valuta inglese. La moneta unica tratta a 1,116 sul dollaro, da 1,138 di ieri.

Immediata la reazione dei listini asiatici, aperti al momento del verdetto shock: la Borsa di Tokyo ha aperto a -8%, ci vogliono meno di 100 yen per acquistare un dollaro. L’indice Nikkei perde ira il 3% e quella di Hong Kong il 3,3%, cadono in ribasso in questo listino le società quotate anche a Londra. Il future dell’indice Ftse 100 segna un calo del 7%.

I future di Wall Street segnalano in questo momento un’avvio delle contrattazioni in forte ribasso. In forte calo anche i futures sugli indici americani: -3,5% i futures sull’indice S&P rispetto alla chiusura di ieri. E’ in caduta la propensione al rischio: il rendimento del bond decennale degli Stati Uniti è sceso a 1,54%, da 1,72% di ieri.

In forte ascesa l’oro a quota 1,326 dollari l’oncia nei confronti del dollaro, ai massimi da due anni. Lo spread Btp-Bund schizza in apertura a 185 punti base.

A RISCHIO LA TRIPLA A DI LONDRA. UE SOTTO PRESSIONE

E adesso? La City si aspetta ora la retrocessione del rating del Regno Unito, oggi tripla A, come anticipato da Moritz Kraemer, numero uno della divisione che segue i rating sovrani dell’agenzia Standard & Poor’s. “Se la Gran Bretagna decidesse per la Brexit – aveva detto in un’intervista all Bild – il rating sarebbe rivisto al ribasso entro un breve periodo di tempo”.

Ma quel che preoccupa sono le reazioni a lungo termine sia su Londra che su Bruxelles. “Per l’Unione Europea – scrive stamane il New York Times – il risultato è un disastro che solleva dubbi sulla coesione e sul futuro di un blocco cresciuto sulla base dei principi dei valori liberali e sulla condivisione delle responsabilità comuni all’interno della Nato”.

Entra in crisi, in particolare, la gestione tedesca dell’Europa. “Se un popolo storicamente razionale sceglie di farsi del male pur di uscire dall’Unione – ha scritto Alssandro Fugnoli – significa che la capacità di questa Europa di farsi detestare è ancora più grande di quello che si pensava. E questa è un’Europa a trazione tedesca”.

A OTTOBRE IL VOTO DEL PARLAMENTO, IN AZIONE LE BANCHE CENTRALI

Lo stesso Fugnoli ha scritto nei giorni scorsi che “nei giorni dopo Brexit vedremo grande prudenza da parte di tutti. Si farà notare la natura consultiva del referendum e il fatto che il Parlamento approverà l’uscita solo in ottobre. Da quel momento, per due anni, tutto resterà esattamente com’è oggi. Si cercherà insomma di minimizzare… Le banche centrali, in caso di Brexit, lavoreranno a pieno ritmo per tenere tranquillo il dollaro, su cui già la Fed ha appena gettato abbondante acqua gelata archiviando definitivamente il suo piano ambizioso di rialzo dei tassi, una decisione di grande portata. La Bce, acquistando corporate, continuerà a spingere i mercati verso i debitori più fragili, le Borse e i Treasuries. La Banca del Giappone, rinunciando ad agire ora, contribuirà a calmare il dollaro e a preparare il terreno per misure particolarmente aggressive il mese prossimo”.

SONDAGGI SBAGLIATI, LISTINI IERI ALLE STELLE

Lo shock delle piazze finanziarie è reso tanto più violento dal clamoroso errori di previsione della vigilia: tutti i listini davano per quasi certa l’affermazione del Remain sull’onda degli ultimi sondaggi. Wall Street aveva chiuso i battenti con guadagni attorno al punto percentuale. Non meno euforica l’Europa.

Meglio di tutti aveva fatto Milano: A Piazza Affari l’indice FtseMib era balzato in rialzo del 3,7% ad un soffio da quota 18 mila (17.966 punti). Nelle Borse europee i titoli migliori della giornata erano state le banche (Stoxx del settore +2,2%) e i produttori di auto (+2,1%).

DOPO LA RIPRESA, OGGI BANCHE DI NUOVO NEL MIRINO

Tutti i segnali finanziari, insomma, si erano mossi a favore del Remain, compreso il rendimento del Btp, sceso a 1,39%, da 1,43%. La cronaca finanziaria della seduta i ieri, a questo punto, rischia di avere solo un valore storico. Oggi i mercati, compresa la Borsa di Milano, vivranno un’altra realtà. In particolare, torneranno sotto tiro le banche, ieri in grande spolvero in tutta Europa ( Eurostoxx Banks +3,5%), Italia in testa.

Tra i titoli migliori il Banco Popolare (+6,4%) sull’onda del successo dell’aumento di capitale fino a 1 miliardo che si è concluso con adesione pari al 99,4%, per un controvalore di 990,1 milioni di euro. Banca Popolare di Milano +5,6%. Per il secondo giorno consecutivo Ubi Banca è stata la miglior blue chip, con un rialzo del 9,5% che porta la quotazione a 3,2480 euro. In sole sei sedute il titolo ha guadagnato oltre il 30%, reagendo convinto dai minimi degli ultimi 14 anni. La banca presenterà lunedì l nuovo piano industriale che potrebbe prevedere la chiusura di 290 sportelli, la metà subito e l’altra parte da qui al 2020.

Molto bene anche Unicredit (+7,2% a 2,7220 euro). L’istituto avrebbe sondato il governo polacco in vista di una possibile cessione del 50% di Pekao Bank, seconda banca del Paese. Intanto prese quota la candidatura di Fabio Innocenzi, oggi a capo di UBS Italia quale futuro amministratore delegato. In forte rialzo anche Mediobanca (+6,2%), Intesa (+4,9%) e Monte Paschi (+3,9%).

La nota negativa ha riguardato il (prevedibile) flop dell’aumento di Veneto Banca. L’istituto di Montebelluna ha comunicato i risultati della ricapitalizzazione da un miliardo richiesta dalla Bce: le sottoscrizioni hanno raggiunto appena il 2,22% dell’offerta, pari a 22,2 milioni di euro, L’inoptato ammonta a 977,7 milioni. È scontato che il Fondo Atlante dovrà sottoscrivere l’intero importo. 

Vivace l’andamento del risparmio gestito: Banca Generali +2,6%, Banca Mediolanum +3,2% e FinecoBank +3%. Azimut chiude in rialzo del 3,3%. Secondo il Financial Times, l’autorità del Financial Stability Board (FSB) sta studiando l’introduzione di misure di controllo del settore Asset Management per evitare che si possano creare situazioni di rischio sistemico. Galoppano gli assicurativi: UnipolSai +4,2%, Generali +4,2%.

IL BREXIT COLPISCE AUTO, MEDIA ED ENERGIA

Giornata molto positiva anche per gli industriali. CNH Industrial sale del 4,3% nel giorno della pubblicazione dei dati sulle vendite di veicoli commerciali in Europa. Leonardo Finmeccanica +3,3%. Atlantia +3,6%: Berenberg ha comunicato di avere avviato la copertura con un giudizio Buy e un target price di 31 euro.

In crescita Telecom Italia (+4,7%). Tra i media molto bene Mediaset (+5,5%): gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno confermato le aspettative sul titolo ribadendo il rating buy e il target price a 5 euro, alla luce della solida posizione del gruppo all’interno del mercato pubblicitario italiano.

Seduta al rialzo anche per l’oil&gas, nella giornata di presentazione del “Green Act”, il decreto legge relativo alle strategie sulle rinnovabili (con lo stanziamento di 9 miliardi nei prossimi 20 anni). Enel (+2,46%) e Eni (+3,26%) stanno lavorando attorno all’ipotesi di una jv in cui potrebbe avere un ruolo chiave Terna (+1,76%).

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